Raised by Wolves - Una nuova umanità (prima stagione): la recensione
Raised by Wolves, la serie diretta da Ridley Scott, è facile da inquadrare ma impossibile da capire fino in fondo
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Raised by Wolves - Una nuova umanità è facile da inquadrare e impossibile da capire. Di suo è l'ennesimo tassello nella carriera di Ridley Scott, che torna ancora alla fantascienza e lavora per la prima volta a una serie tv. Ma soprattutto è una storia futuristica che funge da narrazione biblica e che riprende palesemente quei simboli, riferimenti e temi. Si tratta quindi di una nuova variazione sulle Scritture, come potranno notare tutti gli spettatori ai quali non sfuggiranno gli ovvi rimandi, tra Eden intergalattici e serpenti ingannatori. Affascinante soprattutto nelle prime puntate, affaticato dal dipanarsi dell'intreccio e da una risoluzione che lascia con più perplessità che curiosità.
I primi due episodi, gli unici diretti da Ridley Scott, sono i migliori del lotto. Raised by Wolves riesce nell'obiettivo di localizzare la storia di una nuova Genesi in un altrove che raramente era apparso così alieno. Non tanto per l'ambientazione, quanto per il passo solenne, grave, fortissimo nella comunicazione degli eventi. Come fosse una versione estesa del prologo di Prometheus, lo scenario e la storia non imitano quel che è umano e familiare, ma immaginano davvero momenti forti, emblematici, da grande narrazione mitica. Tutto lo suggerisce e continuerà a farlo fino al finale di stagione.
La risposta corretta sembra quest'ultima. Raccontare tutto quel che accade nel resto della stagione non è semplice né immediato. Il pianeta non è più così disabitato, arrivano nuovi personaggi – spicca Marcus, interpretato da Trevis Fimmel di Vikings – e la stessa Madre scoprirà di non essere mai stata in controllo come credeva. I temi sono alti, la narrazione è pesante, grave, difficile, ma anche un po' ridondante nel momento in cui la storia si adagia su una certa situazione. O fatica a costruire nuovi equilibri in modo coerente. C'è tantissima violenza, manipolazione della carne, solitudine e senso di sconfitta. Non certo l'Eden che forse qualcuno sperava di creare.
Arrivati al finale, sono i simboli e la violenza a prendere il sopravvento sulla storia. La serie perde parte del suo fascino, alcune soluzioni appaiono un po' kitsch, la coerenza interna fatica parecchio. Decifrare tutti gli indizi della serie è esercizio arduo e forse infruttuoso, considerato che una risposta chiara non ci sarà. O quantomeno arriverà solo nella seconda stagione, già annunciata.