Rai: Libro uno, la recensione
Il primo volume di Rai, scritto da Dan Abnett, presenta una storia solida e avvincente, resa ancora più ammaliante dai disegni di Juan José Ryp
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Arriva anche in Italia la nuova serie dedicata a Rai, il protettore del Nuovo Giappone. O sarebbe meglio dire l’ex, visto le vicende che l’hanno visto protagonista: nell’evento 4001 A.D., il Nostro si è ribellato al Padre, intelligenza artificiale che controllava il continente orbitante, decretando la fine di un’utopia. I vari settori della nazione sono precipitati sulla Terra, e non tutta la popolazione è sopravvissuta. Nella miniserie Fallen World, abbiamo assistito allo stabilizzarsi di questa situazione, e alla nascita dei primi insediamenti sul nostro pianeta, ridotto ormai a un’enorme distesa desertica. Purtroppo, abbiamo anche assistito al ritorno sulla scena del Padre, questa volta, però, potenziato dall’unione con il corpo di Bloodshot. Desideroso di vendetta e di recuperare le sue versioni di back-up, l’I.A. ha mosso guerra a tutti i settori.
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Anche in quest’occasione, Abnett si dimostra scrittore abile nel creare il giusto mix di azione e introspezione, alternando intense sequenze di scontro con dialoghi profondi e mai banali. In particolare, ogni scelta operata in questo volume è finalizzata a enfatizzare il dualismo tra i due protagonisti, in un continuo ribaltamento dei ruoli: ora Rai appare come la guida (fisica e spirituale) della coppia, ora Raijin mette in dubbio le posizioni del “fratello minore”, in uno scambio che ha come fine ultimo la crescita individuale. D’altronde, come in ogni storia d’avventura che si rispetti, il viaggio è metafora di un percorso di consapevolezza e autodeterminazione.
Il tutto viene brillantemente riportato su carta da un Ryp impeccabile, perfetto nel sublimare il vortice di emozioni e avvenimenti contenuti in Rai. Il suo stile è sempre riconoscibile, manicale nel curare ogni singolo dettaglio: a trarne beneficio sono gli eloquenti primi piani, perfetti per accompagnare ed evidenziare i vari passaggi umorali del racconto. Allo stesso tempo, però, il taglio cinematografico impresso alle sue tavole d’azione ci coinvolge e ci proietta al centro dello scontro, in sequenze davvero impressionanti per la dovizia di particolari. Le colorazioni di Andrew Dalhouse sono solo l’ultima tessera di un mosaico affascinante, ottimo in ogni suo aspetto.
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