Recensione - Aliens: Colonial Marines - Rianimazione
La saga di Alien sembra avere ormai esaurito la sua capacità di stimolare la creatività degli autori
Recensito l'atteso sparatutto firmato Gearbox
Sebbene fosse dunque lecito aspettarsi una resa grafica non al passo con i tempi (e peraltro, bug e compenetrazioni a parte, non del tutto disprezzabile, soprattutto su PC), Aliens: Colonial Marines non è riuscito a convincerci, soprattutto nell’offerta singolo giocatore. La breve campagna si colloca tra la seconda e la terza pellicola, narrando la vicenda di un squadra di marine coloniali inviati per recuperare l’equipaggio della USS Sulaco. Per quanto, sin dalle sequenze iniziali, il gioco faccia sfoggio di tutto il suo impianto scenico, molto coerente con l’universo di Alien, il design dell’oggettistica e gli effetti sonori perfettamente riprodotti non sono sufficienti a rendere omaggio al materiale d’ispirazione. L’intera campagna singolo giocatore soffre infatti di una linearità esasperata, al punto che i percorsi all’interno dei livelli, aperti o chiusi che siano, possono tranquillamente essere riassunti con la parola “corridoio”. Un interminabile tunnel, con gli Alien a fare da unico ostacolo verso il successivo checkpoint, e non serve molto tempo per rendersi conto che il problema più grosso del gameplay sono proprio gli alieni. Chiunque abbia un minimo di familiarità con le pellicole non riconoscerà in questi anonimi nemici una delle razze di predatori più intelligente e spaventosa che mente umana abbia mai concepito, e questo rappresenta uno dei fallimenti più grandi di Aliens: Colonial Marines. Caduta questa cruciale tessera del domino, le restanti non potranno che subire il medesimo destino, condannando del tutto l'immedesimazione. La verità è che un fan della saga cinematografica e un giocatore che neanche ne conosca l'esistenza finirebbero per giocare esattamente nel medesimo modo a questa produzione, lo stesso sbadiglio soffocato all'ennesimo corridoio costellato di impacciati xenomorfi. Oltre a difettare di drammatiche entrate in scena, questi ultimi affollano le ambientazioni in numeri spropositati, con un effetto più comico che spaventoso. In altre parole, alla fine delle circa sei ore di gioco, nei suoi momenti più concitati la campagna vi avrà spaventato quanto una scatola a molla di Halloween.
Non si tratta peraltro di cieca intransigenza nei confronti di un prodotto attorno al quale si sono indubbiamente create aspettative smisurate. Qui purtroppo le basi per un buon gioco mancano del tutto, partendo dalle fondamenta, ossia il game e il level design. Le ambientazioni/corridoio, le medesime banali situazioni riproposte quattro o cinque volte di fila (“difendimi, mentre apro la porta!”), l’intelligenza artificiale inesistente e l’inclusione dell’iconico sensore di movimento come mero fan-service fanno sistematicamente a pezzi qualunque barlume di divertimento e coinvolgimento. Qualche variazione sul tema farà talvolta capolino tra un corridoio e l’altro, senza tuttavia aggiungere molto al valore dell’opera. Tra strambi alieni ciechi (protagonisti di una sequenza sin troppo stiracchiata), non meglio precisati mercenari e una prevedibile quanto mal realizzata resa dei conti con una Regina, le cinque/sei ore di gioco scivolano via lasciando ben poco al loro passaggio, e finiscono per tradire anche l’unica cosa che ad un fan non si dovrebbe mai toccare, ossia la fedeltà alla licenza, quantomeno dal punto di vista narrativo. La possibilità di affrontare la campagna in cooperativa per due giocatori non aggiunge né toglie molto al gameplay, dato che quest’ultimo non è stato studiato per supportare in alcun modo la presenza di due giocatori, e si rivela inoltre mal implementata dal punto di vista tecnico, con vari problemi di sincronia rilevati durante la nostra prova.
Se della campagna singolo giocatore rimane davvero poco da salvare, il comparto multiplayer riesce fortunatamente a regalare qualche ora di divertimento, grazie soprattutto a una modalità particolarmente azzeccata, Sopravvissuto, e alla possibilità di giocare nei panni degli Alien, con un’opportuna visuale in terza persona. Sebbene le mappe non siano molte, limitando la longevità del comparto, gli scontri online si sono rivelati perlopiù divertenti, nonché in grado di dare un senso al sistema di sblocco dei miglioramenti delle armi (sotto forma di accessori come mirini, caricatori aumentati e simili), del tutto superfluo durante la campagna.
Tanto al cinema quanto sugli schermi da gioco, la saga di Alien sembra avere ormai esaurito la sua capacità di stimolare la creatività degli autori. Dopo l'imbarazzante tentativo di riportarla in voga al cinema con Prometheus, Aliens: Colonial Marines non fa che confermare quanto sopra, offrendo tutt'al più qualche ora di sano divertimento online, un controvalore comunque molto povero per l'esborso richiesto. Il consiglio, sempre e comunque in seguito a un ribassamento di prezzo, è limitato solo ed esclusivamente ai fanatici della saga, che potranno se non altro godere delle molte citazioni disseminate un po' ovunque, sebbene, per ironia della sorte, siano anche coloro destinati a soffrire in maniera molto più intensa i molti difetti di questa produzione.
Tipologia di Gioco:Aliens: Colonial Marines è uno sparatutto in prima persona ambientato nell'universo fantascientifico creato da Ridley Scott e consacrato dal successore James Cameron. L'offerta ludica divide nettamente il comparto multigiocatore e quello single player (uniti peraltro dalla possibilità di sbloccare gli stessi upgrade e utilizzarli in entrambe le modalità), e vi affianca la possibilità di giocare la storia anche in cooperativa per due giocatori.
Come è Stato Giocato:Abbiamo completato la campagna al livello di difficoltà Normale dei quattro disponibili, per poi effettuare alcune prove a quello superiore, scoprendo come il bilanciamento sia approssimativo, portando a picchi di difficoltà notevoli sin dalle prime battute. Abbiamo successivamente testato qualche livello in cooperativa e il multigiocatore, per un totale di circa 12 ore di gioco complessive.