Recensione - Deadlight - Non chiamateli zombie

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Purtroppo, la tendenza a ripetersi e la brevità non sono gli unici due difetti di Deadlight

Il nostro parere sull'apocalisse zombie 2D di Tequila Works

Un giorno, qualcuno ha detto che gli zombie sono il nemico perfetto per i nostri tempi. Di certo, non si può dargli torto: senza colpe né rimorsi, i morti viventi trascendono razze e ideali politici.

Se c’è un medium che ha saputo interpretare al meglio lo scenario dell’”apocalisse zombie” è il fumetto, che con The Walking Dead di Kirkman e Adlard ha trovato un linguaggio narrativo universale, capace di compiere un naturale passaggio alla TV e alle piattaforme da gioco.

Non è un caso dunque che Deadlight, coraggioso platform a scorrimento orrizontale caratterizzato da un impatto visivo molto realistico, scelga di ricalcare le chine dei due autori americani per raccontare la “sua” apocalisse non-morta, datata 1986. Il sopravvissuto di turno si chiama Randall Wayne, in cerca di fuga da una Seattle invasa da quelle che lui definisce “ombre”, chiaramente ex cittadini vittime di una non meglio precisata epidemia.

Il gameplay prende dichiaratamente spunto dai classici del genere platform animati in rotoscoping, su tutti Prince of Persia (quello vecchio, cubettoso e che si finiva in un’ora!). Partendo da queste basi ed espandendo le possibilità di esplorazione e interazione con l’ambiente, il titolo basa buona parte del suo impatto iniziale sulla capacità di tenere il giocatore incollato allo schermo alternando inquadrature ampie e primissimi piani (solitamente accompagnati dal passaggio ad aree al chiuso, come appartamenti o officine abbandonate), e utilizzando la minaccia rappresentata dalle ombre con intelligenza, generando una suspance perlopiù efficace. Non si tratta certo di un mix originale, dato che già Limbo e altri platform recenti hanno proposto soluzioni simili, ma l’ambientazione realistica e la buona caratterizzazione del design riescono a conferire all’opera un carattere tutto suo.

È dunque un peccato che le buone idee che accompagnano la prima ora di gioco siano destinate a ripetersi in quelle successive (peraltro non molte, dato che la durata complessiva supera di poco le tre ore), con un evidente riciclaggio di scenari e puzzle ambientali.

Purtroppo, la tendenza a ripetersi e la brevità non sono gli unici due difetti di Deadlight. All’inizio sin troppo basilare, il platforming rivelerà man mano nuove possibilità, come il salto alternato tra due pareti parallele.  Con l’emergere di queste ultime, si evidenzieranno anche diversi problemi nel bilanciamento dei controlli, con un input lag che diventerà via via sempre più evidente e fastidioso, così come il mancato riconoscimento di alcune azioni. Le animazioni non aiutano, troppo legnose e spesso tra loro scollegate.

A questo si affianca un level design che, oltre a ripetersi, non riesce a mantenersi stimolante nei confronti del giocatore. Di fronte ad alcuni puzzle ambientali sprecherete pallottole e pazienza in cerca della mossa giusta per proseguire, un trial and error esasperato che finirà per rovinare, almeno in parte, il ritmo del gameplay.

D’altra parte, il platforming offerto da Deadlight non è di per sé particolarmente impegnativo. Le difficoltà che incontrerete sono perlopiù legate al level design poco intuitivo, che non vi permetterà sempre di individuare con il ragionamento i meccanismi per giungere al successivo traguardo, confermando un game design complessivamente molto meno curato della controparte audiovisiva. Ed è un bel peccato, perché, nei suoi momenti migliori, il lavoro dei Tequila Works diverte e appassiona, purtroppo solo a tratti.

Forte di un impatto visivo notevole, purtroppo controbilanciato da un gameplay poco ispirato, Deadlight finisce per esaurire troppo presto la sua spinta. Laddove Limbo compensava la brevità con la narrazione, seppure rarefatta, di una vicenda dalle mille implicazioni e sfaccettature, il gioco di Tequila Works non riesce a soddisfare, basandosi troppo sull’inerzia della buona partenza. Nemmeno la storia e il costante monologo del protagonista, veicolato tramite un doppiaggio in inglese non ben caratterizzato, contribuiscono a mantenere vivo l’interesse.

Il costo non indifferente, perlomeno per un arcade (1200 Microsoft Point sono pari a circa 15 euro), non permette una promozione a pieni voti. Si tratta di una produzione non priva di spunti interessanti, comunque appetibile per gli appassionati di un genere che conta a oggi un flusso di uscite non certo costante, ma i difetti le impediscono di brillare, relegandola a una mediocrità che fa rimpiangere il mancato bilanciamento dei controlli e un level design più raffinato.

Tipologia di Gioco:

Deadlight è un platform bidimensionale piuttosto classico quanto a gameplay, caratterizzato tuttavia da un comparto tecnico e da un design molto ispirati. Puzzle ambientali, qualche arma da fuoco e molte piattaforme vanno a mescolarsi in un'offerta ludica destinata a durare poco meno di quattro ore.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo completato Deadlight con il codice promozionale gentilmente fornitoci da Microsoft, mentre per l'acquisto dal Marketplace sono richiesti 1200 Microsoft Point, circa 15 euro.

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