Recensione - Assassin's Creed Syndicate
Gli Assassini alla riconquista di Londra: la recensione di Assassin’s Creed Syndicate
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Il profitto, in questa era del caos, è tutto. I Templari lo sanno bene e proprio per questo hanno posto uno dei loro campioni migliori, tale Crawford Starrick, proprio al centro di ogni commercio e affare che passa per Londra. Mentre il Nuovo Mondo si appresta a compiere i suoi primi passi in completa autonomia e gli scambi con l’Oriente sono ormai una prassi priva di rischi, l’oscuro macchinatore è riuscito a mettere a punto una trappola perfetta con cui si appresta a strozzare l’Ordine degli Assassini e realizzare la visione che da sempre ispira la setta di cui fa parte.
Ad opporsi al folle piano, una coppia di Assassini: i fratelli Frye. Jacob, impulsivo e temerario, intende affrontare Starrick in strada, sottraendogli potere e controllo, un quartiere dopo l’altro, ingaggiando una vera e propria guerra tra gang. Evie, ben più riflessiva e guardinga, è unicamente interessata a sottrarre ai Templari un misterioso Frutto dell’Eden custodito in qualche anfratto della città inglese. I due saranno spesso in disaccordo sulla strategia da adottare, ma nonostante i numerosi confronti, accesi e senza esclusione di colpi, uniranno le forze pur restando fedeli ai propri intenti.
Questo semplice espediente narrativo da una parte ravviva continuamente il plot, che intrattiene alla grande e si avvale di strepitose figure secondarie, tra cui Tesla, Darwin e Dickens, tratteggiati con estrema e insospettabile cura; dall’altra crea una netta divisione nello stile di combattimento dei due protagonisti e nel tipo di incarichi e missioni a cui prenderanno parte.
Fermo restando che entrambi i fratelli Frye se la cavano alla grande sia a menar le mani, sia ad arrampicarsi sui vari monumenti di Londra, Jacob non si fa problemi a gettarsi a capofitto nelle risse, Evie preferisce muoversi nell’ombra. Gli skill tree, soprattutto ai livelli d’esperienza più elevati, evidenziano le differenze di gameplay che i due veicolano, rendendo la selezione dell’Assassino una prassi tutt’altro che secondaria per la riuscita della missione di turno. Prendere in ostaggio un Templare, significa farsi coinvolgere in una scazzottata; liberare un manipolo di bambini sfruttati in qualche fabbrica, magari senza far scattare l’allarme, presuppone un’infiltrazione senza sbavature.
Ad inspessire il gameplay ci pensano poi dei combattimenti finalmente degni di questo nome e il rampino. I primi si appoggiano ad un combat system che deve moltissimo al Freeflow Combat architettato da Rocksteady Studios nei dedicati a Batman. Le incessanti offensive si alternano a contrattacchi e mosse utili a rompere la difesa dell’avversario. Dimenticatevi le ordinate e noiose tenzoni di una volta: finalmente i nemici non si faranno problemi ad accerchiarvi e fronteggiarvi senza aspettare il proprio turno. L’avveniristico gadget, altra evidente eredità del Cavaliere Oscuro, ha il non secondario merito di rendere estremamente rapida ed eccitante l’esplorazione della città. Se da un lato elimina ogni sfida nella conquista della cima dei monumenti di Londra, e tradisce una certa arbitrarietà sulle superfici su cui è possibile utilizzare l’arpione, dall’altra rende fluido, piacevole, veloce lo spostamento tra un quartiere e l’altro. Come se non bastasse, piombare sui nemici dall’alto, raggirarli scivolando da un palazzo all’altro, individuarli in tutta tranquillità, con la complicità dell’onnipresente Occhio dell’Aquila, sono tutte strategie che renderanno ancora più eccitante ed efficace la vostra caccia.
"Assassin’s Creed Syndicate riesce nel difficile compito di far dimenticare il mezzo scivolone compiuto con Unity"Assassin’s Creed Syndicate riesce nel difficile compito di far dimenticare il mezzo scivolone compiuto con Unity. Lo fa innanzitutto espiando il peccato di superbia del predecessore, rivedendo al ribasso le ambizioni grafiche del team di sviluppo: meno effetti speciali, ma frame rate quasi granitico; meno modelli poligonali ad affollare le strade della metropoli, ma meno bug; minor livello di dettaglio, ma maggiore attenzione a piccoli dettagli come le animazioni dei personaggi secondari. In seconda battuta, brilla grazie ad un gameplay profondo e parzialmente rinnovato, pur nel rispetto dei canoni che da sempre sorreggono il brand. Le carrozze rendono gli spostamenti più rapidi, il rampino ravviva le fasi stealth, il combat system dinamico rende finalmente coinvolgenti e adrenalinici le azzuffate. Permangono naturalmente alcune incertezze ormai connaturate alla saga stessa, come un level design mai eccessivamente curato o vario, o una ripetitività delle missioni che si insinua sul lungo periodo, ma anche da questo punto di vista, i centinaia di collezionabili sparsi per la gigantesca ambientazione, aiutano a spezzare la monotonia.
[caption id="attachment_147734" align="aligncenter" width="600"] Oltre alla possibilità di potenziare le statistiche dei due Assassini, potrete utilizzare le risorse recuperate in missione per creare nuovo equipaggiamento o per potenziare i membri della vostra gang. La componente ruolistica di Syndicate è estremamente convincente.[/caption]
Presentato quasi in sordina, poco pubblicizzato, per gli standard del brand, dal publisher, bistrattato da una buona fetta di audience, evidentemente rimasta scottata da una Rivoluzione Francese non così spettacolare come promesso, Assassin's Creed Syndicate si rivela un titolo avvincente sia sul piano narrativo e storiografico, che su quello prettamente ludico. Certamente non perfetto e non ai livelli di Assassin’s Creed 2, ma se c’è una strada che Ubisoft deve perseguire in futuro, è certamente quella tracciata dai carismatici fratelli Frye.