Recensione - Fable: The Journey - La strada è lunga
Fable: The Journey, nel suo cuore più profondo, incarna alla perfezione tutte le contraddizioni dei giochi su cui ha messo mano Molyneux.
Recensita l'ultima fatica di Lionhead...
Oggi molte cose sono cambiate, il geniale designer inglese ha lasciato - non senza polemiche - Lionhead, e lo studio, sempre sotto l’egida di Redmond, ha iniziato una lunga e dolorosa ristrutturazione interna. Fable: The Journey, dunque, rappresenta sia l’ultimo progetto su cui Molyneaux ha lavorato, sia il primo ad arrivare sugli scaffali senza la sua firma. Una responsabilità doppia che, purtroppo, il titolo è riuscito a sopportare solo a metà.
Sgombriamo subito il campo da qualsiasi incomprensione: The Journey non è Fable IV e non è neppure un sequel, possiamo considerare il gioco più come uno spin off, o una variazione sul tema che, pur mantenendo le stesse ambientazioni e, di base, la medesima estetica, cerca di offrire soluzioni ludiche diverse e innovative. L’intero impianto di The Journey, infatti, si basa su Kinect, la telecamera tridimensionale di Microsoft che, dopo i fallimentari esperimenti di Steel Battalion, sembrava confinata solo nell’angusto spazio dei giochi musicali. Lionhead, invece, ci dimostra che, nonostante tutte le limitazioni tecnologiche del caso, la possibilità di costruire qualcosa di interessante attorno ai motion control c’é, tuttavia spesso questa ambizione viene frustrata da ostacoli insormontabili. Il gioco, infatti si compone di due sezioni principali, quelle a cavallo e quelle in cui dobbiamo muoverci a piedi esplorando dungeon e villaggi. In entrambi i casi la progressione avviene su binari e, già questo, fa capire come Lionhead non sia riuscita a trovare un modo per implementare un sistema di movimento decente che non si scontrasse con la volontà (o l’imposizione) di usare Kinect. A cavallo il sistema funziona piuttosto bene e l’idea di proporre il nostro compagno equino come uno dei personaggi principali dell’intera avventura è molto riuscita. Procedendo nel gioco, infatti, inizieremo a provare una vera e propria empatia per la cavalcatura che ci accompagna e tenteremo in ogni modo di evitare che debba soffrire troppo, dosando l’uso della frusta e tenendola il più possibile al riparo dagli attacchi e dalle pericolosissime frecce. Una volta a terra, il gameplay, però inizia a mostrare tutti i suoi limiti: usando varie combinazioni delle due mani, infatti, potremo dar vita a vari incentesimi, tutti basati sull’uso del nostro arto principale (destro o mancino, non fa differenza), mentre con l’altra mano potremo usare altre magie che, una volta combinate con quelle primarie, sortiranno effetti ancor più devastanti. Finché il combattimnto rimane caotico e frenetico, tutto sembra funzionare alla perfezione, tuttavia, come accade sempre con Kinect, i primi veri problemi sorgono quando il gioco ci chiede di effettuare mosse più precise, come la soluzione di un puzzle o lo scontro con un boss dotato di particolari punti deboli. Qui la latenza negli input e le continue ricalibrazioni del segnale cui la periferica ci ha abituati si fanno sentire e rendono l’avanzamento del gioco molto zoppicante e a tratti pressoché fastidioso. Fable: The Journey, nel suo cuore più profondo, incarna alla perfezione tutte le contraddizioni dei giochi su cui ha messo mano Molyneux. Dietro la patina di incertezze, errori e imprecisioni si intravede quella che avrebbe potuto essere una grandissima idea, ma questa scintilla di bellezza viene, purtroppo, schiacciata da una realtà fatta di compromessi. Allo stesso modo qualunque giocatore con un po’ di esperienza noterà quasi subito come The Journey sia palesemente un titolo tagliato e ricucito a metà percorso, quando con l’abbandono del suo ideatore, Lionhead si è trovata a fare di necessità virtù e consegnare un gioco che, forse, avrebbe meritato più approfondimento.
Peccato, perché nell’uso di Kinect e nel gameplay ci sono alcuni spunti interessanti e, per la prima volta, la periferica riesce quasi a rendersi digeribile anche ai giocatori core. Tuttavia, come spesso accade, le buone idee non bastano a produrre un buono gioco e, se possibile, questo episodio di Fable è la migliore espressione di come, a volte, lo spingersi oltre la frontiera tecnologica non sia una buona idea.
Fable: The Journey potrebbe, a fatica, essere classificato come un'avventura su binari, con elementi action e shooter. Tuttavia l'implementazione di Kinect e l'uso dei sensori di movimento lo rendono difficilmente incasellabile nei canoni classici.
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