Rachel sta per sposarsi

Una donna appena uscita da un centro per drogati torna a casa per il matrimonio della sorella. Alcuni momenti interessanti, ma in generale Rachel sta per sposarsi è una pellicola sopravvalutata...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloRachel sta per sposarsiRegiaJonathan Demme
CastAnne Hathaway, Rosemarie DeWitt, Bill Irwin, Debra Winger, Tunde Adebimpe
Uscita21 novembre 2008 

Di fronte a pellicole come Rachel sta per sposarsi, ci si chiede se si è visto un altro film rispetto a quello spesso osannato a Venezia. In effetti, ogni tanto si ha l'impressione che certi prodotti vengano esaltati più per le loro (ottime) intenzioni, che per gli effettivi risultati artistici.

Rachel sta per sposarsi rientra decisamente in questa categoria. Il problema maggiore è che, nonostante una sfilza di drammi che basterrebbe per un anno in una soap opera, è decisamente difficile emozionarsi. Perché, in effetti, dovremmo provare qualcosa per la sciagurata protagonista, che non smette di combinare disastri? Peraltro, Anne Hathaway risulta spesso eccessiva e altamente melodrammatica, come se il suo agente le avesse detto "interpreta la tossica, così prendiamo l'Oscar". Né, peraltro, siamo pieni di passione per il padre (un Bill Irwin non sempre controllato) che cerca di mantenere un faticoso equilibro nella sua famiglia, così come poco convincente è lo sposo, che rischia a tratti di diventare una macchietta e che ha il volto di Tunde Adebimpe, membro della fondamentale band dei Tv on the Radio. E anche la tanto decantata performance di Debra Winger non sconvolge molto (anche per il poco tempo a disposizione)

Per fortuna, c'è Rosemarie DeWitt. Chi segue la serie di Mad Men la conosce bene (è la prima amante del protagonista) e qui incarna il personaggio che dà il titolo alla pellicola, appunto Rachel. Che, a differenza di chi le sta intorno, sembra riuscire a esprimere un punto di vista forte, anche sgradevole a tratti, ma che emerge da uno spesso strato di melassa. Purtroppo, nonostante sia la sposa, non viene sfrutta come meriterebbe.

Ma forse, uno dei problemi di questa pellicola (che, nonostante una discreta edizione italiana, andrebbe sicuramente vista in originale) e che la accomuna a tanti altri prodotti 'indipendenti' è un continuo finto-realismo, fatto di scene frammentate riprese con camera a mano e frasi pseudo-forti. In realtà, come spesso avviene in questi prodotti 'sinceri', la falsità di questa costruzione realizzativa è notevole. Per carità, non mancano momenti buoni, come il primo litigio e il cambiamento di tono in una sequenza molto simpatica come quella della lavastoviglie. Ma tutto risulta troppo frammentato per poterci conquistare. Anche perché, la morale del film è quanto di più politically correct visto ultimamente (un incredibile connubio multirazziale, in cui ovviamente tutti vivono in armonia, cosa ottima dal punto della propaganda sociale, ma certo non proprio il massimo per un'arte che vive di conflitti), mentre il finale sembra volerci dire che anche le peggiori situazioni familiari possono risolversi felicemente. Il problema è che non si capisce come e soprattutto perché tutto avvenga così facilmente. E meno male che ci si attendeva un titolo coraggioso...

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