Recensione - Abyss Odyssey - Nelle profondità di Santiago

La nostra prova del roguelike di ACE Team, Abyss Odyssey

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Abyss Odyssey è la nuova avventura dello sviluppatore indipendente cileno ACE Team, un titolo che evidenzia in maniera netta le potenzialità della squadra, già venute fuori da altri titoli (Zeno Clash, Rock of Ages), ma che non riesce a convincere appieno, forse per il primo approccio ad un genere, il roguelike, di difficile interpretazione. O magari no, perché di titoli appartenenti al genere riusciti al primo tentativo è pieno il mondo, ma è quello che vogliamo pensare, perché si rintracciano nella produzione elementi interessanti, dalle basi del gameplay all'ispirazione, che però non vengono adeguatamente supportati da un impianto e da un'offerta ludica all'altezza. Ed allora ritentare è quasi un obbligo.

Il dungeon composto da molteplici livelli che è tradizionalmente teatro di avventure inquadrate nella stessa categoria è quello partorito dall'immaginazione di un potente stregone, del quale è possibile conoscere la storia raccogliendo le pagine di un misterioso diario nel corso dell'esplorazione. E' la concretizzazione fatta di rocce, piante e ghiaccio dei suoi sogni, egli dorme, e intanto partorisce mostri, ma in un angolo della sua dimensione onirica c'è spazio anche per una donna, che una volta amava, Katrien, che sarà il personaggio con il quale il giocatore affronterà la sfida (altri due sono comunque sbloccabili e magari utilizzabili da un secondo giocatore, essendo presente una gradevola modalità cooperativa, sia locale che online).

[caption id="attachment_132881" align="aligncenter" width="600"]Abyss Odyssey - screenshot Abyss Odyssey - screenshot[/caption]

Ci si cala quindi in una questo abisso, le cui stanze il gioco genere in maniera casuale, e si procede dritti spediti verso il suo punto più basso, lì dove risiede l'origine del male, mentre nel percorso si affrontano mostri e si evitano trabocchetti. La struttura roguelike del titolo è evidente fin da subito, il personaggio che si controlla cresce d'esperienza e matura nuove abilità mano a mano che si scende sempre più, assecondando quella caratteristica definitoria del genere secondo la quale nessuna partita è sprecata, ognuna porta qualcosa in dote all'eroe, anche quando si muore, e si è costretti, come qui avviene, a ripartire dall'inizio, a ricominciare la propria discesa (a meno che non si acquisti un costoso oggetto, che permette di stabilire un accampamento temporaneo in un qualunque livello). C'è in Abyss Odyssey un elemento intermedio tra la vita e la morte, ovvero la temporanea impersonificazione di un soldato, il cui compito è quello di raggiungere un apposito altare, dal quale resuscitare l'eroe caduto; in caso di riuscita, si prosegue da lì, se anche il soldato muore, si torna in superficie.

"Si accompagna ad una struttura ben congegnata un sistema di combattimento interessante"

Si accompagna a questa struttura ben congegnata un sistema di combattimento interessante, che non premia il button mashing ignorante, ed anzi richiede una certa dose di strategia, nonché la conoscenza della velocità degli attacchi performabili e della distanza alla quale opera ognuno di essi. Non si raggiungono ovviamente i picchi del picchiaduro a incontri, ma si capisce fin da subito che ogni battaglia con i mostri dell'abisso può essere letale, ed allora meglio non eccedere con l'istinto, e ragionare. In realtà, una volta presa confidenza con il set di mosse del personaggio, arrivare all'ultimo piano dell'abisso è tutt'altro che difficile, e persino lo scontro finale non esalta la sfida assolutamente più che sostenibile della produzione; è il primo scricchiolìo di un impianto che non crolla, ma non spicca certamente per solidità.

[caption id="attachment_132882" align="aligncenter" width="600"]Abyss Odyssey - screenshot Abyss Odyssey - screenshot[/caption]

Nel suo essere accessibile, Abyss Odyssey si dimentica infatti di qualche orpello che avrebbe potuto arricchire in maniera significativa la qualità della sua offerta: la gestione dell'equipaggiamento è estremamente basilare, è possibile acquistare nuove armi e qualche oggetto, ma spesso mancano i soldi, visto che i prezzi sono sempre sballati rispetto al grado di progressione nell'esplorazione, ed anche quando si riesce ad ottenere, comprandole o trovandole, armi di particolare potenza, non si percepisce in maniera sensibile la differenza. Viene quindi a mancare quello che dovrebbe essere un graduale e soddisfacente senso di progressione, ed i completamenti successivi al primo, che dovrebbero aggiungere qualcosa in più all'avventura, risultano invece ad esso identici. Un vero peccato, perché la voglia di giocare numerose volte ci sarebbe, anche solo per apprezzare la qualità visiva del titolo ed il suo particolare immaginario.

Abyss Odyssey è infatti ambientato a Santiago del Cile, nel XIX secolo, e non si preoccupa di fondere un certo realismo storico, quello che è il riferimento per la realizzazione delle strutture e dei personaggi umani, come i soldati, perfetti e caratteristici nelle loro uniformi, con un immaginario che pesca a piene mani dalla tradizione e dal folklore centramericano, in maniera affascinante, perché grazie ad essa si ammirano creature diversi da quelle che comunemente si è abituati a vedere, che si muovono in ambientazioni non originali, ma attraenti, componendo un bel quadro purtroppo sporcato da occasionali scatti (nella versione PlayStation 3, sono invece assenti su PC). E poi c'è quel tratto delicato che tratteggia tutto ciò che appare su schermo che non può non conquistare, e che ben convoglia una sensazione di fascinosa malinconia, alla quale contribuisce anche una selezione di brani che suona note ora minacciose, ora tristi. Non c'è spazio per la retorica eroica in Abyssy Odyssey, vive in una dimensione più posata, quasi intima, e potrebbe essere questa la base dalla quale partire per un eventuale, augurabile seguito del gioco, che ne colmi le lacune ed esalti la qualità dei suoi buoni elementi.

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