Recensione - Dr. Langeskov, The Tiger, and The Terribly Cursed Emerald: A Whirlwind Heist

Il creatore di The Stanley Parable ci regala un’altra perla: la recensione di Dr. Langeskov, The Tiger, and The Terribly Cursed Emerald: A Whirlwind Heist

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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A suggerire il termine dei convenevoli e l’inizio della nostra “avventura”, virgolette d’obbligo, un indefinibile e sospetto brusio di sottofondo. Nessun altro indizio né spiegazione, tanto più che ciò che si proietta sul display è la stessa schermata che ci ha accolti all’avvio del software. Il menù principale, con le sue sparute voci e la grafica accattivante, sembra celare un caricamento o una scena d’intermezzo che, in realtà, non esiste affatto. Un tocco annoiato sul mouse, non fosse altro per essere certi di non essere immediatamente incappati in qualche fastidioso bug, svela l’espediente, il trucco che cela il motivo di tanto baccano e agitazione tutt’intorno a noi.

Sulle prime sembra quasi di trovarsi nella trasposizione digitale di Birdman, pregevole ma imperfetto lungometraggio di quel genio che risponde al nome di Alejandro González Iñárritu. L’orchestra che accorda gli strumenti, il rumore prodotto da oggetti pesanti che vengono spostati, la parlantina di un direttore che si preoccupa che tutto sia al posto giusto. Dietro quelle porte, verrebbe da pensare, si sta per mettere in scena qualcosa di grandioso, di meraviglioso, di superbo. Credeteci: è difficile parlare di questo gioco senza rovinare qualche sorpresa, ma almeno un piccolo dettaglio bisogna svelarlo, quantomeno per non illudere nessuno: non giocherete mai a Dr. Langeskov, The Tiger, and The Terribly Cursed Emerald: A Whirlwind Heist. Mai.

[caption id="attachment_149160" align="aligncenter" width="508"]Dr. Langeskov, The Tiger, and The Terribly Cursed Emerald A Whirlwind Heist screenshot 1 Il paragone con il film Birdman è dovuto anche all’art design del gioco: così affine alla fotografia satura scelta da Emmanuel Lubezki.[/caption]

William Pugh, che potremmo tranquillamente definire un artista, anziché un game designer viste le scarse ambizioni ludiche delle sue creature, dopo The Stanley Parable tocca nuove vette di meta-referenzialità, ambientando l’avventura nel dietro le quinte dell’avventura stessa. Quello che stanno allestendo a pochi metri da noi, non è uno spettacolo teatrale, ma il gioco vero e proprio. Purtroppo, tuttavia, è già occupato da un altro utente che si sta godendo, al posto nostro, ciò che ci spetterebbe di diritto. Sarà il direttore di cui sopra ad accorgersi della nostra (scomoda) presenza, scusandosi per l’inaccettabile disguido tecnico ma, allo stesso tempo, chiedendoci l’imprescindibile collaborazione affinché l’avventura di chi ha preso il nostro posto non venga rovinata da ulteriori problematiche. L’invisibile game designer, chiamiamolo così, comincerà a guidarci passo dopo passo tra le sale che controllano gli effetti speciali e altre che gestiscono l’esecuzione di specifici eventi.

"William Pugh tocca nuove vette di meta-referenzialità, ambientando l’avventura nel dietro le quinte dell’avventura stessa"

In ognuno di questi ambienti sarà obbligatorio attivare leve, premere pulsanti, interagire con pannelli. Nulla di complesso, né di minimamente avvicinabile al concetto di enigma, sia chiaro. Dr. Langeskov, The Tiger, and The Terribly Cursed Emerald: A Whirlwind Heist, del resto, non è un videogioco, non è un’avventura grafica nel senso classico del termine. Come suggerito poco sopra, è un’eccitante, brillante e spassosissima analisi meta-referenziale del medium che più ci sta a cuore, un effettivo (e surreale) tour guidato nel back-stage di un titolo che, proprio sul più bello, si interromperà drammaticamente.

[caption id="attachment_149162" align="aligncenter" width="600"]Dr. Langeskov, The Tiger, and The Terribly Cursed Emerald A Whirlwind Heist screenshot 3 La tigre, come lascia intendere il titolo stesso, avrà un ruolo fondamentale (e inatteso) nel corso dell’avventura.[/caption]

Come e più che in The Stanley Parable, la vera forza di questa particolare esperienza risiede nel commentatore-narratore fuori campo che, oltre a guidare i vostri passi, è un’inestinguibile fonte di battute e momenti di pura ilarità. Purtroppo il gioco non è stato tradotto in italiano, ma chi ha anche solo un minimo di dimestichezza con l’inglese passerà buona parte dei venti minuti in compagnia di Dr. Langeskov, The Tiger, and The Terribly Cursed Emerald: A Whirlwind Heist, questa è la durata dell’avventura, ridendo a crepapelle.

Poco male se non ci sono finali multipli, se i significati “nascosti”, per una volta, scarseggiano e sono tutti ben dichiarati: la nuova opera digitale di William Pugh si accontenta di intrattenere l’utente con tanta comicità e con un’espediente narrativo che genera una lunga lista di riflessioni sui videogiochi stessi. Divertentissimo, geniale e gratuito. Cosa si può volere di più?

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