Ragazze Vincenti - La Serie (stagione 1), la recensione

Ragazze Vincenti - La Serie reinventa (e migliora) il film del '92, tramutandolo in una parabola corale di solidarietà e rivalsa

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Spoiler Alert

La nostra recensione di Ragazze Vincenti, disponibile su Prime Video

Lake Valley, Idaho, 1943: la giovane Carson (Abbi Jacobson) corre dietro a un treno già in moto, intralciata dai vezzi del suo abbigliamento femminile. Riesce a prenderlo, salendo all'ultimo secondo; sotto gli sguardi impertinenti dei tanti militari a bordo e quelli giudicanti di un gruppo di suore, va a prendere posto. Dopo qualche ora, nell'angusto bagno del vagone, la metamorfosi: abbandonati i panni di donzella, indossa una ben più confortevole tenuta da giocatore di baseball.

Basta l'inizio di Ragazze Vincenti - La Serie per intuire il messaggio della serie, reinvenzione in formato episodico dell'omonimo film con Geena Davis e Madonna. Una rivisitazione che porta la firma di Will Graham (Mozart in the Jungle)e della stessa Jacobson, e che si propone fin dalle prime scene di modernizzare la galvanizzante storia di rivalsa già raccontata nel film, declinandola secondo il gusto del pubblico contemporaneo.

In corsa verso la libertà

Per chiunque si aspetti di vedere una stagione focalizzata sul baseball, meglio chiarire subito: Ragazze Vincenti non è una serie prettamente incentrata sullo sport. Partite, allenamenti, creazione dello spirito di squadra non sono che mezzi atti a veicolare un messaggio del tutto slegato dal baseball in sé. Rispetto al precedente cinematografico, l'opera di Graham e Jacobson si fa portavoce di tematiche inesplorate e più che mai vive; razzismo, omofobia, discriminazione di genere.

Ecco quindi che Rockford Peaches (questo il nome della squadra, realmente esistita durante la Seconda Guerra Mondiale) diviene un crocevia di esistenze variegate; tutte, però, sono accomunate dalla necessità di affrancarsi dal giogo della società, per imparare a camminare da sole e far sentire la propria voce. Perfetto contraltare di Abbi è Max Chapman (Chanté Adams), una donna di colore che lotta quotidianamente contro l'ostracismo etnico della sua epoca.

Dritte alla meta?

Come se non bastasse il razzismo intrinseco del tempo narrato nella serie, tanto Abbi quanto Max vivono un tumulto dovuto a una diversità intrinseca assai meno visibile del colore della pelle. Hanno infatti entrambe delle pulsioni irrisolte che facilmente potrebbero destinarle al manicomio. Prima ancora della quasi utopica accettazione esterna della loro natura, devono fare i conti con la propria accettazione di se stesse. In questo senso, la serie riesce a mantenersi perfettamente in equilibrio tra le due linee narrative principali, non trascurando mai di approfondire la psicologia delle protagoniste.

Cosa ancor più pregevole, Ragazze Vincenti ci lascia intravedere il potenziale dei suoi personaggi; potenziale frenato dall'ottusità del tempo, dalla miopia e dalla paura del diverso. Sebbene questo conflitto rallenti la corsa delle nostre eroine, fornisce anche alla serie il giusto grado di drammaticità atto a farci appassionare alle loro vicende. Libere dagli ostacoli di una società tarpante, Abbi e le Rockford Peaches raggiungerebbero la meta in men che non si dica; ma c'è un sapore diverso nella vittoria conquistata a dispetto dello scetticismo del mondo.

Re-immaginare il tempo

L'operazione di ricostruzione storica operata da Ragazze Vincenti non è affidata in toto alla filologia; ci sono molte, moltissime licenze che la serie si concede, in virtù della creazione di un racconto accattivante per il pubblico odierno. Dal gergo usato dalle protagoniste, passando per l'eclettica colonna sonora che miscela pezzi anni '40 a brani rock, tutto sembra concorrere a creare un collegamento tra ieri e oggi; una scelta che è, al tempo stesso, ode e monito. Ode all'autoconsapevolezza, celebrazione della bellezza di essere se stessi e di poter vivere una vita del tutto determinata dalle nostre scelte; germe, inoltre, di una riflessione su quanta strada sia stata fatta da allora, socialmente parlando.

C'è però anche il monito nei confronti di molte battaglie ancora lungi dall'esser vinte; da questo punto di vista, le protagoniste di Ragazze Vincenti sono un faro di speranza al di sopra delle epoche, baluardo di coraggio e di solidarietà che scalda il cuore e diverte la mente. Nella televisione recente, solo GLOW era riuscita a creare un affresco di sportività femminile così ben orchestrato; a parziale consolazione dalla sua improvvisa cancellazione, Ragazze Vincenti è un balsamo elettrizzante che non vediamo l'ora di provare nuovamente sulla nostra pelle.

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