Recensione - Dropsy

L’avventura del clown che voleva rendere felice chiunque incontrasse: la recensione di Dropsy

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

Soffia un vento inarrestabile sul colle che custodisce il piccolo cimitero della città. Lo strapiombo che ne segna i confini si apre su un panorama mozzafiato. Nuvole gigantesche si rincorrono lungo l’orizzonte, vecchie montagne si arrampicano l’una sull’altra nel tentativo di raggiungere il cielo. Una musica delicata, lenta, malinconica rimbomba nella vallata. Tutto è sospeso, immobile, apparentemente eterno, come il sonno degli ospiti del campo santo. Dropsy è già da un po’ che se ne sta immobile davanti alla tomba dell’amica scomparsa nel tragico incendio che ha segnato la fine del circo per cui lavorava. La faccia deformata dal trucco, i vestiti che ne mettono in risalto le disarmoniche proporzioni, gli occhi che tradiscono un’insanabile nostalgia di qualcosa e qualcuno che non c’è più.

L’inseparabile cagnolino, che lo segue soprattutto per assicurarsi che non gli accada nulla di brutto, lo desta dai suoi pensieri. Abbaia per risvegliare il padrone dai ricordi agro-dolci che gli stanno passando davanti agli occhi. Dropsy capisce e inizia a rovistare, goffamente, nell’ampio cavallo dei suoi pantaloni. Tira fuori una vecchia foto, un’istantanea che testimonia un momento di felicità ormai sbiadito e perduto per sempre. Gli regala un ultimo sguardo prima di appoggiarla ai piedi del tumulo, prima di ritornare nel cuore caotico della città, prima di riprendere con immutata determinazione la sua missione.

[caption id="attachment_147066" align="aligncenter" width="508"]Dropsy screenshot 1 Sulle prime, molti personaggi nutriranno antipatia se non proprio odio per il povero Dropsy: il drammatico incendio ha lasciato cicatrici non solo sul clown, ma anche su molti abitanti della città.[/caption]

L’avventura grafica sviluppata da A Jolly Corpse vive di altissimi momenti lirici e si alimenta di immagini metaforiche, di una retorica mai fine a sé stessa né invasiva. Il fulcro di tutto, il catalizzatore che dà senso all’affaccendarsi del protagonista, è lo sfortunato evento che ne ha drammaticamente cambiato la vita: l’incendio, forse causato da lui stesso, che ha distrutto il circo e ucciso la sua amica. Non c’è posto per i sensi di colpa o per una narrazione dai toni oscuri che ha tutti gli interessi di scavare nella psiche di un personaggio irreversibilmente consumato dal rimorso. Tutt’altro. Dropsy è un’esortazione all’ottimismo, alla vita, al non lasciarsi sopraffare dal destino, dalla “sfortuna”, da un mondo che spesso vuole escluderci e mortificarci.

La città, adiacente al tendone in cui vive il protagonista di quest’avventura grafica, è abitata da persone infinitamente tristi, afflitte da problemi, ansie e piccoli lutti da superare. Ogni quartiere, così come i sentieri che costeggiano il mondo civilizzato, risuona di splendide e tenui sonorità jazz e chill-out che concretizzano ulteriormente questo clima generalizzato di vaga depressione e oppressione.

Dropsy ha deciso che alle difficoltà bisogna rispondere dandosi da fare, con un sorriso sempre stampato in faccia e festeggiando ogni (piccolo) successo con un tenero abbraccio. Nonostante tutte le notti faccia sogni angoscianti e inquietanti, frutto del suo subconscio in subbuglio, è determinato a risolvere i problemi di chiunque incontri, saltando da un capo all’altro dell’ambientazione con il solo scopo di portare gioia ovunque vada.

[caption id="attachment_147068" align="aligncenter" width="508"]Dropsy screenshot 2 Se accontentare le richieste che vi verranno fatte è spesso questione di poco, più complesso è capire di cosa abbiano bisogno i vari personaggi.[/caption]

Non c’è una vera e propria trama a sorreggere il gioco. Non ci sono dialoghi, né tanto meno scene d’intermezzo. Alcune missioni principali avvicinano il nostro ai titoli di coda, ma in larga parte starà a voi decidere se e quando aiutare i personaggi che dimostrano di avere bisogno d’aiuto. Balloon pieni di icone sostituiscono le parole e tentare di tradurli, di comprenderne il significato nascosto, è parte integrante dei semplici enigmi proposti dal gioco. Per lo più si tratterà di recuperare alcuni oggetti, di utilizzarli nel momento più propizio, di effettuare consegne da una parte all’altra della mappa liberamente esplorabile sin dall’inizio. A inspessire debolmente il gameplay, la presenza di alcuni aiutanti, tra cui figura il cane già citato, abilissimo nello scavare nel terreno e intrufolarsi in piccoli pertugi, di cui potrete prendere il controllo in qualsiasi momento per sfruttare le abilità che possiedono.

" il cuore di Dropsy risiede altrove: nell’atmosfera, nel messaggio che vuole veicolare, nella testimonianza di un pagliaccio che pur avendo perso tutto, non vuole arrendersi all’idea di non avere più nulla per cui valga la pena vivere"

Inutile, tuttavia, dilungarsi oltre il dovuto sulle evanescenti meccaniche ludiche. Tra fasi di backtracking forzato, fortunatamente alleggerite da un sistema di viaggio rapido sbloccabile verso la fine del gioco, ed enigmi fin troppo elementari, il cuore di Dropsy risiede altrove: nell’atmosfera, nel messaggio che vuole veicolare, nella testimonianza di un pagliaccio che pur avendo perso tutto, non vuole arrendersi all’idea di non avere più nulla per cui valga la pena vivere. Si tratta di una tematica etica, quasi religiosa se vogliamo, che fa riflettere su come bastino pochi gesti per cambiare il mondo attorno a noi, che nessun affanno o delusione giornaliera può essere usata come scusa per abbandonarci all’apatia, all’inattività, alla passività.

[caption id="attachment_147070" align="aligncenter" width="508"]Dropsy screenshot 3 La splendida colonna sonora è stata composta da Chris Schlarb: artista californiano che predilige composizioni jazz e rock.[/caption]

Certo, qualche enigma meglio strutturato avrebbe incrementato il blando livello di sfida ed è un vero peccato che la tematica onirico/psicologica non venga sviluppata e approfondita come avrebbe potuto, ma ciononostante Dropsy è un’avventura grafica degna di essere vissuta e respirata sino alla conclusione. Ogni schermata, ogni personaggio aiutato, ogni espressione del clown protagonista vi regalerà un piccolo sorriso, un piccolo momento di commozione, una solenne e liberatoria catarsi che, grazie all’emozionante epilogo della vicenda, saprà donarvi un grande insegnamento da applicare nella vita di tutti i giorni.

Continua a leggere su BadTaste