Rapunzel - L'intreccio della torre: la recensione

Una ragazza passa tutta l'adolescenza chiusa in una torre, in modo che la strega che l'ha rapita possa sfruttare i suoi capelli magici. Classica storia Disney, senza grossi difetti, ma priva anche di pregi che conquistino veramente...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Rapunzel - L'intreccio della torreRegiaNathan Greno, Byron Howard
Voci originali
Mandy Moore, Zachary Levi,Donna Murphy, Ron Perlman, M.C. Gayney, Jeffrey Tambor Uscita03-12-2010La scheda del film  

Rapunzel rientra nella classica tradizione delle fiabe Disney, senza il tentativo di inserire una modernità più o meno convincente, come avviene nei prodotti DreamWorks. Al massimo, si può dire che la trama della favola (una ragazza segregata in casa dalla strega cattiva) sembra più uscire dalla cronaca nera che dai racconti per bambini (chissà come verrà letto in Austria). E sicuramente molti si congratuleranno per la serietà dei temi trattati, soprattutto a livello di metafora psicanalitica, anche se poi il film non ci punta più di tanto.

La pellicola ha sicuramente dei momenti gradevoli, soprattutto all'inizio, come la canzone della madre strega che stimola tutte le paure che deve avere la figlia. E delle scene surreali come lo scontro uomo-cavallo. Ma tante cose sono viste e straviste, tanto che sembra di assistere a uno dei classici prodotti che la Disney ci propone da almeno dieci anni.

Non mancano, ovviamente, tanti buoni sentimenti che dovrebbero farci commuovere. Un po' di azione che tenta disperatamente di risultare cool. Le solite canzoni espositive. Un animaletto simpatico e che fa sorridere. E un filo di noia, che non manca mai. Insomma, la cosa che veramente stupisce è che la "cura Lasseter", per quanto riguarda l'animazione non Pixar, non sembra aver avuto effetto.

Il che, se ci pensate, non ha senso, a meno di voler vedere anche Rapunzel come un ennesimo prodotto ereditato da Lasseter e senza la possibilità di fare grandi cambiamenti (ma è ancora possibile, dopo gli anni passati dall'inizio del suo incarico?). Insomma, come mai uno con la Pixar riesce a dar vita a dei capolavori immensi e poi invece tira fuori prodotti mediocri con la Disney?

Capitolo 3D. In questo senso, ho l'impressione di scrivere fondamentalmente le stesse cose per quasi tutte le pellicole che sfruttano questa tecnologia. Quindi, non vi sorprenderà sentire che il 3D qui non serve a molto, se non a nulla, a parte per il volo di una farfalla (un po' come capitava con Alice in Wonderland, vai a capire perché questa coincidenza). Al massimo, sembra di vedere i personaggi un po' più larghi del normale, come quando sul televisore si opta per il 16:9 anche in caso di prodotti in 4:3. Peraltro, più una pellicola sembra riprendere i modelli del passato come in questo caso, meno la terza dimensione sembra indicata.

Già che ci siamo, due parole anche sulla versione italiana. Laura Chiatti se la cava, senza sconvolgere, ma in maniera efficace in un ruolo non facile, anche considerando la differenza di età. Purtroppo, non si può dire lo stesso del protagonista maschile Giampaolo Morelli, che soprattutto per quanto riguarda i momenti di voce off all'inizio e alla fine lascia molto perplessi. D'altronde, non convincono neanche le canzoni in italiano, ma qui il problema è decennale ed è meglio gettare la spugna. Cosa che non ho intenzione di fare per quanto riguarda l'animazione Disney. Almeno, la speranza non muore mai...

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