Recensione - Beyond: Due Anime - Anime lontane

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A nostro parere, a differenza di quanto il game designer francese non si stanca di affermare, non tutti i videogiochi dovrebbero essere come Beyond

David Cage unisce di nuovo cinema e gaming...

Quando David Cage, diversi mesi prima del rilascio, ha affermato che Beyond: Due Anime è un prodotto molto differente da Heavy Rain, molti, noi compresi, hanno dubitato delle sue parole. La direzione artistica e il gameplay apparentemente molto simili sembravano infatti indicare l'esatto contrario. Eppure, ora che le nostre prove sul gioco sono complete, possiamo affermare che il game director, su quel particolare aspetto, proprio non si sbagliava. Per quanto Beyond, come Fahrnenheit ed Heavy Rain, rappresenti un'espressione della medesima filosofia, che rilegge il videogioco e ne fa un'esperienza a cavallo tra cinematografia e interazione, le differenze con i due predecessori sono nette, e cominciano proprio con il modo in cui la storia è narrata.

Quindici anni della vita della protagonista Jodie scorrono davanti agli occhi del giocatore nelle circa 10 ore di gioco offerte da Beyond, ma non in maniera tradizionale. Laddove la caratteristica principale di Heavy Rain erano i protagonisti multipli, Beyond punta tutto sulla narrazione non cronologica. Divisa in capitoli, la trama si dipana saltando da un punto all'altro della vita di Jodie senza apparente ordine, offrendo fugaci sguardi a momenti fondamentali della sua esistenza, ora durante l'adolescenza, ora nell'infanzia, con continui salti avanti e indietro nella linea temporale. Allo stesso modo, laddove l'elemento trascinante di Heavy Rain era la soluzione di un mistero, in Beyond esso è rappresentato dal desiderio del giocatore di rimettere insieme il puzzle, di trovare i collegamenti necessari a comprendere fino in fondo lo svolgimento. L'opera ultima di Quantic Dream, tuttavia, non racconta solo la storia di Jodie, ma anche quella di Aiden, un'entità soprannaturale proveniente da un misterioso mondo parallelo, la quale accompagna in ogni momento la protagonista, influenzandone la vita in maniera molto profonda e non sempre piacevole. È infatti a causa sua che Jodie, le cui vere origini non vengono rivelate sino alle ultime ore di gioco, diventa una sorta di prigioniera della CIA, sfruttata dal governo americano per scopi di spionaggio e militari. Il profondo legame con Aiden le concede una serie di straordinarie capacità, dal muovere oggetti a distanza, al recuperare le memorie in essi insite, sino a guarire o possedere altri esseri umani, o, all'occasione, animali. Durante la narrazione, che procede come di consueto alternando filmati d'intermezzo a fasi interattive, ci si troverà per la maggior parte del tempo ai controlli di Jodie, che potrà essere mossa negli scenari con i comandi tipici di un gioco in terza persona. L'interazione con l'ambiente circostante è invece regolata da meccaniche ancor più semplificate rispetto a quelle di Heavy Rain, laddove, per compiere le principali azioni, il giocatore si troverà semplicemente a muovere l'analogico sinistro nella direzione indicata da un piccolo segnalatore bianco. Purtroppo, lo stacco dalla visuale in terza persona a quella più ravvicinata che accompagna le interazioni avviene in maniera spesso molto brusca, rovinando l'effetto cinematografico. Il predecessore Heavy Rain non soffriva di questo difetto, in quanto i quick time event presentavano un'azione diretta sull'arto del personaggio utilizzato per agire, e una simile leggerezza stilistica, per quanto non compromettente per la godibilità complessiva, ci ha sinceramente sorpreso. Sensibili miglioramenti, soprattutto dal punto di vista stilistico, si notano invece nelle sequenze di combattimento corpo a corpo, che non presentano più le icone dei tasti da premere in sovraimpressione. Starà infatti al giocatore, in base all'inquadratura, capire in che direzione muovere l'analogico per contrastare i colpi nemici, sfruttando brevi e spettacolari rallentamenti del tempo. Una volta compresa, la meccanica funziona, lasciando piacevolmente pulito lo schermo. Durante le sequenze interattive, il giocatore verrà più volte chiamato a controllare direttamente Aiden, tramite una visuale in soggettiva accompagnata dalla possibilità di navigare gli ambienti senza temere ostacoli fisici. In questi casi, l'interazione con l'ambiente circostante sarà più diretta, per quanto la necessità di rimanere a distanza molto ravvicinata da Jodie rappresenti un ostacolo spesso fastidioso.

Quantic Dream ha implementato anche una sorta di modalità cooperativa in locale, con la possibilità di far controllare Aiden a un secondo giocatore. Per quanto l'esperienza risulti in questo modo poco bilanciata, dato che il secondo partecipante finirà per rimanere inattivo per lunghi periodi, la possibilità è comunque ben accetta, e si adatta piacevolmente alla natura cinematografica di Beyond.

La divisione della trama in capitoli rende purtroppo evidente la qualità altalenante delle sequenze, alcune degne di nota, altre troppo prolungate e meno coinvolgenti. Anche le sequenze interattive, soprattutto quando il gioco osa un po' di più, simulando combattimenti a fuoco e fasi stealth, mostrano qualche cedimento strutturale, lasciando a volte il giocatore nel dubbio su quale sia la mossa successiva, oppure forzando in maniera evidente il corso di alcuni eventi. In generale, rispetto a Heavy Rain si nota un lavoro di rifinitura meno efficace su diversi aspetti registici e dell'interazione, e questo finisce per compromettere in piccola parte la godibilità dell'esperienza.

Il coinvolgimento di attori di fama internazionale, nello specifico Willem Dafoe (Spiderman, Inside Man) e Ellen Page (Juno, Inception) ha contribuito visibilmente alla qualità della narrazione, grazie alle notevoli performance. Fortunatamente, anche i comprimari riescono a non sfigurare, rendendo molto credibili i lunghi dialoghi, quasi tutti ben scritti. Per giudicare un'opera d'intrattenimento a suo modo unica, quale è Beyond, non si può infatti non riservare una particolare attenzione alla qualità della narrazione e della scrittura. Rispetto a Heavy Rain, che cercava di accattivare il giocatore con una storia a cavallo tra thriller leggero e il soprannaturale, Beyond dimostra ben altre ambizioni. La vicenda di Jodie e Aiden è decisamente più coesa e coinvolgente, senza contare le interessanti relazioni che legano la protagonista ai tre principali comprimari, i quali sino all'ultimo mantengono una duplice identità di carcerieri e padri putativi. Dal punto di vista tecnico, Beyond sfrutta con successo ogni riserva d'energia rimasta a Playstation 3, e il performance capture stacca di diverse lunghezze quello utilizzato per Heavy Rain, così come la qualità generale del rendering. Qualche compenetrazione poligonale si fa di tanto in tanto notare, ma la resa complessiva è davvero notevole, accompagnata dal design raffinato tipico di Quantic Dream, capace come sempre di rendere speciale l'ordinario.

Per quanto soffra di alcune mancanze piuttosto vistose, e di diverse sequenze sin troppo stiracchiate, Beyond riesce a fare diversi passi in avanti rispetto ad Heavy Rain proprio dal punto di vista della narrazione, proponendo una storia nel complesso più interessante e in grado di veicolare il suo messaggio in maniera credibile. Di contro, spiace non vedere risolti alcuni problemi che affliggono i prodotti Quantic Dream ormai da molti anni, come la navigabilità molto scomoda delle ambientazioni, e soprattutto colpisce il manifestarsi di imprecisioni "registiche" che da un appassionato di cinematografia come David Cage proprio non ci si aspettava.

A nostro parere, a differenza di quanto il game designer francese non si stanca di affermare, non tutti i videogiochi dovrebbero essere come Beyond. Nondimeno, quest'ultima esperienza proposta da Quantic Dream vale la pena di essere vissuta da coloro che vedono nel matrimonio tra cinema e videogame uno spunto creativo interessante. Espande i confini del concetto di "video-gioco", allo stesso tempo contraendoli violentemente con una forte impronta cinematografica, ma mantiene il suo intrinseco valore sperimentale. Molti hanno considerato la scarsa immersività come un lato negativo, ma, a nostro parere, si tratta di una scelta funzionale al contesto. Giocando a Beyond di certo non ci si sente protagonisti, e Jodie non viene mai percepita come un potenziale avatar di se stessi. Rappresenta, semmai, la protagonista di una storia che il giocatore può solo limitarsi ad osservare, influenzandola talvolta dall'esterno, in una posizione che ricorda, forse non a caso, quella di Aiden, sorta di spirito a cavallo tra il mondo reale e quello della finzione. È proprio in questa sottile relazione che intesse con il giocatore, fatta di un'interattività tanto sottile quanto funzionale all'esperienza proposta, che Beyond trova la sua ragion d'essere, e risponde a tutti coloro che si chiedono se, arrivati a questo punto, non avrebbe avuto più senso farne direttamente un film.

Tipologia di Gioco:

Beyond, in misura ancora maggiore rispetto al predecessore Heavy Rain, è un'esperienza cinematografica accompagnata da un leggero elemento interattivo. Quest'ultimo è tuttavia molto funzionale al contesto, e concede un legame emotivo con l'opera altrimenti impossibile, trovando dunque una sua ragion d'essere.

 Come è Stato Giocato:

Abbiamo recensito il gioco grazie a un codice review gentilmente fornitoci da Sony. Per completare la trama abbiamo impiegato circa 10 ore, rigiocando successivamente alcuni capitoli per scoprire i differenti finali. Le scelte, in Beyond, non sono esplicite quanto quelle proposte da Heavy Rain, ma hanno comunque in impatto interessante sulla vicenda della protagonista. Il consiglio è dunque quello di ripetere più volte l'esperienza prendendo decisioni diverse, così da scoprire tutte le possibili conseguenze.

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