Recensione - Citizens of Earth
Il nostro parere sul titolo di debutto di Eden Industries, Citizens of Earth
Citizens of Earth subito mette in chiaro che l'avventura che il giocatore si appresterà a vivere non sarà delle più canoniche, per niente. A lui è infatti affidato il controllo del vicepresidente della Terra, una figura certamente autoritaria e dotata di grandi poteri, ma in realtà solo in apparenza, perché ben presto ci si accorge di quanto sia in realtà inutile e di facciata. Il gioco si mette subito sui binari dell'umorismo, con un prologo nel quale bisogna affrontare dei temibili manifestanti, aizzati dal malefico capo dell'opposizione, e su questi procede per tutto il suo svolgimento, in maniera molto apprezzabile. Le vicende che iniziano a susseguirsi sono più che strambe, e quindi perfettamente adatte per fare due risate, ma è soprattutto nella satira politica che la produzione allarga il sorriso, spesso con il vicepresidente preso in mezzo, ed in quella alla società contemporanea, tra parodie di varie compagnie, atteggiamenti comuni messi in ridicolo e personaggi certo stereotipati, ma comunque simpatici.
Inizia bene dunque il titolo di Eden Industries, e procede in maniera altrettanto convincente nelle primissime ore, quando tutto è novità e s'impara a prendere confidenza con le varie dinamiche del gioco, in primis con una struttura assolutamente classica, costruita secondo le istruzioni del gioco di ruolo giapponese, con ambientazioni da esplorare, incontri con i nemici e combattimenti a turni. Un impianto tradizionale, che gli sviluppatori provano a rendere più attuale tramite la vasta gamma di abilità in dotazione ai moltissimi personaggi arruolabili. Quando il gioco infatti inizia ad aprirsi, andando oltre la naturale linearità dei primi momenti, s'incontrano vari, strambi cittadini, dalla mascotte della scuola al venditore di auto, dal giocatore d'azzardo al pompiere, dallo psicologo alla bagnina, per un totale di 40 personaggi, che bisognerà ogni volta reclutare tramite il compimento di missioni secondarie. Immettere un nuovo cittadino nel proprio party dà ogni volta una certa sensazione di novità, anche perché molti di essi hanno talenti che permettono varie azioni o aprono la via verso nuove missioni secondarie, ma presto iniziano ad emergere i limiti concettuali della produzione, di fronte ai quali anche il suo punto migliore cigola.
"Immettere un nuovo cittadino nel proprio party dà ogni volta una certa sensazione di novità, anche perché molti di essi hanno talenti che permettono varie azioni o aprono la via verso nuove missioni secondarie"[caption id="attachment_139562" align="aligncenter" width="600"] Citizens of Earth - screenshot[/caption]
Dopo gli entusiasmi iniziali purtroppo Citizens of Earth inizia quindi a scivolare in un certo tedio, dovuto soprattutto alla quantità eccessiva di combattimenti, ma anche alla confusa organizzazione delle missioni, che spesso richiedono di andare da un lato all'altro del mondo di gioco, senza particolari motivazioni. Dall'altro lato, però, spingono verso la progressione il tono sopra le righe della produzione, il suo umorismo ed il suo feeling retrò, che è evidente anche nello stile grafico adottato. La direzione artistica omaggia i classici dell'era 16 bit e crea un mondo coloratissimo, nel quale spiccano per caratterizzazione i personaggi, mentre la qualità delle ambientazioni è più altalenante, con alcune poco più che sufficienti. A meglio connotare i cittadini interviene anche un ottimo doppiaggio in lingua inglese, non raggiunto in qualità dalla colonna sonora, solo discreta. Purtroppo inficiano il giudizio complessivo nell'ambito tecnico alcune questioni, come un netto tearing su PC (versione comunque migliore) ed un fastidiosissimo effetto scia nel movimento dei personaggi su Wii U.
Seppur di poco, Citizens of Earth riesce a sollevarsi dalla sufficienza. Bisogna essere molto appassionati del genere ruolistico per superarne gli aspetti più critici ed averne ragione, i più ne apprezzeranno senz'altro il carattere divertente ed umoristico, ma potrebbero non riuscire a farselo bastare per goderselo.