Recensione - Call of Duty: Black Ops 2 - Tra passato e futuro

Condividi

Quote:

Per quanto qualche novità non gli manchi, Black Ops 2 è un Call of Duty piuttosto conservativo

Recensita l'annuale uscita della serie di sparatutto campione d'incassi

Al fine di garantire ai team coinvolti nello sviluppo il tempo necessario per lavorare bene, ormai da anni Activision ripartisce i lavori sul brand Call of Duty tra due studi, Infinity Ward e Treyarch, i cui prodotti si avvicendano ogni novembre sugli scaffali. Dopo anni di netta supremazia del team Infinity Ward, che con il primo Modern Warfare (ossia Call of Duty 4) ha introdotto novità destinate a fare la fortuna del brand, Treyarch si è fatta nuovamente avanti. Già il primo Black Ops, datato 2010, aveva dimostrato le qualità della squadra guidata da Mark Lamia, in grado di proporre qualche nuova idea nel comparto multigiocatore e un’attenzione alla trama inusuale per il brand.

Nelle aspettative dei giocatori, questo Black Ops 2 doveva quindi rappresentare la definitiva conferma dello svezzamento del team, apparentemente destinato a imporre le proprie innovazioni come linee guida per il futuro del brand. Per quanto qualche novità non gli manchi, curiosamente Black Ops 2 è un Call of Duty piuttosto conservativo, soprattutto nelle sue componenti più importanti, ossia il comparto multigiocatore e la modalità Zombie.

La campagna singolo giocatore è invece quella che ha ricevuto un trattamento piuttosto intensivo, cercando di rispondere alle molte critiche che accusavano la serie Call of Duty di essere disperatamente lineare. Sebbene nel design dei livelli questa caratteristica rimanga del tutto invariata, Treyarch ha inserito in determinati punti delle missioni dei momenti decisionali, non sempre espliciti, che andranno a impattare sugli avvenimenti successivi e sui diversi finali disponibili. A volte la scelta sarà evidente, lasciando al giocatore la scelta se eliminare o meno un personaggio, altre volte molto più sottile e nascosta. Non si tratta certo di una rivoluzione nell’ambito del videogioco, ma potrebbe portare i gamer più dedicati a ripetere più volte la campagna per scoprire tutti i possibili outcome. Ben più importante è invece l’introduzione di un elemento strategico nella serie, incarnato dalle missioni Forza d’Attacco. Queste ultime, in tutto cinque, danno al giocatore la possibilità di seguire lo svolgersi della missione impersonando in tempo reale uno qualunque dei soldati (o dei droni) alleati sul campo, oppure di gestire le cose dall’”alto”, tramite una visuale strategica dalla quale è possibile impartire ordini di movimento e attacco ai gruppi di unità. Per quanto l’idea sia concettualmente buona, a livello di gameplay il risultato è ben lontano dall’eccellenza, complici i controlli molto macchinosi e soprattutto l’intelligenza artificiale deficitaria delle unità amiche, le quali, se non impartirete loro ordini di continuo, finiranno per rimanere immobili sul campo di battaglia, e in generale poco inclini a sfruttare le coperture.

A parte queste due novità, nessuna in grado di proporre qualcosa di davvero incisivo o memorabile, la campagna di Black Ops 2 si comporta come da programma, offrendo spettacolari sequenze scripate e un ritmo da film di Michael Bay. La trama, purtroppo, è meno affascinante e più confusionaria rispetto a quella del primo Black Ops, sebbene presenti un “cattivo” molto più convincente e contestualizzato, opportunamente doppiato da Giancarlo Giannini nella versione italiana. Tra momenti frustranti (soprattutto a causa dello smodato utilizzo delle granate da parte dei nemici), sporadici bug (ci è capitato di dover ricominciare una missione a causa del blocco di una sequenza scriptata) e diverse sparatorie ben riuscite, le circa 6 ore necessarie al completamento rimangono nella media di Call of Duty, laddove le novità non riescono a integrarsi nel contesto come avrebbero dovuto.

Passando al comparto multigiocatore, da sempre la componente più importante del brand, rispetto al primo Black Ops è impossibile non notare un passo indietro nelle spinte innovative. Laddove il precedente titolo Treyarch aveva proposto i Contratti e le modalità di gioco alternative, questo seguito ricalca molto più da vicino l’impostazione e le modalità dei tre Modern Warfare, introducendo una sola nuova meccanica importante. Nota come Pick 10, questa particolarità attribuisce a ogni pezzo d’equipaggiamento o Perk un punto, e impone al giocatore una spesa massima di 10 punti per creare la propria classe. Sarà dunque possibile andarsene in giro armati solo di coltello e con sei Perk, oppure limitandosi all’arma principale ma dotandola di tre accessori, sacrificando ad esempio le granate letali o tattiche, o gli stessi Perk. Questa costruzione molto più libera del proprio alter ego è interessante e gradevole, sebbene il suo effettivo impatto sul gameplay sia destinato ad interessare solo i giocatori più inclini alle sperimentazioni. L’unica altra lieve novità è rappresentata dalle partite Multi Team, dove fino a quattro squadre da tre giocatori si affrontano sulla stessa mappa in modalità ad obbiettivi, a nostro parere non una configurazione ottimale per il gameplay molto veloce e frenetico proposto da Call of Duty. Più interessante invece l’occhio di riguardo per il contesto eSport, con l’introduzione delle Leghe, nelle quali le prestazioni del giocatore vengono verificate attraverso cinque partite “di prova”, per poi assegnargli un rank e permettergli di giocare in match competitivi affiancato da giocatori della stessa abilità. Una possibilità interessante, soprattutto per i veterani incalliti, i quali godranno anche della possibilità di fare live streaming delle proprie partite attraverso il cosiddetto CODcasting.

Le mappe, come sempre per la serie, sono quasi tutte molto ben disegnate, e variano molto in dimensioni e complessità, offrendo nella maggior parte dei casi ottimi spunti a prescindere dal ruolo che ogni giocatore deciderà di assumere in battaglia.

Come già nel primo Black Ops, Treyarch incoraggia ancora una volta il lavoro di squadra rispetto all’individualismo, trasformando le Sequenze di Uccisioni in Sequenze di Punti, o Scorestreak. Uccidere i nemici, riportare le bandiere, conquistare i quartier generale, distruggere l’equipaggiamento nemico e molte altre azioni restituiranno un certo quantitativo di punti, che si resetteranno solo al rientro del giocatore successivo a un’eliminazione. Starà quindi a quest’ultimo decidere quando utilizzare i bonus, tra cui figurano sia alcuni classici, come gli UAV e i bombardamenti, sia alcune novità, come i droni esplosivi da guidare attivamente verso il bersaglio.

Nonostante la natura tutto sommato conservatrice, il comparto multigiocatore di Black Ops 2 è come da tradizione molto ricco di contenuti, e non deluderà gli appassionati della saga, se non per il riproporsi di alcuni difetti atavici, come lo strapotere dei fucili da cecchino, i quali presentano un potenziale davvero esagerato a prescindere dalla parte del corpo dell’avversario colpita. Chi tuttavia in passato abbia nutrito delle perplessità nei confronti dello stile tipico della saga, non troverà in questo nuovo capitolo novità sufficienti a giustificare ripensamenti.

La modalità Zombie si arricchisce di una sorta di trama e di sequenze più dinamiche, grazie all’autobus con il quale i quattro giocatori si potranno muovere da una città all’altra, con sequenze di combattimento anche a bordo del mezzo stesso. Si tratta di un’aggiunta più cosmetica che altro, dato che le meccaniche alla base si sostengono ancora una volta sulla scoperta dei molti segreti e easter egg contenuti nelle mappe.

Il comparto grafico fa registrare dei passi in avanti dal punto di vista dell’effettistica di luce e particellare, mentre l’interattività e il rendering generale rimangono quelli di sempre, ossia nella media ma non eccezionali. Il doppiaggio in italiano presenta una buona qualità delle singole voci (su tutte quella di Giannini), sebbene un’equalizzazione approssimativa vada a minarne a tratti la resa generale.

Nonostante il marketing si sia concentrato molto sulle novità portate da Black Ops 2, il nuovo lavoro di Treyarch si rivela invece piuttosto conservatore, soprattutto in ciò che più conta, ossia il comparto multigiocatore. Le innovazioni proposte dalla campagna si sono rivelate infatti poco incisive, come nel caso dell’elemento decisionale, oppure poco fruibili, vedi le missioni Forza d’Attacco. L’offerta è comunque molto ricca per tutti gli appassionati della saga, e, sebbene anche la modalità Zombie non veda sostanziali aggiunte, Call of Duty: Black Ops 2 affianca senza timori Halo 4 come must have annuale per tutti gli appassionati di sparatutto multigiocatore, a patto di non curarsi troppo della modalità singolo giocatore e gradire lo stile molto frenetico tipico della serie.

Tipologia di Gioco:

Call of Duty: Black Ops 2 è il seguito diretto del capitolo rilasciato nel 2010, anch'esso sviluppato da Treyarch. L'offerta ludica è nettamente divisa tra campagna singolo giocatore, ambientata a cavallo tra passato e prossimo futuro e caratterizzata dal ritorno di diversi personaggi del predecessore, comparto multigiocatore e modalità Zombie, ossia una cooperativa per quattro giocatori in cui sconfiggere ondate di non morti, dotata di una sua trama, seppure marginale.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo testato la versione Xbox 360 gentilmente concessaci da Activision, completando la campagna singolo giocatore, raggiungendo il livello 37 in multigiocatore e provando per diverse ore la modalità Zombie, per un totale di ore di gioco di circa 20 complessive, alle quali possono seguirne molte altre in multiplayer.

Continua a leggere su BadTaste