Recensione Blu-ray Disc : Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy

Anchorman - La Leggenda di Ron Burgundy, un classico della commedia con Will Ferrell, è arrivato in un Blu-Ray di buona qualità ma scarso quanto a contenuti speciali...

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Brian: Io sono stato innamorato una volta.
Ron: Davvero? Come si chiamava?
Brian: Non me lo ricordo.
Ron: Non è un buon inizio ma.. vai avanti.
Brian: Era brasiliana.. o cinese.. insomma esotica. L’ho incontrata dentro un bagno di un supermarket. Ci siamo tastati per ore. Poi ognuno per la sua strada e non ci siamo più rivisti.
Ron: Sono più che sicuro che non era amore.
Brian: Peccato!

Demenzialità e satira. In due parole il film “Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy”, la commedia sul mondo dei telegiornali che Universal Pictures propone in alta definizione su disco Blu-ray.
Il passaggio sopra riporta una delle scene più esilaranti della pellicola: una discussione sull’amore, questo misterioso sentimento che i cronisti di Channel 4 non hanno ancora scoperto.

Ma andiamo con ordine. Contestualizziamo. Anni ’70. Ron Burgundy (Will Ferrell) è il più celebre anchorman di San Diego, leader della squadra di Channel 4 formata dai cronisti Brian Fantana (Paul Rudd), Champ Kind (David Koechner) e il meteorologista Brick Tamland (Steve Carell) che, una volta insieme in pausa pranzo, costituiscono la più alta concentrazione d’idiozia e misoginia.

Il gruppo è vincente. I sondaggi li danno sempre primi. Dopotutto, il notiziario condotto da Ron vanta notizie di prima importanza : scoiattoli alle prese con lo sci nautico, un panda che partorisce e una sfilata felina. A sconvolgere il consolidato rapporto di fiducia tra i giornalisti e i san dieghini..san diegani..hmm..beh gli abitanti di San Diego, è l’arrivo di Veronica Corningstone ( Christina Applegate), prima reporter donna della città. Mentre la nuova arrivata raccoglie consensi in redazione, Ron e colleghi cercano di ostacolarne il successo con scherzi telefonici e dispetti infantili. La bellezza di Veronica è comunque notevole e, quello che doveva essere semplicemente un appuntamento di lavoro con il signor Burgundy, evolve in una relazione. In primis adolescenzialmente amorevole e infine turbolento e bellicoso.

Il pezzo di dialogo che vi abbiamo proposto è per l’appunto proveniente dalla prima fase. Ron si è innamorato e qualcosa è cambiato in lui. E’ sempre sorridente, i capelli sono immancabilmente ordinati ma.. come dire.. è meno pirla del solito. Il mutamento è subito notato dagli amici-colleghi che colgono l’occasione per domandargli  che cosa sia l’amore; da qui seguono poi le diverse candidature dei membri alla carica di “Anche io sono stato innamorato una volta”.

La scena evocata, oltre a essere uno degli spot più divertenti della pellicola, è alquanto rappresentativa del tipo di comicità che rende “Anchorman” un piccolo gioiellino della commedia americana. La carica surreale delle ambientazioni anni ’70 consentono una visione distaccata del panorama giornalistico, facendoci apparire la televisione di “ieri” simile a quella odierna. Infatti i servizi mandati in onda sono banali e prodotti all’unico scopo di macinare ascolti e non perdere il primato della metropoli. La satira rivolta ai telegiornali e al loro criterio di scelta è veicolata da siparietti senza senso, sciocchi e simpaticamente vergognosi che, pur non dimenticando l’aspetto giocoso del trattamento, riescono a schernire esaurientemente i limiti del rapporto tra news e audience.

Lo spasso è altrettanto garantito dal tema dell’emancipazione femminile, vero ostacolo al proseguimento maschilista dell’azienda. Si scherza con le fatiche e la determinazione di Veronica che, pur avendo solo in mente il successo di carriera, diventa la beniamina di stagiste e cameriere di San Diego che, fino a quel momento, non avevano rappresentanti. La lotta dei sessi, come vi abbiamo anticipato, passa attraverso il romanticismo, ironizzando sulla cecità indotta dalla prima relazione “oltre il carnale” (indimenticabile la galoppata onirica di Ron e Veronica) e allo stesso tempo pungendo la categoria degli emittenti televisivi, raffigurandoli come adulti bambinoni più dediti al lavoro che non agli intrecci umani.

Gli spunti sono davvero tanti e il regista Adam McKay dimostra di saper costruire un ecosistema solido che, nonostante la natura folle delle sequenze, non perde naturalezza. Dopo l’uscita di “Anchorman” (2004) infatti lo ritroveremo ancora con Will Ferrell in “Ricky Bobby: la storia di un uomo che sapeva contare fino a uno” (2006), “Fratellastri a 40 anni “ (2008) e “Poliziotti di Riserva“(2010); figura anche come scrittore nel più recente “ Candidato a Sorpresa” (2012).

La provenienza dal palcoscenico del Saturday Nigh Live è comunque tangibile. McKay, qui alla prima scrittura di un lungometraggio, fatica ad allontanarsi dal meccanismo dello sketch e il ritmo del film ne risente. Non ci sono  grandi momenti di noia. Il difetto maggiore risiede nella successione di spot di grande intensità ad altri meno riusciti che forse una elaborazione più lineare poteva nascondere meglio. Il ricorso al cammeo è abbondante. Ci sono grandi nomi come Ben Stiller, Seth Rogen, Danny Trejo, Judd Apatow, Jack Black, Tim Robbins e Vince Vaughn che confluiscono quasi tutti nell’apice pazzoide della pellicola : la cruenta scena del combattimento tra telecronisti dove le schermaglie tra concorrenti confluiscono in una irresistibile lotta di quartiere.

I diversi ambienti possono contare sulla fedeltà del comparto video che Universal restituisce in una performante codifica AVC MPEG-4 in full HD 1080p a rapporto d’immagine 16:9. L’analisi fatta sul rapporto di compressione della traccia riporta un valore molto alto di bitrate che, grazie ad un mantenimento costante più unico che raro, garantisce una strabiliante rappresentanza del master cinematografico.  I dettagli sono ben visibili sulla superficie porosa dei volti e nelle finiture degli abiti. Una grana sottile ricrea l’atmosfera anni ’70 e la gradevole sensazione di visionare l’originale pellicola 35mm. La colorimetria risente anch’essa dell’approccio “old style” del director : toni ricchi, definiti, con poche sfumature e una luminosità al limite dell’incandescente che tende ad atmosfere da luce giallognola, specie nelle sequenze pomeridiane. Le finezze dello stage sono impeccabili con textures che non perdono particolari nemmeno durante l’appuntamento notturno di Ron e Veronica. Il contrasto regala un’ottima tridimensionalità, anche grazie al senso visivo del regista che, in più di un’occasione, mostra un talento compositivo ben oltre gli standard degli altri commedianti. La prestazione dei neri è buona, molto dinamica nel rispondere ai cambiamenti di gradazione tra i diversi interni.

Il comparto audio regala una codifica lossless DTS HD Master Audio 5.1 (profondità a 24bit) alla lingua Inglese mentre all’Italiano, Tedesco, Giapponese, Portoghese e Spagnolo è riservato un Dolby Digital Sorround 5.1 a bitrate 640kbps. Il mix sonoro è di alta qualità e il rapporto tra i 6 diffusori comporta una esperienza sorround discreta, anche se limitata dall’ideazione di sequenze che sfruttano al meglio solo i canali frontali. Dopotutto è una commedia e necessita che i dialoghi arrivino chiaramente udibili. Il proposito è rispettato: i parlati sono profondi e liberi nell’audio nativo, un po’ più compatti per la lingua Italiana. Lo score musicale vanta una riproduzione accurata e non è di ostacolo alle parole dei personaggi.

Dei 50 GB del disco Blu-ray, solo 33 GB circa sono occupati. Pur avendo una traccia video dalla dimensione maggiorata e una proposta audio che non bada all’economia di spazio, la capienza del supporto non è sfruttata per intero. Mentre le edizioni Home Video degli altri Paesi vantano una ricca sezione di contenuti aggiuntivi (documentari, scene eliminate, commenti audio, interviste e persino un secondo film di 1h33min ca. intitolato “Wake Up, Ron Burgundy” ), il disco italiano non ha nessuna bonus track.

Il mancato inserimento di materiale extra mina al ciclo di vitalità del Blu-ray e il giudizio complessivo non può che risentirne. Se siete già stati contagiati dalla demenza di Channel 4, probabilmente aggiungerete “Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy” alla vostra collezione. In caso contrario, la scelta è da ponderare.

La qualità video-audio del disco ne caratterizza positivamente ogni singola visione con una bontà tale da consigliarne l’acquisto. Se però volevate integrare il film con gli extra, non resta che valutare un’edizione estera o magari sperare in un futuro pacchetto che includa sia il prossimo “Anchorman 2” (“Fotti la notizia”) che i contenuti aggiuntivi che questa edizione ha dimenticato.

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