Rat-Man 100: E venne il giorno!, la recensione

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Questo non è un numero di Rat-Man.

No, chi vi scrive non si crede il nuovo René Magritte, ma sorprendentemente il centesimo numero delle avventure del supereroe in calzamaglia gialla, non contiene una storia a fumetti su di lui.

Il protagonista di E venne il giorno! infatti è Leo Ortolani, che come il Fellini di  decide di creare un episodio speciale incentrato sulla sua natura di autore, seguendo la scia che aveva disegnato sull'acqua la barchetta de La Storia Finita, una delle sue storie più riuscite. Si tratta di un momento importante per il fumettista parmense, che sulla linea del traguardo del centesimo numero del suo fumetto più longevo fa un bilancio su passato, presente e futuro di Rat-Man e della sua carriera d'autore. Nel farlo chiama a raccolta molti suoi personaggi anche provenienti da universi narrativi differenti da quello di Deboroh La Roccia (Mucca che Dorme, Sedobren Gocce, e qualche sorprendente ripescaggio...) per raccontarsi senza alcun filtro, condividendo con i suoi lettori le gioie, i dubbi e i timori di questo preciso momento della sua vita.

"Rat-Man si concluderà col numero 100!", questa la promessa che Ortolani ha rinnovato più volte in questi anni ai suoi lettori, convinto che una storia debba avere un principio, uno sviluppo e una conclusione.
Ma ora che quella promessa non è riuscita a mantenerla, come si giustifica? Si giustifica benissimo, ve lo assicuriamo, fornendoci un approfondimento di quel pensiero, coerente con quanto affermato in precedenza ma al contempo evolutosi in tutti questi anni. Ortolani si fa trasportare dalla storia e attraverso questo percorso, in grado di sorprendere se stesso per primo, mette al corrente i suoi lettori della responsabilità che si sente gravare addosso, in una fase della sua carriera che inevitabilmente porterà grandi cambiamenti e la possibilità (e l'obbligo?) di sperimentare nuove strade.

Il disegnatore apre alcune finestre sulle sue prime opere, su fumetti che avrebbe voluto realizzare ma che forse non vedranno mai la luce, su progetti futuri che forse vedremo sviluppati tra qualche anno. È una fotografia a 360° di Leo Ortolani, un autoritratto a fumetti dell'autore, che possiamo mettere sullo scaffale assieme ai suoi altri albi sicuri che non invecchierà mai.
Se una persona si definisce sulla base di come si relaziona con quelli intorno a lui, qui Ortolani ci permette di scoprire qualcosa in più sulla sua vera natura: lo vediamo alle prese con la sua famiglia, con i suoi fan, con i suoi colleghi. Dietro l'umorismo che ammanta ogni pagina è chiaro che l'autore abbia voluto aprire il cuore per condividere una fetta di sé più personale, più intima, forse anche per ringraziare il suo pubblico per averlo accompagnato in questo lungo cammino.

Ma il talento forse più grande di Leo Ortolani è quello di farci ridere. Tanto. A voce alta, mentre siamo in luoghi pubblici perché non possiamo aspettare a leggere il nuovo numero di Rat-Man quando siamo arrivati a casa e non c'è nessuno intorno a noi.

Quanto descritto nei paragrafi precedenti sarebbe il perfetto soggetto di una bella graphic novel autoriale, fatta di tavole silenziose e personaggi immersi nell'ombra di una scala di grigi. Ortolani invece riesce a rappresentare tutto ciò facendo convivere profondità e leggerezza, non alternando i momenti di riflessione e quelli divertenti, bensì intrecciandoli spesso nella stessa vignetta.
Abbiamo seguito per tanti anni quello che riteniamo una delle migliori matite del fumetto italiano e, con un simile talento e una costante voglia di raccontarsi e rinnovarsi, continueremo a farlo qualunque sarà la strada che intraprenderà dopo Rat-Man.

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