Recensione - Dragon's Dogma - L'anno del dragone

Condividi

Quote:

Alcune radicali scelte di game design e la mastodontica offerta ludica potrebbero scoraggiare i giocatori meno pazienti

L'RPG free roaming secondo Capcom

Dragon’s Dogma non è un GDR per tutti. Nonostante il bizzarro team messo insieme da Capcom (tra le cui fila militano Itsuno e Kobayashi, noti per i loro contributi a Resident Evil e Devil May Cry) abbia mantenuto come obbiettivo quello di creare un titolo il più possibile adatto ai gusti occidentali, il risultato è ben diverso da quanto i fan di Skyrim potrebbero aspettarsi. Senza raggiungere i picchi di sadismo e frustrazione tipici di Demon’s e Dark Souls, alcune radicali scelte di game design e la mastodontica offerta ludica potrebbero scoraggiare i giocatori meno pazienti, o semplicemente sprovvisti di decine di ore da dedicare a un singolo prodotto.

Dragon’s Dogma comincia in maniera piuttosto classica, ossia con la creazione del proprio alter ego, seguita da una breve fase tutorial. Se i contenuti di quest’ultima rappresentano sostanzialmente l’ABC di qualunque action-GDR nella media, c’è un dettaglio in grado di distinguere nettamente la produzione dalla massa. Ben presto il giocatore si troverà costantemente circondato da tre Pedine, ossia personaggi controllati dall’intelligenza artificiale. Uno di questi sarà il principale compagno del protagonista, del quale sarà possibile gestire l’inventario e la tradizionale crescita di livello e skill. Le altre due pedine saranno invece “prese in prestito” presso le cosiddette Faglie (porzioni separate del mondo di gioco), e quindi statiche: non cresceranno di livello né si potrà modificarle in alcun modo, e starà al giocatore sostituirle quando il loro livello sarà ormai troppo basso. Questa interessante meccanica è stata ulteriormente elaborata tramite un’integrazione con l’online: le due pedine accessorie potranno infatti essere scelte da una lista che comprenderà le principali uploadate automaticamente dai giocatori di tutto il mondo. Prendere in prestito la pedina di un altro giocatore porterà al proprietario notevoli benefici, dato che il personaggio di supporto ricorderà i percorsi effettuati, rendendo più facile lo svolgimento di alcune quest, ed eventuali nuove tecniche utili all’abbattimento dei nemici. La concessione in prestito della propria pedina avverrà in maniera del tutto automatica, e il giocatore potrà continuare a disporne anche quando altri ne staranno facendo uso.

Per quanto non raggiunga le vette di stile toccate da From Software con Dark Souls, l’integrazione con l’online adottata da Capcom rappresenta un’idea innovativa per il GDR d’azione, in grado di rendere meno solitario il girovagare per le terre di Gransys senza rinunciare a un game design sostanzialmente pensato per il single player.

Per quanto a fare da contorno ci sia naturalmente una trama, sulla quale torneremo a breve, il cuore del gameplay di Dragon’s Dogma è rappresentato dal combat system. Influenzato dalla scelta della classe (Guerriero, Arciere o Mago, più altrettante specializzazioni accessibili passata qualche ora di gioco), quest’ultimo si presenta interamente in tempo reale, con forti influenze da titoli action di spessore. Scegliere ad esempio la classe del Guerriero e non riconoscere una propensione al grapple tipica di Devil May Cry sarà impossibile, mentre mago ed arciere sembrano usciti da un MMORPG di ultima generazione.

Il mix funziona e diverte grazie a controlli molto semplici e a skill davvero ben congegnate. Facilmente mappabili sui tasti frontali del pad e accompagnate da un comparto animazioni di tutto rispetto, sapranno dare vita a combattimenti molto spettacolari. Da non sottovalutare è anche il lato strategico del combat system, delegato alla gestione delle pedine. Queste ultime andranno infatti scelte in modo da compensare il più possibile le debolezze del personaggio principale, ma il sistema si apre anche a sperimentazioni interessanti, con la possibilità di cambiare in pochi istanti una soluzione nel caso non si riveli adatta alle necessità. In questo senso il “motore di ricerca” delle pedine secondarie si è rivelato molto ben fatto, in grado di mostrare in pochi istanti tutte le abilità conosciute dai singoli comprimari di supporto.

Se già le battaglie contro i gruppi di nemici più comuni sapranno scatenare uno spettacolo di tutto rispetto a schermo, i momenti migliori saranno quelli dedicati agli scontri con i boss, alcuni legati al completamento di specifiche quest, altri semplicemente casuali durante l’esplorazione delle vaste terre di Gransys. Anche in questo caso, il team di Capcom ha integrato una soluzione originale nell’ambito GDR, seppure derivata dal brand Monster Hunter: tramite la pressione di uno specifico tasto sarà possibile aggrapparsi ai mastodontici boss e scalarne il corpo, così da rimanere sempre a portata di tiro.

Passando alla contestualizzazione, non si può dire che Dragon’s Dogma riesca ad evocare un mix di design e trama sufficientemente vivo e credibile da risultare da subito familiare, eppure, soprattutto dopo qualche ora di esplorazione, Gransys saprà comunque stupire per la sua estensione, per il design delle creature e la qualità delle location in interni, sempre molto curate quanto a mappe. Lo stesso vale per la trama: non si tratta certo di un esempio di originalità e susciterà ben poche emozioni nel giocatore, tuttavia certi colpi di scena funzionano e alcuni misteri meritano di essere risolti. Il fattore scelta è determinante per l’andamento di alcune fasi, ma non si presenterà con grande frequenza.

Purtroppo, come accennato in apertura, la fruibilità di Dragon’s Dogma è compromessa da una scelta di game design molto radicale: gli spostamenti tra un luogo chiave e l’altro della mappa richiedono molto tempo (fino a quindici, venti minuti) e le quest costringeranno spesso al backtracking. Dove molti altri titoli hanno aggirato questo ostacolo semplicemente fornendo al giocatore una cavalcatura o un sistema di fast travel, il titolo Capcom non fa nulla di tutto questo. Sarete semplicemente obbligati ad attraversare la mappa a piedi, perdipiù affrontando il costante respawn di tutti i nemici sparsi sul territorio, i quali appariranno nuovamente ogni volta che vi fermerete in una locanda a riposare.

Scelte di game design tanto determinanti per la fruibilità di un prodotto dovrebbero sempre essere lasciate al giocatore sotto forma di alternativa, così come è stato per Skyrim e molti altri titoli precedenti. Il problema dei lunghi trasferimenti rischia infatti di rendere impossibile godersi il gioco da parte di coloro che non possono contare non solo sulla pazienza, ma anche sul tempo materiale necessario per investire in Dragon’s Dogma una mole di ore così elevata. Le scelte radicali, se motivate a livello stilistico e contenutistico, possono addirittura valorizzare un certo tipo di prodotti, ma l’esasperazione, soprattutto se infondata, non può essere condivisa.

Dal punto di vista grafico, Dragon’s Dogma si fa apprezzare per la bontà di alcuni scorci, ma difetta di personalità, laddove a Gransys finisce per mancare un’identità riconoscibile. Positivo invece il design di molte creature ostili, ispirate perlopiù alla mitologia classica. Il comparto audio presenta qualche traccia non male, ma la varietà non è certo sufficiente a coprire le almeno trenta ore di gioco. Il doppiaggio in inglese non è purtroppo dei migliori, e le frasi ripetute di continuo dalle pedine finiranno per stancare molto prima del tempo.

La mancanza di rifiniture non si limita purtroppo al solo comparto grafico: l’approssimativa contestualizzazione di alcune quest, l’inventario molto scomodo e l’incedere generalmente caotico fanno rimpiangere un lavoro più attento, che avrebbe potuto dare al prodotto molte più chance di essere largamente apprezzato.

La maggior parte delle produzioni odierne tende a scoccare le migliori frecce della faretra nelle prime ore di gioco, per poi limitarsi a ripetere la formula per tutte le fasi successive. Dragon’s Dogma fa esattamente il contrario, forse remandosi un po’ contro, dato che, con buona probabilità, una fetta dell’utenza non arriverà mai a scoprirne i lati migliori. Chi tuttavia avrà il tempo e la pazienza per sopportare la generale caoticità di alcuni elementi e gli assurdi trasferimenti da un’area all’altra, scoprirà nel gioco Capcom una piccola miniera di idee interessanti, memorabili battaglie e un’integrazione con l’online riuscitissima.

Tipologia di Gioco:

Dragon's Dogma è un action RPG free roaming, dove la tradizione ruolistica occidentale si sposa ad alcune nuove idee implementate dal team orientale di Capcom. Su tutte, spicca senza dubbio l'introduzione delle Pedine, personaggi controllati dall'intelligenza artificiale in grado di aiutare il protagonista, i quali possono essere scambiati con i giocatori di tutto il mondo tramite i server online.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo completato la campagna di Dragon's Dogma con oltre 30 ore di gioco sulle spalle, scambiando la nostra pedina con quelle di moltissimi altri giocatori. La nostra versione Xbox 360 ha rivelato una buona ottimizzazione tecnica: frame rate sempre stabile e un'esperienza assolutamente bug free hanno reso molto scorevole il playthrough.

Continua a leggere su BadTaste