Recensione - Dragon Ball Xenoverse
Dragon Ball Xenoverse porta per la prima volta gli iconici personaggi su console di nuova generazione (e non solo): la nostra recensione
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Dragon Ball Xenoverse, in questo senso, rappresentava una fulgida speranza, una possibile resurrezione dopo diversi capitoli per PlayStation 3 e Xbox 360 arroccati attorno a una formula infettata da difetti congeniti e avvizzita da una cronica penuria di innovazioni. Le premesse c’erano tutte: la solita modalità storia trita e ritrita, ormai esplorata da qualsiasi angolazione possibile, è stata parzialmente rimpiazzata. A fare da padrone, un unico contesto narrativo che si prende moltissime libertà, almeno sulla carta, rispetto ai soliti scontri di Goku e soci. Gli eventi, così come li conosciamo, sono minacciati da un oscuro germe che sta squarciando il continuum spazio-temporale, apportando catastrofici mutamenti alle più importanti battaglie avvenute nel corso della saga Z. Per ovviare a questi “errori”, una serie di guerrieri, capitanati dal Kaioshin del Tempo e da Trunks, hanno dato vita alla Pattuglia Temporale: un’organizzazione di impavidi, che giornalmente combatte per garantire il consueto scorrere del tempo. La lotta tuttavia è disperata e nel tentativo di ribaltare le sorti di uno scontro drammaticamente compromesso, il figlio di Vegeta, utilizzando le Sfere del Drago, evoca un potente guerriero da un’altra dimensione. Sarà a questa new entry che dovrete dare forma, utilizzando l’inedito editor che rappresenta una delle feature più sostanziose e chiacchierate di Xenoverse.
A conti fatti si tratta di uno strumento piuttosto rudimentale e piuttosto limitato: tramite menù dedicati, si crea il proprio guerriero scegliendo le singole parti del corpo tra configurazioni preimpostate. Al netto, le creazioni possibili sono piuttosto limitate ed è quasi impossibile realizzare un personaggio che non somigli, almeno vagamente, a uno dei volti noti del brand. Ciononostante, dare vita al proprio personaggio ha il suo fascino, soprattutto considerando che è possibile selezionare una tra le cinque specie presenti, ognuna naturalmente caratterizzata da punti di forza e debolezza: gli Umani sono i classici guerrieri equilibrati, i Namecciani spiccano per l’attitudine a incassare senza battere ciglio, i Majin sono dotati di tecniche con cui eludere le offensive avversarie, i Sayan sono specializzati negli attacchi corpo a corpo, gli appartenenti al Clan di Freezer, infine, godono di un’invidiabile rapidità. Nonostante le differenze, acquistando capi di vestiario e potenziando il proprio avatar, imparando nuove tecniche e distribuendo i punti abilità ottenuti salendo di livello, è possibile adattare l’avatar al proprio stile di combattimento, anche a discapito della scelta compiuta inizialmente.Questo, se vogliamo, è il pregio e insieme il limite più grande della componente ruolistica alla base di Xenoverse: malleabile quanto basta per permettere a tutti di padroneggiarla senza affanni, non sufficientemente profonda da stimolare gli appassionati del genere o da rivelarsi stuzzicante sul lungo periodo.
"si è preferito cercare la spettacolarità degli scontri e l’immediatezza a discapito di un approccio ragionato, tecnico e, alla lunga, appagante"[caption id="attachment_140563" align="aligncenter" width="600"] Dragon Ball Xenoverse - screenshot[/caption]
Il mancato rinnovamento al combat system rovina parzialmente un lavoro altresì non ineccepibile, ma indubbiamente meritevole di lodi. La trama, pur riproponendo pedissequamente gli stessi nemici e situazioni, giocando sugli interventi sullo spazio-tempo si sforza di inserire personaggi mai visti e di inverdire i fatti già noti con alcuni (minuscoli) colpi di scena. Non solo: la sostanziale contiguità tra gioco offline e online rappresenta un plus non da poco. L’intera vicenda è ambientata a Toki-Toki City, che funge da gigantesca hub. Parlando con i vari personaggi potrete acquistare nuovo equipaggiamento, accedere alle missioni secondarie, giocare con e contro altri utenti online avviando istantaneamente quest da superare in co-op o creando tornei ad hoc. In compagnia di altri videogiocatori la produzione scaccia, seppur solo momentaneamente, i fantasmi della ripetitività che, giocoforza comunque si faranno strada piuttosto in fretta.
A tradire Xenoverse insomma, è il solito sospetto che ha già sabotato i suoi predecessori: il combat system. Chi non ha troppe pretese, e magari è nuovo alle trasposizioni videoludiche di Dragon Ball, si divertirà con questo capitolo che, tra l’altro, con oltre settata lottatori nel roster e numerosi livelli da superare è contenutisticamente notevole. Se invece speravate nella svolta, ancora una volta resterete amaramente delusi.