Ramy (prima stagione): la recensione
La recensione di Ramy, la nuova serie di Hulu incentrata su un ragazzo musulmano che vive a New York
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Ramy è un ragazzo di ventisette anni, con tutte le caratteristiche di cui sopra. Come il protagonista di Master of None, è l'esponente ideale di una seconda generazione, figlia di emigrati giunti in America. Quindi la prima generazione di arabi-americani. Ciò ne fa un figlio della cultura di provenienza, a cui Ramy è sinceramente legato, ma anche del contesto nel quale è cresciuto. Come si conciliano questi due aspetti? Esiste una contraddizione insanabile, oppure un equilibrio è possibile? Questa è una delle domande che la serie di Hulu si pone, non necessariamente trovando un risposta.
La scrittura tratta senza filtri o moralismi eccessivi la materia religiosa, si cala tra i momenti di preghiera, le cene in famiglia, gli obblighi del Ramadan. Lo fa alternando a tutto ciò le sfortunate vicende professionali di Ramy, privo di punti di riferimenti, in continua "pausa di riflessione". In ciò è davvero uguale alla maggior parte dei suoi coetanei.
A partire da un'intuizione fortissima, si esplora quindi lo slittamento di un'intera generazione che deve ripensare a se stessa, dal punto di vista individuale e di comunità, all'interno di una società già in aperta crisi. Ramy racconta con ironia la confusione esistenziale dei millennial con un pragmatismo e un'efficacia che raramente abbiamo visto in tv.