Recensione - Assassin's Creed IV: Black Flag: Grido di Libertà

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Nonostante il tema sia delicato, e non certo facile da affrontare, gli sceneggiatori hanno fatto un ottimo lavoro

Arriva il primo DLC di Assassin's Creed IV, ecco la nostra recensione...

Nonostante i risultati commerciali (purtroppo) non brillanti, Black Flag ha rappresentato il miglior possibile ritorno alla ribalta per la saga di Assassin's Creed. Come già abbondantemente evidenziato nella nostra recensione, senza grossi stravolgimenti il gioco ha saputo trarre tutto il meglio da un'ambientazione davvero azzeccata, e ha riposto nella libera esplorazione tutte le sue migliori chance, con pieno successo. 

Subito prima dell'inizio della pausa natalizia, Ubisoft ha rilasciato il primo contenuto scaricabile a pagamento dedicato proprio ad Assassin's Creed IV, risvegliando immediatamente i tristi deja vu dell'anno scorso, quando la trilogia di DLC dedicati a Re Washington (i quali accompagnavano Assassin's Creed III) era stata accolta con giustificato disappunto da pubblico e critica. Fortunatamente, Grido di Libertà è invece un'espansione nettamente più riuscita, cominciando dalla scelta del protagonista. Questa è infatti ricaduta sul quartiermastro di colore della Jackdaw, Adéwalé

Circa quindici anni dopo gli avvenimenti di Black Flag, da primo ufficiale il nostro è diventato capitano di vascello e membro della Setta degli Assassini, sebbene le sue mire siano tutt'altro che piratesche. Il Mar dei Caraibi ribolle ancora dell'eterna e romantica lotta tra fuorilegge e vascelli inglesi e spagnoli ma la bandiera nera per Adéwalé rappresenta, tutt'al più, un diversivo, atto a coprire le sue vere intenzioni, tutte rivolte a destabilizzare il commercio degli schiavi, ed a fermarne gli orrori. Nonostante il tema sia delicato, e non certo facile da affrontare, gli sceneggiatori hanno fatto un ottimo lavoro, trattando con relativa leggerezza gli aspetti più crudi della vicenda, allo stesso tempo caricando di una forte emotività il contesto di gioco. Perdipiù, il gameplay, sebbene non certo rivoluzionario rispetto a quello proposto da Black Flag, poggia con decisione le sue basi sui temi trattati nel plot, con un effetto complessivamente piacevole. Oltre a seguire le classiche missioni offerte dalla trama (le quali porteranno via al giocatore quattro ore abbondanti) ci si potrà infatti dedicare ad attività specifiche, legate alla liberazione dei prigionieri in attesa di essere venduti come braccianti. Nell'unica nuova città offerta dal DLC (ossia Port Au Prince), ci si troverà a guastare la festa ai mercanti di uomini liberando i prigionieri dalle gabbie, mentre per mare sarà possibile prendere di mira le navi negriere, naturalmente limitandosi a togliere di mezzo la scorta, così da non ferire gli schiavi. Ben più strutturata è invece l'esperienza nelle piantagioni, appezzamenti di terra votati alla coltivazione del cotone, dove ci si troverà ad eliminare (silenziosamente o meno, a seconda dei gusti) un certo numero di guardie, per poi ottenere la liberazione di tutti i braccianti. Naturalmente, nel caso si decida di forzare la mano e agire a volto scoperto, ci sarà un maggiore rischio di perdere preziose, e innocenti, vite umane, con un gameplay che come sempre incoraggia chi sa muoversi non visto. 

Tutte queste attività sono tutt'altro che secondarie, dato che il numero complessivo di schiavi liberati dall'inizio dell'esperienza darà accesso ai potenziamenti già visti nel predecessore, ossia armi ed equipaggiamento per il protagonista e miglioramenti per il vascello di sua proprietà. Messo da parte il lieve controsenso filosofico (che fa apparire gli schiavi quasi come una "moneta di scambio" da usare a fini personali), la meccanica è davvero congeniale al contesto, e funziona molto bene. Senza scadere in facili moralismi, il sotteso narrativo di Grido di Libertà si trasforma quindi in una solida base su cui si poggiano le soluzioni di gameplay, certo non rivoluzionarie per la saga, ma ben rielaborate.

Dove invece il contenuto scaricabile non ottiene pieno successo è nel suo andare in netta controtendenza con il senso di libertà offerto dal gioco originale, tanto fondamentale, tra l'altro, per la sua piena riuscita. La mappa di piccole dimensioni non offre infatti molto da fare se non le attività strettamente legate alla trama e alla tratta degli schiavi, costringendo il giocatore a seguire pedissequamente il sentiero tracciato dagli sviluppatori. Se di per sé la cosa non rappresenta un male, è comunque un peccato che uno dei capisaldi di Black Flag risulti del tutto messo da parte in questo DLC, al quale un maggior numero di attività secondarie certo non avrebbero fatto male, soprattutto considerato il prezzo di acquisto non proprio economico, solo in parte giustificato dalle cinque ore complessive necessarie al completamento.

Se Black Flag ha rappresentato per voi un gradito ritorno della saga a fasti da tempo sopiti, e soprattutto se per qualche ora potete fare a meno della libera esplorazione associata per antonomasia al marchio Assassin's Creed, Grido di Libertà può rappresentare un valido acquisto, soprattutto grazie alla storia interessante e alle meccaniche di gameplay su di essa basate. Tutto sommato, un discreto lavoro da parte degli sviluppatori, che se non altro si sono preoccupati di offrire un'espansione "vera", dotata di una sua storia e di una ragion d'essere, caratteristiche le quali, purtroppo, non sempre contraddistinguono i DLC a pagamento.

Tipologia di Gioco:

Grido di Libertà prosegue la saga di Ubisoft con un DLC che approfondisce le vicende umane di uno dei protagonisti più interessanti di Black Flag. Tra combattimenti ed esplorazione navale e classiche missioni sulla terraferma, la trama dedicata al commercio di schiavi si affianca a un'ambientazione meno vasta rispetto a quella del gioco originale ma, tuttavia, decisamente interessante.

Come è Stato Giocato:

Abbiamo testato il DLC grazie a un codice di download gentilmente fornitoci da Ubisoft.

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