Recensione: The Butler, il Blu-Ray Disc

Il biopic di Lee Daniels su Eugene Allen, maggiordomo alla Casa Bianca dal 1957 al 1986, arriva in Home Video in un’edizione Blu-Ray Disc curata da Videa c.d.e e Eagle Pictures...

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Tratto da una storia vera, The Butler racconta la nascita di una nazione attraverso gli occhi di un nero di umili origini, testimone della vita privata e delle vicende politiche che hanno guidato gli Stati Uniti per 7 mandati presidenziali, fino all’elezione di Barack Obama.

Confezione e menù

Il disco è contenuto in una confezione amaray blu (formato medium) con doppia copertina che internamente riassume le 16 scene titolate; la serigrafia del supporto riprende la locandina del lungometraggio. Lo scatolotto in plastica è racchiuso da un elegante slip case cartonato, lucido al tatto e in rilievo nei contorni della finestra e del protagonista fotografato di spalle.

Premuto il tasto play, si arriva direttamente al menù dei titoli. Come già anticipato, i 132 minuti di visione sono suddivisi in 16 scene; il setup consente la scelta della lingua italiana e inglese, entrambe proposte nel formato lossless DTS HD Master 5.1, con o senza l’ausilio dei sottotitoli.

Il menù è grazioso e sostituisce la finestra bianca presente nella locandina ufficiale con una transizione dei migliori segmenti del film. L’utente poi naviga tra i vari tasti che, con la tipica soluzione pop-up, si aprono e si chiudono a tendina.

Gli extra

Il reparto extra è scarno paragonato all’edizione americana. Il disco estero infatti vanta 9 scene eliminate, una gag reel, un dietro le quinte di 22 minuti ca., uno speciale dedicato agli Original Freedom Riders e il video musicale “You and I Ain’t No More” di Gladys Knight e Lenny Kravitz.

Il bagaglio di contenuti aggiuntivi italiano invece propone le interviste a Lee Daniels, Forest Whitaker, Oprah Winfrey, Jane Fonda, L. Kravitz, C. Gooding. Jr. e Robin Williams; infine una galleria fotografica delle foto di scena montate a video, quindi non selezionabili con i cursori, il trailer cinematografico e i credits dei realizzatori dell’edizione Home Video.

Video e Audio

Il supporto scelto è un Blu-Ray a doppio strato la cui archiviazione è sfruttata al 70% ca.. Probabilmente il ridimensionamento della sezione extra è dovuta all’ampio spazio lasciato a disposizione delle codifiche video e audio. I doppiaggi sono per l’appunto proposti in HD con una profondità (ricca ma ingombrante) di 24 bit mentre la traccia video è presentata in Full HD 1080p nel contenitore MPEG-4 AVC, dove il flusso dati si assesta mediamente ad un buon livello (25 Mbps), talvolta incrementando verso picchi più alti ( 33 Mbps) nei frammenti più esigenti.

Al contrario di quanto riportato sul retrocopertina, il formato d’immagine adottato è l’1.85:1 (non il panoramico 2.35:1) inscatolato nello standard 16/9. Il ritaglio è fedele alle intenzioni registiche, quindi nessun pan & scan o taglio d’immagine.

 

Il film è stato girato in pellicola 35mm a tripla perforazione con cinepresa Arriflex, svariati parchi lenti e altrettanti laboratori di postproduzione e stampa annessi. La celluloide è stato scansionata tramite Digital Intermediate e finalizzata in un master 2K, in un processo ideato per “preservare” la grana del girato e agevolare la distribuzione.

Stabilire quale sia effettivamente l’originale look di The Butler è arduo. La maggior parte degli spettatori l’ha visto in digitale, specialmente in U.S.A. dove la digitalizzazione dei cinema è in fase avanzata rispetto a quella della nostra penisola. The Butler, su confidenza di un amico proiezionista, è una delle ultime copie in pellicola concesse ai piccoli esercenti e, paradossalmente, solo quella piccola fetta di pubblico può stabilire quanto il master digitale ricordi quello caldo del 35mm.

Decretata la difficoltà di un paragone oggettivo delle fonti, non rimane che verificare la qualità del disco Blu-Ray. Come ci si poteva aspettare dalle diverse ambientazioni e dalla lunghe fasi temporali sceneggiate, The Butler cambia look molte volte. Tuttavia si notano alcune impostazioni reiteranti: il quadro ha la natura puntiforme della celluloide, un bilanciamento di luminosità e contrasto nettamente a favore della prima e un campionario di tinte sempre ben saturate, a volte anche esagerate tanto da ridurre la tridimensionalità delle sagome negli interni.

Le minuzie dei tratti, così come le texture, sono fini e percepibili, per natura diverse dall’approccio tagliente che l’appassionato di HD potrebbe aspettarsi. La codifica adottata è trasparente, performante, e non attenua la resa fotografica delle immagini con nessun difetto visibile: non si rilevano aberrazioni cromatiche né macroblocchi o indici di bitrate basso. La grana, o lo sbiadito ricordo che ne rimane, varia a seconda della sequenza, per cui a volte è tangibile, altre volte è sottile e fine se non addirittura assente. La sua presenza singhiozzante tra una scena e l’altra è frutto di scelte stilistiche e non dell’impiego di filtri DNR che, se utilizzati, avrebbero lasciato qualche traccia evidente.

La critica oltreoceano non concorda sulla bontà del quadro video, mentre riconosce all’unisono i meriti della proposta audio. Le lodi premiano in particolar modo la dinamica della colonna sonora, chiara e accurata negli alti e bassi. La resa degli effetti sonori e dei rumori ambientali è ottima, così come la localizzazione dei parlati e l’intervento robusto del subwoofer nei frammenti piovosi e temporaleschi. I dialoghi sono centralizzati, chiari e definiti. Non si rilevano distorsioni di fondo o impurità nella partitura musicale. La traccia italiana, pur sentendola nel doppiaggio meno piena e convinta rispetto all’originale inglese, mostra tutte le cure di cui entrambi i mix hanno beneficiato.

Conclusioni

L’edizione italiana in alta definizione di The Butler è solida sul versante video e audio. Ad una prima impressione la traccia video potrebbe risultare distante dai ricchi e dettagliati standard imposti dal Blu-Ray, quando in realtà si dimostra fedele e rispettosa delle intenzioni del regista. Un superficiale reparto extra purtroppo macchia il prestigio del trasferimento creando un forte divario tra l’ottima cura rivolta alla veste tecnica e quella dedita a soddisfare la curiosità degli appassionati.

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