Recensione - Dead Island: Riptide - Noia (non)mortale
Dead Island: Riptide non ha un'identità forte
La nostra recensione del titolo Techland
Dead Island: Riptide prende il via lì dove il primo episodio era terminato, col gruppo di personaggi che viene tirato fuori dall'isola di Banoi, invasa dai non morti, solo per finire catturati e tenuti prigionieri in una nave militare, sulla quale ovviamente, e prevedibilmente, scoppierà ben presto l'inferno. I primi momenti di gioco, dalla fase sulla nave all'approdo sull'isola di Palanai, ai primi incontri nella lussureggiante giungla con gli zombi ed altri sopravvissuti, danno un'ottima impressione. Il gioco ha ritmo e, paradossalmente, in questi primi minuti, risulta godibile perché scevro di quelle complessità che poi, con l'andare avanti, si aggiungeranno, non arricchendone la sostanza ed anzi appesantendo in maniera netta il gameplay, perdendosi dietro innumerevoli menu e astrusi, quanto superflui, orpelli, perdendo totalmente di vista quello che dovrebbe essere il fulcro del gameplay, ovvero sopravvivere e combattere contro gli zombi.
Dead Island: Riptide non ha un'identità forte. E' un'avventura in prima persona, con molti elementi ruolistici, ma che è impostata come se fosse un FPS, con i nemici che non sono pochi e ben posizionati, ma innumerevoli e pronti ad uscire fuori da ogni angolo, col giocatore che si trova ad affrontarli con armi più o meno efficaci, e che dopo aver spaccato teste a ripetizione inizia a sentire il bisogno di qualcosa in più. Un qualcosa in più che la produzione Techland non offre, perché manca decisamente di cura nel gameplay. Dead Island: Riptide è un titolo open world, nel quale si può decidere quindi se affrontare le missioni che costituiscono l'avventura principale o quelle secondarie, ma queste ultime sono noiose, mal congegnate, con ricompense che, a conti fatti, non valgono affatto il loro completamento. Certo, portarle a termine incide sulla costruzione del personaggio, che al raggiungimento di un nuovo livello può ottenere nuove abilità o padroneggiare armi sempre più potenti, ma anche questo aspetto del gioco è realizzato male, per il poco impatto di tale sistema sulla progressione del personaggio e quindi all'interno del gioco, e per la maniera nella quale è implementato, ovvero tramite una serie di confusionari e per niente accessibili menu.
Dead island: Riptide è costruito attorno ai menu, e si perde attorno ai menu, invasivi, di difficili interpretazione, pieni di ogni sorta di dato, del tutto superfluo. Nel tentativo di dare complessità all'impianto di gioco, gli sviluppatori hanno costruito una macchina lenta e impacciata che, priva di tutti questi ridondanti e noiosi elementi di contorno, sarebbe ben più efficiente.
Non ci si diverte nello sterminare eserciti infiniti di zombi, non ci si diverte nel costruire un personaggio che ben rappresenti il proprio stile di gioco, ed ecco che il titolo sprofonda dopo pochissimo in una mediocrità dalla quale non riesce a risollevarsi, ed anzi rischia di allontanare il giocatore ben prima del tempo, non invogliandolo affatto a completarlo. Giocare con altri utenti in modalità cooperativa attenua parzialmente questi difetti, ma proprio perché il maggior numero di giocatori fa scorrere più facilmente il gioco, e si evita quindi di fare i conti con l'intricato sistema che grava invece enormemente sull'esperienza in singolo giocatore.
Non salva il titolo Techland un comparto tecnico giusto sufficiente, con una grafica che pecca soprattutto in fase di texture, con l'unica nota positiva proveniente dagli effetti splatter, ed una colonna sonora del tutto trascurabile.
Tipologia di Gioco:
Dead Island: Riptide è un'avventura in prima persona ambientata in un mondo aperto.
Come è Stato Giocato:La copia del gioco c'è stata gentilmente fornita dal publisher, ne abbiamo affrontato la campagna sia in singolo che con la compagnia di altri giocatori.