Recensione - Dead Space 3 - Paura per due

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Lo scopo di Visceral ed Electronic Arts con Dead Space 3 è evidente, e può dirsi raggiunto, a scapito però dell’identità del gioco, che si rivela in parte persa

Abbiamo testato a fondo Dead Space 3, sia in cooperativa, sia in solitaria. Ecco il nostro verdetto sul terzo capitolo.

Dopo un primo capitolo relativamente di nicchia e un sequel nettamente più esplosivo e spettacolarizzato, Electronic Arts e Visceral Games tornano alla saga di Dead Space con un terzo capitolo dai chiari intenti, ossia espandere il più possibile la potenziale utenza del peculiare mix di fantascienza e horror. Uno scopo perseguito aggiungendo al mix una dose più abbondante di azione, una maggiore attenzione agli sviluppi della trama e una cooperativa online per due giocatori. In particolare quest’ultima si rivela un elemento degno di attenta analisi, in quanto affrontare il gioco in solitaria o in compagnia di un altro giocatore può modificare profondamente l’esperienza.

Il protagonista Isaac Clarke, un tenace e molto sfortunato ingegnere spaziale, fa naturalmente il suo ritorno, ma questa volta ad accompagnarlo nelle sue sventure c’è un nuovo personaggio, il mercenario John Carver. Proprio nei panni di quest’ultimo si troverà il secondo giocatore qualora si scelga di affrontare la trama in cooperativa online, ma gli sviluppatori sono andati oltre, modellando gli avvenimenti della campagna in modo che Carver abbia più o meno visibilità a seconda che si giochi in due o da soli. La soluzione è interessante, tanto sulla carta quanto nelle effettive modalità di sviluppo, e funziona molto bene. Lasciando intatti gli eventi principali, i ragazzi di Visceral Games sono riusciti a inserire una maggiore o minore enfasi sul personaggio secondario, che in caso di gioco in solitaria farà solamente qualche comparsata, lasciando per la maggior parte del tempo da solo Isaac.

Naturalmente, le cut scene e qualche sequenza di gameplay non sono le uniche cose a cambiare a seconda che si giochi in cooperativa o meno, affiancate anche dall’andamento di alcune missioni secondarie, e dalla quantità di nemici a schermo, nettamente maggiore nel primo caso.
A prescindere dalla cooperativa, soprattutto nelle prime ore di gioco l’esperienza offerta da Dead Space 3 appare in linea con quella del predecessore. Ci si muove perlopiù in ambienti al chiuso, i corridoi costantemente invasi da Necromorfi (ossia gli ex-abitanti delle Colonie, mutati in seguito alla contaminazione di un artefatto noto come il Marchio). L’ansia è quella di sempre, e la partecipazione di un secondo giocatore non è sufficiente a mitigarla più di tanto, con un buon effetto sulla condivisione dell’esperienza. L’atmosfera, notoriamente ispirata a classici del cinema horror e di fantascienza (da Alien a Punto di non Ritorno), appare perlopiù intatta, con la tradizione interrotta solo di rado da occasionali sparatorie contro nemici umani, purtroppo basate su un sistema di coperture davvero mal realizzato e legnoso. Fortunatamente, soprattutto nel primo terzo di gioco, si tratta di divagazione fulminee, e quindi poco incisive sulla qualità del contesto. Queste prime ore della campagna riprendono dai predecessori anche per quanto riguarda il design dei livelli, proponendo uno spiccato backtraking (ossia la necessità di percorrere più volte tratti degli stessi livelli per completare obbiettivi differenti), che non risulta tuttavia pesante, in quanto ben supportato dagli sviluppi della trama e dalla varietà di situazioni in cui ci si trova a combattere e a risolvere piccoli enigmi. Il combattimento, dal canto suo, è rimasto sostanzialmente invariato rispetto ai predecessori: lo “smembramento” arto per arto dei mutanti rappresenta sempre il modo più veloce per liberarsene, e i poteri di Stasi (che permette di rallentare selettivamente i movimenti di un nemico o di un oggetto) e Telecinesi permettono una buona varietà nell’affrontare le aberrazioni (ritorna la possibilità di usare gli arti staccati come “proiettili” improvvisati). Il ritorno delle sessioni a gravità 0 e un sistema di trasporto che permette di accedere a varie porzioni del macro-livello iniziale fanno da piacevoli varianti alla struttura “a corridoi”, rendendo in generale la prima fase di gioco molto piacevole e ben contestualizzata. Il livello medio di difficoltà è in questa fase preliminare piuttosto alto, soprattutto a causa delle armi ancora poco potenti e dell’assenza di una rigenerazione automatica della salute. Giocato a Difficile, nonostante la possibilità di poter rialzare un compagno caduto in cooperativa, per le prime ore Dead Space 3 è piuttosto impegnativo.

Chiusa questa prima parte, l’arrivo sul pianeta congelato Tau Volantis fa da vero e proprio spartiacque, tanto nel delineare un’ambientazione completamente nuova, più aperta e varia, quanto nello scandire il passo dell’azione, che diventa nettamente più frenetico, con il/i giocatori assediati da masse pressoché interminabili di Necromorfi ad ogni piè sospinto. A questo si affianca anche una maggiore varietà nel design dei livelli e nelle divagazioni proposte rispetto al classico confronto con i mutanti, alcune riuscite, altre meno. I brevissimi puzzle basati sulla logica sono semplici e quasi tutti ben delineati, ma lo stesso non si può dire delle occasionali arrampicate in doppia corda su pareti verticali, che richiedono di utilizzare la Stasi per evitare massi e altri oggetti in caduta. Costellate di imprecisioni nel sistema di collisioni e sin troppo ripetute, finiscono per frustrare più che intrattenere adeguatamente, sebbene l’idea, a livello di concept, fosse interessante. Anche l'impegno richiesto per completare i vari obbiettivi tende a livellarsi verso il basso, principalmente a causa del sistema di upgrade delle tute da combattimento e di creazione delle armi. Per quanto ben realizzati, in particolar modo il secondo, finiscono per mettere nelle mani dei giocatori armi sin troppo efficaci nel falciare i Necromorfi, abbassando sia il livello medio di sfida, sia la sensazione di terrore nei confronti degli agguati dei mutanti. I combattimenti rimangono divertenti, e qualche volta capiterà comunque di trovarsi in difficoltà, ma rispetto alla fase iniziale si nota una forte differenza. Per quanto tendente a sbilanciare il livello di sfida, il sistema di creazione delle armi fa quasi gioco a sé, permettendo al giocatore di accumulare le materie prime necessarie e assemblare armi dotate sostanzialmente di due modalità di fuoco appaiate. Lame rotanti affiancate a lanciafiamme, sparachiodi legate a lanciagranate, e così via. Per quanto gli effetti sul gameplay non siano tutti positivi, la libertà nel comporre i pezzi e la lunga lista di upgrade abbinabili fanno di questa attività un passatempo divertente, soprattutto in cooperativa, dove “bullarsi” con il compagno di avventure per la propria gigantesca arma è un qualcosa che non invecchia mai.

Sostenuta da una trama non certo originale, o troppo avvincente, ma comunque discreta, la campagna di Dead Space 3 tiene impegnati per 12/15 ore, un valore variabile a seconda che si completino le diverse missioni secondarie, alcune in grado di durare più di mezz’ora. Sono tutte piuttosto interessanti, in particolar modo quelle che vedono Carver assalito da allucinazioni legate al suo passato, molto divertenti da affrontare in cooperativa.
Dal punto di vista tecnico, l’estensione dei livelli nettamente superiore rispetto a quella offerta dai predecessori ha richiesto un generale livellamento del dettaglio verso il basso, con texture non sempre ben definite e diverse imprecisioni legate alla simulazione della fisica, che sfociano in compenetrazione e collisioni a volte improbabili. Bel lavoro invece sul design, come sempre molto coerente e dettagliato nel mettere in scena le ambientazioni in interni.
Ricollegandoci a quanto accennato in apertura, lo scopo di Visceral ed Electronic Arts con Dead Space 3 è evidente, e può dirsi raggiunto, a scapito però dell’identità del gioco, che si rivela in parte persa. Rimane una produzione divertente da affrontare (in particolar modo in cooperativa), longeva, a tratti impegnativa e, perlomeno nelle prime ore, piacevolmente in linea con i capisaldi dei due predecessori. Innegabilmente, la seconda metà dell’avventura concede un po’ troppo al lato action delle situazioni di gioco, complici anche le potentissime armi di cui si potrà disporre, stemperando così l’effetto orrorifico e la grande tensione che da sempre contraddistingue il brand. Fortunatamente, dal punto di vista tecnico la cooperativa funziona molto bene, e Carver, con la sua originale sottotrama legata alle allucinazioni, si rivela un comprimario molto meno banale del previsto

Se avete amato la saga sin dalla prima uscita, questo terzo capitolo rappresenta in ogni caso un acquisto consigliato, a patto di sopportare qualche caduta di stile nel level design e una generale sterzata verso il genere action, sebbene mantenendo ferme le tinte horror. Si renderà invece meno apprezzabile per tutti coloro che del capostipite avevano amato la componente survival, qui quasi del tutto sacrificata sull’altare della divulgazione e dell’attrattiva verso il grande pubblico.

Tipologia di Gioco:

Dead Space 3 è un gioco di avventura e azione che mette il giocatore nei panni di Isaac Clarke, un ingegnere spaziale costretto suo malgrado a far fronte a una cospirazione interplanetaria volta a sfruttare i poteri del Marchio, un manufatto in grado di condizionare le menti e trasformare gli esseri umani in mostruose aberrazioni. Il tutto sullo sfondo di atmosfere fantascientifiche e horror recuperate da alcuni classici cinematografici, come la saga di Alien e il piccolo cult Punto di Non Ritorno. In questo terzo capitolo della saga il protagonista viene affiancato dal mercenario John Carver, che potrà essere utilizzato da un secondo giocatore in cooperativa online.

Come è Stato Giocato:

Grazie ad una copia Playstation 3 gentilmente fornitaci dal publisher Electronic Arts abbiamo testato Dead Space 3 in modalità cooperativa e in solitaria, scoprendo come, nel primo caso, la componente tecnica funzioni egregiamente. Il drop in/drop out è supportato (richiedendo semplicemente all'host di tornare all'autoslavataggio precedente in caso di uscita del secondo giocatore), e durante i nostri test non abbiamo riscontrato lag né disconnessioni di sorta.

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