Rai vol. 3: L'Orfano, la recensione
Abbiamo recensito per voi il terzo volume di Rai, opera di Matt Kindt e Clayton Crain, pubblicato da Star Comics
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Dopo alcune rivolte che rompono una pace secolare, però, un dubbio si insinua nelle ferree convinzioni di Rai, che inizia a mettere in discussione il suo padrone e finisce addirittura a capo di una rivolta. Lo affiancano Spylocke (un fuggitivo ispirato all’omonimo personaggio televisivo), Lula Lee (in possesso di una mappa segreta del Nuovo Giappone) e Momo, una PT di cui Rai si innamora dopo averla salvata. Ma, a causa del tradimento del Dottor Silk, l’assalto fallisce e la compagnia viene disgregata dall’arrivo del nuovo braccio armato del Padre, Rai XI, che scaraventa Rai giù sulla Terra dopo averlo brutalmente sconfitto.
Ai testi di questo volume c'è Matt Kindt, abile nel realizzare un racconto dalla duplice anima: la prima, caratterizzata dall’azione, con una narrazione ricca di avvenimenti e sostenuta da un ritmo serrato e incalzante; la seconda più introspettiva, scrupolosa nel cogliere le tante sfumature emozionali che una situazione estrema come questa riesce a generare.
Sebbene Kindt scelga un plot convenzionale - un futuro distopico in cui il figlio prediletto si oppone al padre dittatore per sovvertire l’ordine precostituito - la lettura risulta originale grazie alla cura con cui tratteggia i personaggi: tridimensionali e mai stereotipati.
L'Orfano è un volume scorrevole grazie ai tanti colpi di scena disseminati lungo i vari capitoli, senza evidenti cali di tensione o elementi ridondanti. A voler cercare il pelo nell’uovo, questa bell’architettura narrativa si perde un po' nel finale a causa di una risoluzione messa in scena con una manciata vignette: fin troppo sbrigativa e semplicistica dopo quel crescendo di emozioni.
Se non bastasse il lavoro di Kindt ai testi, a regalarci pagine di grande valore artistico è Clayton Crain. Il plastico dinamismo del disegnatore dell'Oregon permette a ogni tavola di vibrare in maniera intensa e trasmettere la giusta tensione emotiva, fondamentale per la riuscita della storia. Le colorazioni pastello adottate contribuiscono a conferire quell’aura di racconto fuori dal tempo dal carattere universale e magico che conquista per il suo fascino epico. I toni sono prevalentemente scuri, freddi e decadenti, a tratteggiare uno scenario ora algido (il Nuovo Giappone), ora post-apocalittico (la Terra), ma perfettamente funzionale e credibile.