Rat-Man 114: Non avrai altro Dio, la recensione
Junior legge le avventure a fumetti di Rat-Man alle prese con la minaccia del Normalizzatore...
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Si presenta in modo strano, questo Rat-Man 114. Comincia subito con Non avrai altro Dio, nella quale troviamo il piccolo Junior intento a leggere l'ultimo numero di Rat-Man (lo stesso che il lettore tiene in mano, sia mai che Leo Ortolani si lasci sfuggire l'occasione di giocare con il metafumetto) prima di andare a dormire. Il bambino sta crescendo: nella serie gli anni trascorrono come nel mondo reale, e continua a incarnare l'anima più pura del lettore di fumetti, il sognatore che osserva incantato i supereroi con una fede quasi cieca in loro, ricordandoci per certi aspetti il giovane Deboroh che sognava di diventare Rat-Boy.
Il supereroe in calzamaglia gialla deve affrontare il Normalizzatore, un personaggio attraverso il quale l'autore fa satira sul razzismo e sull'odio presenti nella società odierna; tra immigrati, omosessuali e handicappati non viene risparmiato nessuno dalla pioggia di gag pungenti e prive di qualunque autocensura che ci ricordano Le meraviglie della natura e Le meraviglie della tecnica.
Il Rat-Man interviene per aiutare il piccolo Junior, anche se il suo intento non sembra essere altruistico ma finalizzato a essere adorato; la trasfigurazione del supereroe da paladino della giustizia a figura opportunista è un interessante spunto di riflessione che spinge il lettore a osservare più attentamente entità all'apparenza simili, distinguendo chi compie buone azioni per motivi nobili e chi lo fa con secondi fini o per alimentare il proprio ego. Ma Junior sembra di essere in grado di giudicare, forse anche perché ha con sé il mantello che gli ha donato Rat-Man, e chissà che un giorno non segua le sue impronte, così come Rat-Boy ha fatto dopo aver ammirato la Prima Squadra Segreta. Lo vedremo forse raccogliere le orecchie da topo in eredità, come un novello Miles Morales?