Recensione - Apotheon
Apotheon, l'action adventure platform di Alientrap, alla prova del nove diverte ed affascina
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Mentre l’umanità attende impotente la sua ora, è l’unico che tenta di ribellarsi agli Dei Olimpici che di punto in bianco sembrano volersi disfare dei fragili abitanti della Terra. Zeus, che pur un tempo li amava, ha ordinato la distruzione totale degli esseri umani, accusati di un progressivo indebolimento fisico e di una condotta morale sempre più licenziosa, coinvolgendo nel diabolico progetto altre figure mitologiche che sono intervenute devastando i villaggi con calamità naturali o facendo marciare i loro eserciti. Non tutti sono d’accordo con questa soluzione perentoria e violenta. Era, moglie di Zeus e figura cardine dell’Olimpo, trama alle spalle del marito, chiamando al suo cospetto Nikandreos per impartirgli una serie di missioni con cui riuscirà a sconfiggere, una dopo l’altra, le divinità avverse sino a incrociare le spade con Zeus stesso.
La trama, con Era al posto di Atena, non si discosta più di tanto da quella gustata nel terzo capitolo di God of War, ma se la forza di Apotheon non risiede di certo nel plot, da un punto di vista artistico ha ben poco da invidiare alla saga di Sony Santa Monica Studio. Nonostante il mutismo del suo protagonista, la vicenda è incalzata dalle numerose apparizioni di eroi e figure mitologiche della Grecia classica, che faranno la felicità di tutti gli appassionati all’argomento. Gli artisti di Alientrap, in antitesi con l’epopea di Kratos, hanno optato per una aderenza quasi totale all’immaginario tradizionale. Lo stile grafico adottato, tanto per cominciare, riprende la tecnica della ceramica a figure nere, il cui il massimo esponente storicamente accertato è Exekias (vissuto orientativamente nella seconda metà del 500 a.C.). Eroi, mostri e creature mitologiche non si discostano eccessivamente dalle raffigurazioni antiche ammirate sui libri ai tempi della scuola: sia quando c’è da rappresentare un’Afrodite “taglia forte”, sia quando lo schermo si riempie di Satiri equipaggiati di code di cavallo (e giganteschi falli ben in vista), il tentativo di attenersi ai canoni estetici e stilistici greci è degno di lode. Dello stesso tono è la colonna sonora: coerentemente con quanto decretato dalla storiografia, teatrale e non, le musiche, come allora, sono composte esclusivamente da clarinetti, percussioni e lira. Il risultato è un comparto grafico-sonoro d’impatto, evocativo e suggestivo sia quando si tratta di esplorare foreste immerse nella nebbia, sia quando vi ritroverete a combattere, per la gloria di Ares, tra fontane che zampillano sangue e oscuri passaggi segreti.
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Se la fase esplorativa è caratterizzata da un ottimo equilibrio e un ritmo bilanciatissimo, l’ambito più critico riguarda il combat system. Nikandreos, pur partendo senza armi, in breve tempo si ritroverà nell’inventario un ragguardevole numero di strumenti di morte. Pugnali, spade e mazze per gli scontri ravvicinati. Lance e tridenti per mantenere un distacco di sicurezza dai nemici. Archi, frombole e giavellotti per attacchi dalla distanza. Inoltre, come se non bastasse, all’occorrenza il nostro può equipaggiarsi di scudi, torce per farsi luce nei cunicoli e bombe con cui abbattere interi gruppi di avversari. Un arsenale di tutto rispetto che, tuttavia, necessita di un uso saggio e razionale per rendere al meglio. Complice la presenza della barra della stamina, che tende a prosciugarsi ad ogni offensiva sferrata, dovrete saper centellinare i vostri attacchi, proteggendovi con lo scudo e attaccando al momento più opportuno. A rendere il tutto ancora più profondo ci pensa l’uso che si fa dell’analogico destro: utilizzato per mirare con archi e frombole, nel caso di armi bianche controlla il braccio di Nikandreos, permettendovi di colpire frontalmente, dall’alto verso il basso o dal basso verso l’alto. Visto che i rivali si nasconderanno spesso e volentieri dietro a pesanti corazze, e non mancheranno di battere in ritirata appena se la vedranno brutta, imparerete presto a penetrare le loro difese concentrando i colpi nelle zone più sensibili.
"Se la fase esplorativa è caratterizzata da un ottimo equilibrio e un ritmo bilanciatissimo, l’ambito più critico riguarda il combat system"Le problematiche sorgono non appena vengono a galla le frizioni tra un combat system così ben architettato, e improntato su duelli basati su lunghe fasi di studio, e battaglie in cui si viene incalzati su più fronti da un nutrito numero di felloni. Nonostante la pratica (e il sangue freddo) avrà sempre il suo peso nell’economia dei battibecchi, cedere al button mashing indiscriminato è purtroppo una costante: forti di una barra di salute facilmente rimpinzabile, il più delle volte lascerete che sia il vostro miglior equipaggiamento a fare la differenza.
[caption id="attachment_139888" align="aligncenter" width="600"] Apotheon - screenshot[/caption]
Ciononostante, le caotiche baruffe che vi distoglieranno dall’obiettivo finale, impallidiranno di fronte ai convincenti (e numerosissimi) boss fight che si intrapongono tra voi e Zeus. Le meccaniche che introducono, in alcuni casi, non si limitano al semplice scontro, ma vengono proiettate e diluite lungo tutto il dungeon di turno. Artemide, dea della caccia, vi tramuterà in cervo, sfidandovi a eludere le sue trappole, prima di concedervi lo stesso diritto per offrirvi la possibilità di ucciderla. Ares pretenderà che uccidiate per lui giganti e creature fameliche, prima di concedersi in un tecnico (e spossante) scontro uno contro uno. Prima di dissetare la vostra lama del sangue di Poseidone dovrete esplorare isole e tempi perduti nell’oceano. La varietà di situazioni e il divertimento che se ne trae è tale che si prova un certo dispiacere a limitare la propria scia di assassinii ad alcune divinità, senza prolungare la propria carneficina a tutto il nutrito panteon dell’Olimpo.
Una carneficina che, tra l’altro, vi richiederà almeno dieci ore per essere portata a termine. Naturalmente, se vorrete acciuffare tutti i tesori nascosti ed esplorare ogni angolo del gioco, di ore ve ne serviranno quasi il doppio: una longevità più che buona per un titolo del genere.