Recensione - Anodyne - Un'avventura onirica
Recensito l'action/adventure indie di Sean Hogan e Jonathan Kittaka
Anodyne è quindi un action/adventure, dalla mappa di gioco molto estesa, esplorabile liberamente per la maggior parte, salvo quelle determinate aree che si aprono all'accesso solo dopo l'ottenimento di un determinato oggetto. Il protagonista è Young, un giovane (!) che affronta qualcosa che non è mai ben chiaro se sia un sogno, un'avventura che crea nella propria testa o qualcosa di reale. Ciò provoca nel giocatore, decisamente allo sbando sia per l'iniziale spaesamento, sia per la totale mancanza di coerenza tra le ambientazioni, una sensazione di disagio, a tratti disturbante, che lo accompagnerà per tutta la durata del gioco.
Il gioco si apre con Young catapultato in una lugubre strada, che sembra uscita da un'apocalisse di qualche tipo, per poi ritrovarsi nel Nexus, una sorta di hub dal quale accedere in maniera rapida alle varie aree del gioco, comunque collegate tra loro nell'esteso mondo. Capita quindi di spostarsi da una pacifica e ridente pianura, con tanto di laghetto ad una inquietante foresta, da picchi di poetica bellezza a lugubri caverne, esaurendo la tradizione iconografica del genere; ma, parallelamente, ci sono altre ambientazioni di ben altro tipo, come squallidi hotel, zone che sembrano appartenere ad un'altra dimensione, una palude dalle acque rosso sangue. Il giocatore non sai mai dove finirà, e per quanto provi a prevederlo rimane sempre piacevolmente stupito dalla varietà dei luoghi che si ritrova ad attraversare, gustandosi anche delle citazioni non da poco.
"Il giocatore non sai mai dove finirà, e per quanto provi a prevederlo rimane sempre piacevolmente stupito dalla varietà dei luoghi che si ritrova ad attraversare"[caption id="attachment_103408" align="aligncenter" width="480"] Anodyne - screenshot[/caption]
La coerenza, non quella naturale della quale si parlava prima, ma strutturale, del mondo di gioco, è infatti totale. Esso è suddiviso in innumerevoli schermate, proprio come in Link's Awakening, e queste si succedono in un sapiente ordine, figlio di un level design che sembrerebbe frutto del lavoro di sviluppatori esperti. L'esplorazione è quindi incoraggiata, perché dà divertimento, soddisfa le voglie del giocatore, premiandolo, sia con l'ottenimento di particolari carte, necessarie per procedere e completare l'avventura, sia restituendogli alcuni scorci particolarmente evocativi, nonostante la natura 16 bit del titolo.
La bontà del level design è apprezzabile ancor di più in quelli che sono i dungeon del gioco, le aree più intricate, al termine delle quali bisognerà combattere contro il classico boss. Non sono mai troppo difficili da affrontare, ma alcune fasi risultano davvero sfiziose da giocare, facendo molto affidamento sulle capacità platformiste del giocatore, al quale sono richiesti balzi in successione o precisi al pixel. Simile il discorso per i boss, per la maggior parte difficili, ma che mai fanno arrivare a picchi di frustrazione.
[caption id="attachment_103410" align="aligncenter" width="480"] Anodyne - screenshot[/caption]
Sullo sfondo dell'avventura di Young non vi è alcuna linea narrativa, ed anzi gli sviluppatori giocano molto sulla sua assenza mettendo in bocca ad un personaggio particolare discorsi pomposi ma in realtà del tutto superflui. Ancora di più quindi ci si sente liberi, ancora di più si prova quella sensazione di mistero e coinvolgimento, mai però di sicurezza, sempre con un certo timore in ogni passo che facciamo.
Il merito è anche di una colonna sonora che, anche dietro i brani meno lugubri nasconde una certa inquietudine, e testimonia una maestria rara, un gusto non comune, da parte del suo realizzatore, Sean Hogan. In breve, la colonna sonora di Anodyne è meravigliosa, una delle più belle che ci sia capitato di sentire recentemente. Il connubio tra la musica e le ambientazioni è praticamente perfetto, ed è un'esperienza stupenda attraversare zone rese attraverso una basilare ma finemente realizzata grafica in 16 bit con quelle note, ammirando ogni singola schermata e lasciandosi catturare dall'ottima direzione artistica. La magia di Anodyne è fatta quindi da ingredienti semplici, ma che messi insieme lo rendono una un'esperienza veramente coinvolgente.