Real Steel - la recensione
Da un racconto di Matheson un film per famiglie tra i più classici ma anche tra i più riusciti, tutto centrato sui due protagonisti come si conviene...
InReal Steel non c'è davvero nulla di Steel, il racconto di Richard Matheson (poi diventato un episodio di Ai confini della realtà, poi ripreso dai Simpson in una puntata in cui Homer si finge robot pugile), se non l'idea che in un futuro molto prossimo (circa una trentina d'anni da oggi) il pugilato diventi uno sport da robot, così da soddisfare l'esigenza di violenza sempre maggiore del pubblico.
Al timone c'è Shawn Levy, navigato mestierante della commedia qui prestato all'epica padre/figlio di un film che si colloca subito tra i suoi migliori, per equilibrio, inventiva e raffinatezza. Una raffinatezza che è prima di tutto di scrittura.
Alla base c'è inoltre l'utilizzo di uno scheletro ineccepibile, quello di Rocky (ed è già il secondo film questo mese), esplicitamente citato nell'incontro finale in più di un momento (il campione che incontra un signor nessuno, i russi come nemici, alcune fasi di combattimento prese da Rocky III, la resistenza incredibile e l'urlo liberatorio).
Tutto questo Levy lo amalgama davvero bene, aggiungendo anche un tocco più country, fatto di ambientazioni campagnole statunitensi, fiere di paese e camion, insomma ancorando alla contemporaneità un racconto che dovrebbe essere di fantascienza e che così diventa di prossimo futuro.
Se molti film raccontano sempre la stessa storia (e Real Steel è senz'altro uno di quelli) non tutti sono in grado di farlo con una leggerezza, un'abilità e un'inventiva simili.