Recensione - Devil's Third

Il ritorno di Tomonobu Itagaki avviene su Wii U, con un gioco che prova ad unire action e shooter: la recensione di Devil's Third

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Forse verrà il giorno in cui anche noi poveri mortali comprenderemo la visione che portato Tomonobu Itagaki a realizzare Devil's Third, forse un giorno affineremo le nostre qualità di giocatori al punto da padroneggiare alla perfezione il suo ibrido tra action e shooter, catturandone l'essenza primaria, e pazienza se noi in realtà il gioco l'abbiamo già finito, persino col GamePad, nemmeno con il Pro Controller, quindi magari tanto scarsi non siamo. Forse verrà il giorno, ma molto più probabilmente mai, perché ci ha provato il buon Tomonobu a nascondere i difetti della sua ultima produzione dietro le ridicole accuse indirizzate a chi l'aveva provato e ne aveva scritto (“non lo comprendono”, “sono giocatori scarsi”, “devono usare il Pro Controller: ipse dixit), ma alla fine della fiera, e delle chiacchiere, arriva il momento in cui si devono fare i conti, in sede di recensione, e Devil's Third non solo non è la sua “migliore opera di sempre”, ma non è nemmeno un titolo soddisfacente nella sua sostanza ludica. E' un pastrocchio, che si prende troppo sul serio, al punto da risultare, per chi lo guarda da fuori, inspiegabilmente trash, persino in maniera quasi apprezzabile, e che annega delle buone idee nel mare della mediocrità.

Vorremmo fortissimamente sbagliarci su quanto abbiamo appena scritto, per vari motivi, perché solo gli acquirenti di Wii U sanno quanto ci sia bisogno di un nuovo titolo di qualità con il quale riempire i troppi spazi vuoti tra un'uscita e l'altra, e perché gli appassionati di action game sanno quanto ci sia bisogno di un altro team, oltre PlatinumGames, in grado di proporre produzioni del genere fresche, innovative, tecniche, intriganti; ma Devil's Third non è quel capolavoro che il suo creatore vorrebbe far credere, perché va bene la soggettività, vanno bene i gusti, ma esistono, checché se ne dica, dei criteri oggettivi in base ai quali analizzare e valutare un gioco, criteri per i quali il gioco di Valhalla Game Studios non può essere un titolo di qualità. E, nella nostra modesta opinione, nemmeno un titolo sufficiente.

[caption id="attachment_145095" align="aligncenter" width="600"]Devil's Third screenshot Devil's Third - screenshot[/caption]

Devil's Third si propone fin da subito particolare, fiero della sua eccentricità, fatta di un cast di personaggi tutti sopra le righe, di una storia da film di serie B, ma non disprezzabile, e, soprattutto, di un impianto di gioco unico, che prova a far convergere generi assai diversi, come l'action e lo shooter in terza persona. Facciamo quindi la conoscenza di Ivan, calvo antieroe dal fisico possente, impegnato, ovviamente, nella salvezza di un mondo riportato indietro di qualche decennio dalla distruzione di tutte le apparecchiature tecnologiche, distruzione operata dai vecchi partner di Ivan, un gruppo paramilitare composto da individui decisamente sui generis. Itagaki ci prova a mettere in moto questi attori, in questo contesto, in maniera ben congegnata, ma commette l'errore di calcare troppo la mano e di prendersi troppo sul serio, e quello che con un'altra prospettiva sarebbe potuto essere un impianto narrativo intrigante si mostra in realtà trash, al punto che nei momenti finali dell'avventura arriva a fare il giro ed a diventare persino godevolissimo, se visto con un occhio particolare.

Non è però, purtroppo, nel contesto e nella qualità del racconto che sta il maggior problema di Devil's Third. Risiede invece questo nel suo gameplay, in quel bizzarro mix che, già nelle primissime fasi di gioco, si capisce essere mal amalgamato: è come mettere in un bicchiere acqua e olio, questi rimarranno separati. E' difficile pensare che a curare la componente action del gioco sia stato quel Tomonobu Itagaki capace di reinventare Ninja Gaiden: l'impianto è basilare, lento, macchinoso, con poche mosse a disposizione, e ricorrere all'utilizzo delle armi bianche è spesso controproducente, perché è molto più intuitivo sparare, rifugiandosi in dinamiche sparatutto che non saranno originalissime, ma che almeno sembrano avere una loro ragion d'essere. La componente action no, sembra posticcia, mal implementata, e ciò è evidente quando ci si ritrova costretti a farci i conti, come nel caso degli scontri con molti dei boss, estremamente frustranti, proprio perché sono evidentissimi i limiti di uno dei due pilastri del gameplay. E non è che l'altro sia nettamente più solido, perché anche questo soffre di difetti indiscutibili, come la scarsissima precisione del sistema di mira (ed allora ci si affida al puntamento automatico) e l'essere ingabbiato in un level design che non sembra conoscere alternative al monotono susseguirsi di stanze piccole, corridoi, scalinate e spazi più ampi.

[caption id="attachment_145093" align="aligncenter" width="600"]Devil's Third screenshot Devil's Third - screenshot[/caption]

L'esperienza di gioco di Devil's Third non è sgradevole, è semplicemente troppo basilare e semplicistica per essere godibile, anche da coloro che hanno poche pretese sulla raffinatezza del gameplay. Si procede sparacchiando e tirando occasionalmente fuori le armi da mischia, versando tanto sangue, perché almeno un po' di sano gore non manca, ma facendo spesso a cazzotti con tutti i limiti della produzione, che denuncia gli anni di sviluppo che sono serviti a completarlo (quasi otto) quando, per esempio, propone fasi scriptate da brividi per come sono implementate, con nemici che appaiono magicamente, o nel suo impianto grafico, che si salva giusto nella modellazione poligonale dei personaggi principali ed in qualche effetto di luce, risultando scialbo nella costruzione degli ambienti e nella qualità delle texture. Mancano totalmente poi quei momenti che dovrebbero far variare il ritmo della produzione, aumentandone il divertimento ed il coinvolgimento, e solo verso la fine della campagna si avverte un tentativo di cambio di passo, che però arriva troppo tardi, e comunque non basta a risollevarne la qualità.

"L'esperienza di gioco di Devil's Third non è sgradevole, è semplicemente troppo basilare e semplicistica per essere godibile"

Nemmeno se fosse perfetto potrebbe il comparto multigiocatore salvare Devil's Third, ma anche negli scontri online il gioco latita nel proporre qualcosa di intrigante, appiattendosi sul modello di mille altri titoli del genere. E' vero, sono presenti speciali modalità, da quelle bizzarre, nelle quali, per esempio, riempire cestoni di frutta, a quelle più seriose ma intense, come gli assalti alle basi che è possibile costruire, ma tutto sa di già visto, dalla progressione attraverso i livelli e l'ottenimento di nuove armi (possibile anche tramite microtransazioni) alle mappe. Ed il fatto che in futuro la componente multiplayer sarà disponibile anche su PC, gratuitamente, ne testimonia la qualità complessiva.

[caption id="attachment_145092" align="aligncenter" width="600"]Devil's Third screenshot Devil's Third - screenshot[/caption]

Non c'è scampo per Devil's Third quindi, non si trova un appiglio che lo possa rendere almeno consigliabile, almeno sufficiente. E' un gioco concepito con alcune buone ideee, implementate male però, ed invecchiate insieme al progetto, durante gli anni che ci sono voluti per portarlo a compimento; è enormemente di meno di quanto una mente creativa come quella di Tomonobu Itagaki potrebbe concepire. Alla luce della qualità del prodotto finale, e considerate le sue parole, il consiglio, prima che si metta al lavoro su di un nuovo progetto, è quello di fare un bagno di umiltà.

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