Recensione - Etrian Mystery Dungeon
Quando il dungeon crawler cambia prospettiva e si trasforma in roguelike: la recensione di Etrian Mystery Dungeon
L'inizio dell'avventura, che parte nella città di Aslarga, è estremamente familiare per coloro che hanno avuto a che fare con gli episodi della serie di Atlus: si crea il proprio personaggio e se ne scelgono i compagni, da una varietà di classi anche questa ad essi conosciuta, che va dal landskenecht al medic, dal gunner al protector, dal runemaster al dancer ad altri, e che presenta delle categorizzazioni precise ma mai rigidissime, perché certo ci sono i personaggi deputati ad attaccare e a difendere, a curare e utilizzare le magie, a potenziare gli alleati e depotenziare i nemici, ma ognuna di esse ha qualche asso nella manica utile a renderla più versatile in combattimento e più divertente da giocare. Tale asso va pescato da un mazzo di carte, quello delle abilità, ben nutrito e ramificato, che presenta abilità attive, passive, potenziamenti alle statistiche, niente al quale i fan del genere e della saga non siano preparati, nonostante anche loro, come tutti, faranno inizialmente un po' fatica a destreggiarsi tra menu organizzati non benissimo.
I primi dungeon sono quasi dei tutorial estesi, servono a capire la natura dei luoghi da esplorare, che si articolano in piani, ma che sono differenti ogni volta per conformazione e le dinamiche del gioco, secondo le quali ad ogni azione, anche il solo camminare, corrisponde un turno, ed è in realtà in turni, invisibili, che il gioco si articola; ci se ne rende conto quando si combatte, senza passare ad una fase apposita, ma in simil tempo reale, utilizzando, quando è il proprio turni, attacchi standard ed abilità in possesso del personaggio che si controlla; i tre compagni faranno da soli, comandati da un'intelligenza artificiale solitamente efficace. La complessità dei sotterranei impallidisce di fronte alla maestosità di quelli di Etrian Odyssey, ma se lì anche fare solo un piano era esperienza degna di essere raccontata, qui la progressione è più verticale, si va a fondo sempre di più, mano a mano che si fanno più complessi, e sta lì la difficoltà, nel riuscire ad arrivare all'ultimo piano, ed al boss che solitamente ospita; occorre essere ben equipaggiati, scaltri nel combattimento, di livello adeguato, ma anche rispondendo a questi requisti le cose saranno difficili, perché i nemici si faranno tosti, i piani intricati, le trappole più numerose, i punti abilità inizieranno a scarseggiare e la fame diventerà insostenibile.
"Etrian Mystery Dungeon segue quindi perfettamente i dettami del roguelike, abbinandoli all'iconografia, all'impianto di sviluppo dei personaggi ed alla strutturazione delle missioni di Etrian Odyssey"[caption id="attachment_146922" align="aligncenter" width="400"] Etrian Mystery Dungeon - screenshot[/caption]
Si inserisce nella struttura del gameplay un elemento interessante, volto ad aggiungere qualcosa alla varietà complessiva ma forse poco sfruttato, ovvero la presenza dei DOE, i corrispettivi dei FOE di Etrian Odyssey. Si tratta di mostri estremamente forti, il cui obiettivo è attaccare la città di Aslarga; per impedirglielo non sarà sempre possibile affrontarli a viso aperto, vista la loro forza, ma si potranno costruire dei forti sulla loro strada, che li respingeranno, a costo della loro distruzione; al loro interno sarà anche possibile mettere dei personaggi di guardia, e provare a sopraffarli, magari raggiungendoli col proprio gruppo ed attaccandoli in otto. La facilità nel costruire un forte e metterlo sulla strada di un DOE semplifica estremamente questo espediente ludico, ma per coloro che si sentono in grado di affrontare un'ardua sfida la caccia ai DOE è assolutamente consigliata.
Etrian Myster Dungeon fa in definitiva bene tutto quello che dovrebbe fare un rogulike, ovvero proporre una sfida sempre stimolante, di difficoltà crescente, e non fa nemmeno l'errore di sprofondare nel frustrante. L'idea di prendere la serie Atlus come base sulla quale applicare la formula di gioco si è rivelata azzeccatissima, perché ben vi si adattano l'iconografia e la profondità di alcuni elementi della sua struttura, su tutti lo sviluppo dei personaggi. Pienamente apprezzabile e perfetto per il contesto è anche lo stile visivo, che fa sfoggio della solita, ottima direzione artistica della serie nata su Nintendo DS, qui valorizzato da piccoli modelli in 3D, realizzati con uno stile super deformed pregevolissimo; ottima è la colonna sonora, che reinterpreta moltissime delle composizioni presenti nei quattro episodi della serie regolare, perfetti per accompagnare un'avventura solidissima in ogni sua componente.