Recensione - Ether One

La lotta alla demenza senile in un’avventura grafica onirica e suggestiva: la recensione di Ether One

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Combattere la demenza senile, morbo di Alzheimer compreso, nel futuro immaginato da Ether One è possibile. Il metodo non è ancora infallibile, né tanto meno esente da rischi, ma la soluzione esiste: è a un passo. L’obiettivo di anni di ricerca è nascosto nei recessi della mente quasi irrimediabilmente danneggiata della signora Jean Thompson: sessantanovenne dalla memoria tragicamente compromessa, invisibile protagonista della storia che questa avventura grafica in prima persona narra al suo pubblico.

Non è facile adattarsi ai paradigmi imposti dalla produzione dell’esordiente White Paper Games. Non si tratta di padroneggiare un sistema di controllo macchinoso, né di scendere a compromessi con un gameplay complesso e che pone l’utente di fronte a enigmi estremamente ingarbugliati. Tutt’altro. A rendere contorta e intricata la strada verso la conclusione della vicenda è la continua messa in discussione del giudizio e della capacità di percezione dell’utente. Ciò è tanto più evidente nel prologo, quando si viene scaraventati nell’atrio di un non meglio specificato laboratorio, costretti nei panni di un uomo senza nome, volto e background a cui rifasi per analizzare le circostanze che ci vedono all’opera. Si eseguono le prime azioni, prendendo ordini da una voce che si propaga in filodiffusione, esplorando con curiosità, e un pizzico di timore, le prime stanze, senza avere la minima idea di cosa possa accadere da un momento all’altro.

[caption id="attachment_143186" align="aligncenter" width="508"]Ether One screenshot 1 1. Rispetto alla versione PC, questa per PlayStation 4 vanta un comparto grafico estremamente più raffinato e ammaliante. Alcuni effetti luce sono davvero d’impatto.[/caption]

Mentre ci si aggira per lo scenario senza un’idea precisa di cosa fare, Ether One, nella testa del suo pubblico, può ancora essere qualsiasi cosa. Dietro quell’angolo potrebbe esserci uno zombie affamato del nostro cervello, una piattaforma da scalare in pieno stile Mirror’s Edge, un velivolo con cui dedicarsi all’esplorazione del cosmo. Niente di tutto questo. Al di là di quella porta, ad attendervi, una poltrona di un rosso scarlatto: il tramite con cui, un po’ alla Matrix, vi connetterete non ad una dimensione parallela, ma al cervello della signora Thompson. Il vostro scopo, in breve, vi diventerà chiaro. Nei panni di un operatore mnemonico, dovrete esplorare la disabitata e irreale Pinwheel, a caccia dei ricordi che hanno segnato nel profondo la paziente, al fine di scovare le possibili cause della demenza evidentemente indotta da un evento traumatico di qualche genere.

Passeggiando per i sentieri che costeggiano il piccolo borgo marittimo, si viene colti da una piacevole sensazione di déjà-vu. La foschia che inghiotte il lontano orizzonte non può che riportare alla mente l’indimenticabile Myst. I contorni netti, il cell-shading dai colori accesi e le forme vagamente sfumate ricordano l’art design del vecchio FPS ispirato ai fumetti di XIII o quello del più recente Brothers: A Tale of Two Sons. Naturalmente non si tratta delle uniche fonti d’ispirazione. La proiezione del protagonista nella mente della malata, nonché la sua capacità di interagire con la sua memoria sono tematiche già trattate in film come Inception, Johnny Mnemonic, La Versione di Barney (in cui si tocca anche il tasto dolente della progressiva perdita di sé stessi a causa dell’avanzare dell’Alzheimer).

[caption id="attachment_143191" align="aligncenter" width="600"]Ether One screenshot 2 2. Le splendide musiche, composte da Nathaniel Apostol, incrementano ulteriormente il fascino suscitato da certi panorami.[/caption]

Fonti d’ispirazione molteplici ed eterogenee che sono state magistralmente riciclate e riassemblate per dare forma ad un’avventura grafica con visuale in prima persona estremamente suggestiva, toccante, drammatica. Il gameplay si adatta ai toni onirici del viaggio mentale che dovrete compiere, abbassando i toni, le possibilità d’interazione, il ritmo. L’avatar può correre per l’ambientazione, ma la risoluzione degli enigmi è totalmente affidata alle capacità d’osservazione e deduzione, presupponendo giocoforza una perlustrazione ragionata e attenta. Pinwheel è disseminata di blocchetti di appunti, che oltre a fotografare le vite dei paesani nascondono preziosi indizi; di oggetti da raccogliere, alcuni dei quali vanno conservati nella base operativa del nostro, raggiungibile in ogni momento premendo un tasto; di fiocchi rossi che rappresentano i ricordi senza i quali il mistero della signora Thompson non può essere risolto.

"Ether One può considerarsi un romanzo interattivo, una cosiddetta avventura “story driven”"

Ether One, da questo punto di vista, può considerarsi un romanzo interattivo, una cosiddetta avventura “story driven”. E’ sufficiente raccogliere tutti i nastri per accedere ai titoli di coda, operazione che necessita la semplice esplorazione di ogni scenario e non più di cinque ore del vostro tempo, ma solo risolvendo tutti gli enigmi potrete scoprire i segreti che nasconde l’anziana. Anche in questo caso, tuttavia, non si tratta di un’operazione estremamente complessa. Gli ostacoli sono facilmente sormontabili semplicemente utilizzando, al momento più opportuno, gli oggetti trovati nelle ambientazioni, oppure scovando codici e sequenze di sblocco nei tanti documenti cartacei in cui vi imbatterete.

[caption id="attachment_143192" align="aligncenter" width="600"]Ether One screenshot 3 3. Con voi potrete portare solo un oggetto, ma niente paura: nella base operativa potrete accumularne quanti ne volete, così da poterli riutilizzare in un secondo momento a proprio piacimento.[/caption]

Dove il gioco convince particolarmente, ben al di là delle sue tenui ed evanescenti meccaniche ludiche, è nella perfetta rappresentazione di una malattia con il quale nemmeno i più affermati medici della nostra contemporaneità sanno fare i conti. La scienziata che guiderà i vostri passi fin dentro l’inconscio della signora Thompson, tradisce la sua ambizione senza limiti, determinata a correre qualsiasi rischio pur di risolvere il mistero e trovare la cura che, ne siamo certi, la renderebbe famosa e ricca. Così, mentre svolgerete la vostra missione, potreste ogni tanto sentire la voce supplichevole della povera e inerme anziana, fortemente scossa, spaventata e sconvolta da quanto le sta accadendo e dal dolore che le state procurando. Si tratta di rari momenti ad altissima intensità tragica nei quali resterete estremamente dubbiosi e incerti sul proseguo delle vostre azioni: del resto si tratta di un videogioco, non esisterà un modo alternativo per completare la missione, senza distruggere la mente che state esplorando?

Ether One è un’avventura grafica dal gameplay piuttosto indefinito, debole, praticamente secondario. Limitandosi alla raccolta dei fiocchi rossi, non si farà altro che esplorare uno scenario certamente evocativo, ma vuoto, disabitato, privo di vita. Solo imbattendovi nelle testimonianze dei cittadini di Pinwheel e avendo sufficiente spirito d’osservazione per risolvere tutti gli enigmi, potrete realmente carpire l’essenza di un’esperienza che nel giocare con la mente di una malata di demenza, finirà per porvi di fronte a quesiti esistenziali e morali tutt’altro che banali.

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