Rare Beasts, la recensione | Venezia 76
Arrabbiata, determinata e pronta a sovvertire i consueti stereotipi di genere, Rare Beasts è una commedia d'esordio promettente
Gli uomini di Rare Beasts sono ostacoli e intrattengono relazioni tossiche con la protagonista, spesso proprio violente, di certo meschine ed odiose. Perché quello che Billie Piper odia è l’approccio violento alla vita, e a prescindere dall’età! Anche il figlio della protagonista è una zavorra, un polo di negatività che le funesta la vita, non diverso in fondo da questo fidanzato iper-conservatore, ridicolo e spesso così bisognoso e problematico da sembrare egli stesso un bambino (in una scena abbastanza chiara fa i capricci).
E anche quando Rare Beasts si fa massimalista negli attacchi, preso da una foga che non riesce a domare per tutta la sua durata, ha sempre il pregio di un’onestà indubbia, di una spinta, una pressione e un desiderio autentico di realizzare una commedia combattiva, divertente e piena di prese di posizione. Anche quando è più autoindulgente Billie Piper rimane indubbiamente una voce, una scrittura e nel complesso una scoperta della Settimana della Critica di Venezia da tenere d’occhio.