Rai vol. 3: L'Orfano, la recensione

Abbiamo recensito per voi il terzo volume di Rai, opera di Matt Kindt e Clayton Crain, pubblicato da Star Comics

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


Condividi

Nel 4001 una sola nazione controlla la Terra: il Nuovo Giappone. Guidata dalla figura del Padre, essere onnipotente e onnisciente, un’isola di pace e serenità domina i cieli di questa realtà futuristica in cui i cittadini vivono con un’Intelligenza Artificiale Positronica - o PT - al proprio fianco. Il volere del Padre viene fatto rispettare dallo spirito del Nuovo Giappone, Rai, entità per metà umana e per metà robot, sempre pronta a entrare in azione per difendere il proprio Paese.

Dopo alcune rivolte che rompono una pace secolare, però, un dubbio si insinua nelle ferree convinzioni di Rai, che inizia a mettere in discussione il suo padrone e finisce addirittura a capo di una rivolta. Lo affiancano Spylocke (un fuggitivo ispirato all’omonimo personaggio televisivo), Lula Lee (in possesso di una mappa segreta del Nuovo Giappone) e Momo, una PT di cui Rai si innamora dopo averla salvata. Ma, a causa del tradimento del Dottor Silk, l’assalto fallisce e la compagnia viene disgregata dall’arrivo del nuovo braccio armato del Padre, Rai XI, che scaraventa Rai giù sulla Terra dopo averlo brutalmente sconfitto.

Star Comics riprende le avventure dello ex spirito del Nuovo Giappone con questo terzo volume, intitolato L’Orfano. Ritroviamo i protagonisti divisi e dispersi: Rai, precipitato sulla Terra, alla ricerca di una persona - una nostra vecchia conoscenza - in grado di aiutarlo; Lula che, dopo aver strappato la Geomante al Padre, tenta di salvare anche Spylocke dalla prigione in cui è rinchiuso; Momo, in compagnia di Izak - un ragno alieno geneticamente modificato per combattere il Padre - e diretta verso la zona di quarantena nota come Roma-Mania.

Ai testi di questo volume c'è Matt Kindt, abile nel realizzare un racconto dalla duplice anima: la prima, caratterizzata dall’azione, con una narrazione ricca di avvenimenti e sostenuta da un ritmo serrato e incalzante; la seconda più introspettiva, scrupolosa nel cogliere le tante sfumature emozionali che una situazione estrema come questa riesce a generare.

Lo status quo di Rai è cambiato radicalmente: per anni forte della sua fede e del suo rapporto con il Padre, si ritrova ora in un mondo inospitale, privo di poteri e certezze. In questo viaggio deve imparare a conoscere i suoi limiti e trovare un modo per completare la sua missione: porre fine alla dittatura del Nuovo Giappone e trarre in salvo i suoi compagni.

Sebbene Kindt scelga un plot convenzionale - un futuro distopico in cui il figlio prediletto si oppone al padre dittatore per sovvertire l’ordine precostituito - la lettura risulta originale grazie alla cura con cui tratteggia i personaggi: tridimensionali e mai stereotipati.

L'Orfano è un volume scorrevole grazie ai tanti colpi di scena disseminati lungo i vari capitoli, senza evidenti cali di tensione o elementi ridondanti. A voler cercare il pelo nell’uovo, questa bell’architettura narrativa si perde un po' nel finale a causa di una risoluzione messa in scena con una manciata vignette: fin troppo sbrigativa e semplicistica dopo quel crescendo di emozioni.

Se non bastasse il lavoro di Kindt ai testi, a regalarci pagine di grande valore artistico è Clayton Crain. Il plastico dinamismo del disegnatore dell'Oregon permette a ogni tavola di vibrare in maniera intensa e trasmettere la giusta tensione emotiva, fondamentale per la riuscita della storia. Le colorazioni pastello adottate contribuiscono a conferire quell’aura di racconto fuori dal tempo dal carattere universale e magico che conquista per il suo fascino epico. I toni sono prevalentemente scuri, freddi e decadenti, a tratteggiare uno scenario ora algido (il Nuovo Giappone), ora post-apocalittico (la Terra), ma perfettamente funzionale e credibile.

Continua a leggere su BadTaste