Recensione - Blackhole

Dentro al buco nero nessun tesseratto, ma un platform tutto da scoprire: la nostra recensione di Blackhole

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Armageddon, Independence Day, Gravity e persino il recente Interstellar ci hanno dimostrato che l’universo pullula di minacce, pericoli, avversità. Dall’assenza di ossigeno respirabile, passando per gigantesche rocce che vagano senza meta e alieni poco amichevoli, tutto ciò che si trova al di là della nostra adorata atmosfera è tanto affascinante, quanto mortale. Bruce Willis ci ha insegnato che basta saper scavare per salvare il mondo; Will Smith che gustarsi un buon sigaro è il modo migliore per festeggiare; Sandra Bullock che scambiare due chiacchiere con George Clooney può riservare illuminanti (e salvifiche) intuizioni; Matthew McConaughey che farsi risucchiare in un buco nero può non essere un’idea così malvagia.

I ragazzi di FiolaSoft Games, software house con base in Repubblica Ceca, hanno preso alla lettera quest’ultimo precetto e lo hanno riutilizzato come espediente narrativo di Blackhole: difficilissimo platform 2D che usa la forza di gravità come fulcro attorno al quale far ruotare tutte le meccaniche di gioco.

[caption id="attachment_143765" align="aligncenter" width="508"]Blackhole screenshot 1 Tra un livello e l’altro, Aluria interverrà spesso sia per aiutarvi nella risoluzione di alcuni enigmi, sia per svelare nuovi segreti della vera missione a cui avete preso inconsapevolmente parte.[/caption]

L’equipaggio dell’Endura è ormai esperto e a proprio agio quando si tratta di compiere viaggi nello spazio per salvare la Terra. Nessun’asteroide o extraterrestri belligeranti questa volta: solo buchi neri. Questi voraci corpi celesti con il vizio di inghiottire qualsiasi cosa gli capiti a tiro, negli ultimi tempi si materializzano con una certa costanza attorno al nostro amato pianeta e, puntualmente, tocca ai coraggiosi eroi sventare la minaccia. Nell’ultima missione, sfortunatamente, qualcosa è andato storto e l’astronave è stata risucchiata ben oltre l’orizzonte degli eventi, venendo sbalzata in una dimensione alternativa misteriosa e, guarda un po’, zeppa di pericoli e ostacoli. Nell’impatto con il suolo, la navicella è andata distrutta e tutti i membri dell’equipaggio sono dispersi. Tutti meno uno: il ragazzo del caffè, miracolosamente rimasto illeso e in compagnia dell’I.A. dell’Endura, Aluria, che lo guiderà passo dopo passo nella sua complicata epopea. Gli obiettivi sono scontati: soccorrere i compagni, riparare il velivolo e ritornare a casa possibilmente richiudendosi alle spalle il buco nero. Tra il dire e il fare, tuttavia, di mezzo c’è la raccolta dei Selfburn: sfere di energia in grado di alimentare la navicella e muoverla verso nuove ambientazioni a caccia di ricambi e scienziati da trarre in salvo.

L’avventura inizia all’interno di una hub di ragguardevoli dimensioni attraverso cui, tra un collezionabile e l’altro, raggiungere i livelli veri e propri. Ognuno di essi, per essere completato, richiede la raccolta di almeno uno dei Selfburn sparsi per l’ambientazione, ma va da sé che i veri pro, o tutti coloro interessati a scoprire le reali intenzioni di Aluria, dovranno e vorranno acciuffarli tutti. L’impresa (perché di impresa si tratta) è resa estremamente difficoltosa e impegnativa da un level design intransigente, ingarbugliatissimo e che mescola abilmente elementi platform con altri che avvicinano la produzione al genere dei puzzle game.

[caption id="attachment_143769" align="aligncenter" width="508"]Blackhole screenshot 2 Recentemente è stato rilasciato un piccolo DLC incentrato sull’addestramento che ha dovuto sostenere il ragazzo del caffè per andare nello spazio: di breve durata e nemmeno troppo difficile, ma ugualmente divertente.[/caption]

L’imperativo è ovviamente quello di raccogliere, in un’unica tornata e senza lasciarci le penne, tutti i collezionabili prima di tornare all’ingresso dello stage. Un timer incrementa ulteriormente il livello di sfida, sempre che vi interessi gareggiare in abilità con gli altri utenti che riempiono le classifiche online, ma Blackhole è già di per sé abbastanza impegnativo e ben poco accondiscendente con chi non è pronto a immolare anima e corpo alla causa. Il personaggio non possiede altre capacità oltre al salto e dovrà destreggiarsi tra lava, piante velenose, ovviamente burroni. Non basta tuttavia essere abili nell’arte che ha reso celebre Super Mario: saper calcolare le distanze è fondamentale, ma non basta. Camminando sopra le zone illuminate, la gravità cambierà conseguentemente, ruotando l’intero scenario. Una parete verticale diventa una superficie su cui camminare tranquillamente e un Selfburn poc’anzi irraggiungibile ce lo si ritrova a pochi passi di distanza.

"Dover ricominciare da capo, vuoi per una rovinosa caduta, vuoi per essere rimasti inesorabilmente bloccati, è normale routine"

Dover ricominciare da capo, vuoi per una rovinosa caduta, vuoi per essere rimasti inesorabilmente bloccati, è normale routine. Servono tentativi, molteplici esperimenti, colpi di genio prima di indovinare la soluzione dell’enigma di turno. Inoltre, anche quando si pianifica la strategia vincente, serve un’abilità con il pad sopra la media per evitare ostacoli e trappole mortali. Testa e mani devono essere estremamente allenati, pronti a continui cambi di rotta e inclini a repentine riorganizzazioni del piano prestabilito. Non bisogna naturalmente lasciarsi catturare dalla frustrazione. Le dimensioni contenute di ciascuna arena e la possibilità di affrontare il livello successivo anche solo raccogliendo i Selfburn più vicini allontanano lo spettro di un prematuro abbandono dell’avventura, ma va da sé che bisogna avere una certa vocazione per apprezzare e divertirsi con la complessa creatura di FiolaSoft Games.

[caption id="attachment_143768" align="aligncenter" width="508"]Blackhole screenshot 3 L’art design ricorda vagamente quello usato in Braid. Ci certo non si tratta di un lavoro maestoso che lascia a bocca aperta, ma abbiamo visto di peggio.[/caption]

Altri prodotti in passato, Constant C e The Bridge per esempio, avevano fuso il genere dei platform con quello dei puzzle game usando come collante la forza di gravità. Blackhole si inserisce nella stessa tradizione, esacerbando il tasso di difficoltà dell’avventura. Il risultato è un gioco in cui la prontezza di riflessi vale quanto l’arguzia nella risoluzione degli enigmi e proprio per questo, per forza di cose, finisce per tagliare fuori quell’ampia fetta di pubblico scoraggiata, sin dal prologo, da un level design che non concede sconti, né scorciatoie. Il che è un peccato, vista la precisione del sistema di controllo e il ritmo costante con cui gli sviluppatori inseriscono nuove feature che regalano brio e profondità al gameplay.

Tra il piacere a tutti per forza e il piacere per davvero a pochi, FiolaSoft Games ha fatto la sua scelta: Blackhole è un gioco per irriducibili. Chi saprà guardare oltre alla frustrazione che ogni tanto si prova, chi è solito impegnarsi a fondo in un’avventura solo superficialmente avara di soddisfazioni, avrà per lungo tempo pane per i suoi denti. Del resto sfidare la forza centrifuga di un buco nero non è cosa per tutti.

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