Recensione - Crypt of the NecroDancer
La nostra recensione di Crypt of the NecroDancer, la produzione di Brace Yourself Games che unisce dinamiche roguelike e da rhythm game
Crypt of the NecroDancer è un gioco che è un evento, almeno nella modesta percezione di chi scrive. Arriva come un’epifania, un gioco semisconosciuto che una volta che si inizia a giocare ti abbraccia e non ti lascia più. Non potrebbe essere altrimenti del resto, unire un roguelike fatto pertanto di meccaniche antiche e tradizionali alla freschezza e immediatezza di un rhythm game è un esperimento folle, una scelta audace che oltre a lasciare poco spazio alle sfumature grigie in termini di qualità, finisce con l’essere necessariamente divisiva rispetto ai gusti del pubblico. La semplice descrizione potrebbe in effetti già essere necessaria e sufficiente di suo per spingere all’acquisto i più curiosi, o dissuadere definitivamente i meno propensi a lanciarsi nella folle danza made in Brace Yourself Games.
[caption id="attachment_142709" align="aligncenter" width="600"] Crypt of the NecroDancer - screenshot[/caption]
Questo bizzarro preambolo da il via a una storia in realtà più seriosa e cupa di quanto non ci si possa aspettare, e ha ovvie ripercussioni sul gameplay. Crypt of the NecroDancer è un gioco semplicissimo nel suo concetto, quasi minimale. Di base è un roguelike in tutto e per tutto; generazione casuale dei dungeon, morte permanente, che obbliga a ricominciare dac apo i livelli ogni volta che si muore, movimenti dei nemici conseguenti a quelli del giocatore, in una particolare meccanica a turni. L’elemento che spariglia però il mazzo e cambia il tutto è la musica. Il cuore di Cadence è in bella vista, ha una suo battito che si è obbligati a seguire, muovendo la ragazza a tempo di musiche sempre bizzarre, accattivanti e impossibili da dimenticare già al primo ascolto. Anche se sono supportati pad e addirittura tappetini alla Dance Dance Revolution, le quattro frecce direzionali sono sufficienti a controllare il tutto, muovendo l’audace esploratrice casella dopo casella, attaccando i nemici e scavando le pareti friabili, combinando le frecce direzionali per utilizzare i power up e le armi secondarie. Sembra limitativo, ma funziona da Dio.
[caption id="attachment_142710" align="aligncenter" width="600"] Crypt of the NecroDancer - screenshot[/caption]
Di fronte alla sconfitta si può infatti decidere per un quick restart, perdendo però tutti i preziosi averi raccolti, oppure di tornare alla Lobby iniziale con i diamanti acquisiti. Questi sono spendibili in tre (almeno inizialmente) negozi, tutti gestiti da improbabili personaggi, bizzarri tanto quanto i nemici. Il dungeon master vende a carissimo prezzo una serie di upgrade fissi e strutturali al gioco, upgradando la vita massima, garantendo in ogni singola stanza almeno un baule di un preciso livello di rarità, o aumentando il quantitativo standard di monete rilasciate dai nemici. Ben più stuzzicante e infame è invece la merce venduta dagli altri due mercanti, un armaiolo e un mago, che venderanno armi, armature, magie e oggetti incantati, non direttamente, ma tramite le possibilità di trovarli nei bauli o in vendita dal mercante che abita i dungeon, acquistandoli (ora sì) con le monete di cui sopra.
"l caso che domina questo splendido titolo si sposa alla perfezione con la profondità che deve necessariamente accompagnarsi a un gioco del genere"Tutto è casuale in Crypt of the Necrodancer, il giocatore non ha alcun controllo sugli oggetti che è possibile trovare o acquistare, dopo averli sbloccati, sulla conformazione dei dungeon, sui miniboss che occorrerà sconfiggere per accedere alle stanze successiva, ma il caso che domina questo splendido titolo si sposa alla perfezione con la profondità che deve necessariamente accompagnarsi a un gioco del genere. Imparare a muoversi a tempo, saper gestire le monete, saper scegliere quale oggetto o arma portare con sé, memorizzare i pattern dei nemici, sino ad imparare come fronteggiarli è un esercizio di pazienza, che premia i giocatori più tenaci e appassionati.
[caption id="attachment_142711" align="aligncenter" width="600"] Crypt of the NecroDancer - screenshot[/caption]
Tutto qua dunque? Neanche per sogno, perché il senso di scoperta e meraviglia domina il titolo di Brace Yourself Games nella sua interezza. All’interno dei dungeon, infatti, c’è sempre qualcosa di inaspettato: un nuovo imprevedibile incontro con un personaggio non giocante mai visto prima, che può aprire nuovi scenari tattici, una statua che trasforma gli oggetti, rendendoli distruttibili, in cambio di nemici più deboli, un prigioniero da liberare, sbloccando nuove scelte e opzioni nella Lobby. Ogni livello è un viaggio imprevedibile, fatto di casualità, ma anche di tatticismo e abilità. Proseguendo nel gioco si sbloccheranno nuovi personaggi, che cambieranno radicalmente l’intera esperienza, al punto da mettere il giocatore quasi di fronte a un altro gioco; il Bardo, in barba alla regole, può muovere fuori tempo, senza alcuna penalità, in quello che è a tutti gli effetti un easy mode. Dove è invece una pacifista, che non può attaccare i nemici ma solo stordirli, non ha dunque armi ma neanche boss da affrontare. Il Monaco invece ha fatto voto di povertà, barattando le ricchezze con una forza maggiore, e se tocca anche solo una moneta muore. Tanti altri ancora sono i personaggi giocabili e i negozianti sbloccabili, cosi come le modalità extra rispetto all’avventura principale.
Ci sarebbe dunque tanto da dire ancora, come ad esempio parlare dello spettacolare All Zones Mode, in cui le quattro zone del gioco vanno affrontate in un'unica run, senza passare mai (!!!) dalla Lobby, le sfide ai boss e miniboss, quelle giornaliere, che confrontano i punteggi in un’unica sessione di ogni giocatore, e tanto, tanto altro ancora. Il rischio sarebbeo quello di divagare, ed è invece giusto ribadire la eccellente qualità di questo piccolo grande capolavoro, impreziosito da una grafica in pixelart traboccante di stile in ogni singolo frame. dimostrando come un genere pluridecennale ha ancora tanto da dire quando si accompagna a una idea forte, il vero ingrediente di cui son fatti i capolavori.