Recensione - Borderlands 2 - Gunzerking!
Il divertimento che Pandora è in grado di offrire è moltissimo, questa volta con qualche attenzione in più anche per i giocatori solitari
La recensione del nuovo, atteso titolo di Gearbox!
La prima massiccia revisione operata dagli sviluppatori texani riguarda i quattro personaggi a disposizione dei giocatori, i quali incarnano altrettante classi, vagamente ispirate a concetti molto comuni nei MMORPG. Per quanto non vi siano veri e propri tank, curatori o caster, la spesa dei punti abilità nelle tre specializzazioni a disposizione di ogni personaggio può permettere al giocatore di “cucirsi addosso” un ruolo ben preciso, che si tratti di attirare l’attenzione dei nemici a beneficio dei compagni di squadra, curare gli alleati, muoversi non visti sul campo di battaglia o decimare le fila nemiche da lontano. In questo senso, il lavoro fatto sulle classi (versioni modificate di quelle già viste nel predecessore) è molto buono, soprattutto dal punto di vista della differenziazione possibile grazie alle tre specializzazioni.
Sebbene inizialmente la spesa dei punti abilità accumulati ad ogni livello possa apparire molto complicata, il consiglio è quello di leggersi con grande attenzione perlomeno le descrizioni delle ultime due o tre abilità, sufficienti per capire dove si va a parare. Scoprirete così che Zero può diventare tanto un abile cecchino quanto un massacratore da corpo a corpo, Maya una “maga” dedicata al puro danno o una discreta curatrice, e così via. Ne consegue che l’abilità d’azione, ossia la specialità unica per ogni personaggio, è solo la punta dell’iceberg, e non è neanche lontanamente un dato sufficiente per scegliere la propria classe. Spendendo i punti abilità potrete ottenere personaggi completamente diversi tra loro, pur partendo dalla stessa base. Trattandosi di un sistema complesso, gli sviluppatori hanno pensato bene di prevedere il respec, ossia la totale cancellazione dei punti spesi e la possibilità di riassegnarli, in cambio di un piccolo prezzo in valuta di gioco. In altre parole, sperimentate molto.
Un altro notevole lavoro è stato fatto dal punto di vista degli elementi, già presenti nel predecessore ma in maniera molto marginale. Fuoco, acidi corrosivi, elettricità, scorie nocive ed esplosivi si inseriscono in un sistema di resistenze/debolezze, dove sarà sempre necessario trovare l’arma adatta al nemico che ci si para di fronte. Se nel primo Borderlands tale sistema si limitava ad offrire qualche vantaggio a coloro che vi prestavano attenzione, in questo sequel diventa un fattore determinante per la sopravvivenza, soprattutto nella seconda partita (nota come Modalità Vero Cacciatore della Cripta).
Se il primo Borderlands, giocato in solitaria, risultava alla lunga noioso e sconclusionato, anche in questo campo i ragazzi di Gearbox si sono adoperati con successo. Il risultato è stato conseguito innanzitutto avvolgendo il gameplay con una storia molto più interessante da seguire (non per le prime ore, ma da un terzo del gioco in avanti gli avvenimenti si avvicenderanno in maniera molto più serrata), e, in secondo luogo, lavorando di fino sulla caratterizzazione dei personaggi e sui dialoghi. Sebbene la mancanza di un “cattivo” in carne ed ossa fosse uno degli elementi originali del predecessore, il ruolo ricoperto da Jack il Bello in questo sequel è interessante, dato che si tratta di un villain a tutto tondo, dotato di insospettabili lati umani.
Tra personaggi imprevedibilmente sfaccettati e momenti (quasi) riflessivi, dal punto di vista narrativo Borderlands 2 si configura come un gigantesco ossimoro, che accosta senza remore uno sboccato umorismo machista a una sorta di morale di fondo. Da questo calderone, il cui ribollire rispecchia perfettamente il mix che dà vita al gameplay, in qualche modo riesce ad emergere un assurdo ibrido in grado di camminare con le sue gambe, intrattenendo tanto il giocatore solitario quanto i gruppi ben assortiti.
Certo, giocare tutta la campagna senza mai cooperare con anima viva può ancora essere un’esperienza a tratti stancante, soprattutto a causa del game design, che ricorre più volte all’espediente del “personaggio-hub”, ossia un nuovo incontro che vi fornirà un certo numero di quest obbligate, per poi spedirvi a quello successivo, e così via. Siamo comunque molto lontani dal tedio offerto ai “solo player” dal predecessore, proprio grazie al lavoro sulla sceneggiatura.
Parlando di Borderlands 2, non si può non citare l’esorbitante arsenale, ancora una volta destinato a fare da motivazione principale per spendere ore ed ore su Pandora. Divise per costruttori, ognuno dotato di proprie fissazioni quanto alla funzionalità dei suoi ferri da combattimento, le armi di Borderlands 2 sono un piacere da scoprire. Alcune esploderanno ad ogni ricarica, assolvendo dunque anche alla funzione di granate improvvisate, altre si stabilizzeranno mantenendo vivo il fuoco, altre avranno due (o più) canne rotanti, altre ancora spareranno proiettili rimbalzanti. Sebbene la varietà sia esorbitante, il tutto si basa su un sistema molto preciso e coerente, al punto che i giocatori più attenti potranno comprendere le particolarità di un’arma semplicemente studiandone l’aspetto (non a caso, è stata aggiunta una funzione di Ispezione, che permette di osservare i modelli 3D dei ferri da vicino e in pausa dall’azione).
A un arsenale tanto vasto non poteva non corrispondere una varietà di nemici consona, ed ecco infatti comparire tanto i classici del predecessore (Psycho, Nani e molti altri) quanto assolute novità. Tra queste, spiccano soprattutto i moltissimi nemici robotici, di cui la seconda metà della campagna è letteralmente infestata (portate SEMPRE con voi almeno una o due armi corrosive!).
Per quanto sia possibile già sin d’ora comprendere come Borderlands 2 sia in grado di mettere sul piatto un’offerta ludica massiccia, nel gioco firmato Gearbox c’è molto più di quanto non sembri. Finita la prima partita (circa 20 ore, con ancora moltissime quest secondarie non affrontate), ci si rende infatti conto di come il cuore dell’esperienza cooperativa sia in realtà racchiuso nella Modalità Vero Cacciatore della Cripta. Accessibile solo a coloro che hanno completato il gioco alla difficoltà Normale, questa permetterà di ricominciare da capo mantenendo però tutte le statistiche, le abilità e l’equipaggiamento accumulati alla prima passata. E fin qui, nulla di strano. Non stupitevi però, se, esplorando di nuovo i luoghi conosciuti, incontrerete nemici mai visti prima, o versioni potenziate di quelli ben noti. E quando con “potenziati” si intendono valori vitali moltiplicati sino a otto volte e output di danni tripli, è facile capire come si stia parlando di una sfida non indifferente. Sebbene questa concezione della “seconda partita” sia apprezzatissima, occorre fare un appunto. Si tratta infatti di un’aggiunta dedicata solo ed esclusivamente a coloro che la affronteranno in cooperativa, dato che da soli l’impresa è al limite dell’impossibile, e in ogni caso molto, molto frustrante. È certamente un limite, ma, dato che la modalità Normale offre già una sfida di tutto rispetto e molto longeva, è anche una “colpa” del tutto relativa. In fondo, Borderlands 2, come il suo predecessore, rimane un gioco pensato per essere affrontato almeno in due per ottenere il massimo del divertimento (in quattro, anche meglio).
Il lavoro di bilanciamento messo in campo per supportare la natura istantanea della cooperativa (drop in/out in tempo reale) nel complesso regge, ma in solitaria si notano certe smagliature, con alcuni boss davvero troppo facili da sconfiggere e altri in grado di esasperare anche il giocatore più paziente. È un problema ben noto ai fan del predecessore, risolto solo in piccola parte con questo sequel, e senza dubbio “figlio” della natura ibrida del gioco, che, con le sue moltissime componenti fondanti e la sua sostanziale propensione al grindig obbligato, fatica a volte a scorrere bene nell’insieme.
Dal punto di vista grafico e tecnico in generale, Borderlands 2 costruisce sulle basi gettate dal predecessore, con la grafica in cel shading molto più pulita, l’effettistica migliorata, la varietà di ambienti aumentata, l’ambizione del design ancora più ardita e una versione PC finalmente in grado di sfruttare l’hardware corrente, a tal punto da far quasi impallidire le controparti console per fluidità e pulizia dell’immagine.
Borderlands 2 è letteralmente un mosaico, con i suoi tre elementi portanti, storia, gameplay e grafica, a loro volta composti da una moltitudine di ispirazioni, citazioni e ibridazioni. Sebbene erediti alcuni dei difetti del predecessore, su tutti la ripetitività di certe fasi di gioco, la propensione al grinding e un bilanciamento lontano dalla perfezione, il divertimento che Pandora è in grado di offrire è moltissimo, questa volta con qualche attenzione in più anche per i giocatori solitari. Certamente, apre bene questa nuova stagione invernale ricchissima di uscite, e si candida già sin d’ora ai primi posti dei migliori dell’anno.
Tipologia di Gioco:Borderlands 2 è un coraggioso ibrido tra sparatutto e GDR/MMORPG, con una spiccata propensione per la cooperativa a quattro giocatori, concretizzata in un game design che favorisce nettamente il lavoro di squadra. A differenza del predecessore tuttavia, questo sequel offre attrattive maggiori anche per i giocatori solitari, grazie ad una storia molto più interessante e coesa.
Come è Stato Giocato:Abbiamo completato la modalità Normale, alternando gioco in solitaria e cooperativa, in circa 20 ore, senza chiudere tutte le quest secondarie. Ci siamo poi dedicati alla seconda partita in Modalità Vero Cacciatore della Cripta, scoprendo un livello di difficoltà quasi proibitivo per i giocatori solitari. La recensione è stata realizzata su PC grazie ad un codice Steam gentilmente fornitoci da 2K.