Questo mondo non mi renderà cattivo, la recensione di tutti gli episodi

In continuità con la serie precedente, Questo mondo non mi renderà cattivo segna molti passi avanti, specialmente sul piano della recitazione

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

La recensione di tutti gli episodi di Questo mondo non mi renderà cattivo, disponibile dal 9 giugno su Netflix

La caratteristica migliore che le serie animate di Zerocalcare mettono in mostra, anche meglio dei suoi fumetti, è la capacità di unire umorismo e tono drammatico in una mescolanza che non per forza è un’alternanza di pesante e leggero ma più una compenetrazione che consente ai due toni di esistere nelle medesime scene. Non alleggerisce qualcosa di drammatico né appesantisce qualcosa di leggero Questo mondo non mi renderà cattivo, ma spesso (non sempre e soprattutto sempre meno più si avanza con gli episodi) presenta momenti e scene che sono al tempo stesso pesanti e umoristici. Tutto il racconto di questa serie si fonda su questa capacità e riesce ad essere travolgente quando è la centra.

Modello che vince non si cambia, Questo mondo non mi renderà cattivo mantiene tutto il buono di Strappare lungo i bordi, a partire dal suo ritmo indemoniato e proseguendo con la voce di Michele Rech, cioè Zerocalcare, che doppia tutti i personaggi (anche se stavolta il tutto è giustificato dalla trama e un piccola parte dei dialoghi sarà doppiato da professionisti). L’animazione è quella ma più curata e con un character design un po’ più indipendente dalle graphic novel. A funzionare meno è la capacità di creare immagini memorabili, tuttavia il ritmo è tale e la coerenza della scrittura è tale e soprattutto funziona così bene il tipico svolgimento da Zerocalcare per il quale seguiamo oltre alla trama anche l’evoluzione del suo pensiero sugli eventi che veniamo a conoscere (con tutte le ritirate, le battute d’arresto e le deviazioni del caso), che è a stento un problema.

Di cosa parla la nuova serie di Zerocalcare

Nonostante sia una storia in perfetta continuità con le ambientazioni, i personaggi e l’idea di mondo che Zerocalcare ha sempre espresso, Questo mondo non mi renderà cattivo è centrata su un evento puntuale e intorno a quello fa girare le trame dei personaggi coinvolti, personaggi che quel mondo ha reso cattivi. L’argomento è in teoria facile per Zerocalcare: una storia di rifugiati, destra estrema, resistenza e lotta per l’integrazione, tuttavia non esprime il punto di vista più scontato (provenendo da lui, che ha sempre professato grande vicinanza alle cause sociali e umanitarie) ma per lo problematizza. Il giro che fa per raccontare ciò che rende le persone cattive è così gustosamente ampio da consentirgli di problematizzare anche la sua posizione odierna, quella di una persona che ha fatto fortuna facendo il fumettista, che ha una certa notorietà in virtù della quale è invitato a parlare delle cose che avvengono ma che non è sicuro di andrebbe usata. È una storia di rifugiati a Roma ma soprattutto una che si chiede quale sia il suo nuovo ruolo e che diritto abbia a fare quello che fa come lo fa.

Le differenze rispetto a Strappare lungo i bordi

È il passo in avanti migliore di tutta la serie. Zerocalcare (il personaggio) non ha dubbi su che posizione prendere quando alcuni fascisti si battono e fanno pressione sul comune perché i rifugiati vengano ricollocati lontano dal quartiere. Con grande sorpresa (anche sua) alcune persone che gli sono vicine si schierano a favore. Come sempre per il personaggio questo crea squilibri, ansie, arrovellamenti, problemi personali e dubbi su cosa fare. Ad aiutare l’intreccio c’è poi la buona trovata di un orologio che ticchetta: Zerocalcare è stato invitato a parlare in una trasmissione televisiva del pomeriggio, è sicuro che nessuno gli chiederà di questa situazione e non sa che fare, se tirarla fuori e creare scompiglio in trasmissione o non dire niente; contemporaneamente una possibile iniziativa potrebbe metterlo contro alcuni amici.

Tuttavia se si dovesse nominare una sola componente che è radicalmente migliorata questa sarebbe la recitazione. Questo mondo non mi renderà cattivo è lontana dall’essere perfetta, accumula grandi metafore non sempre centrate, le sue tipiche digressioni spesso le indirizza sulle immagini più scontate, soffre una certa fatica a parlare dei sentimenti più che a farli emergere dalle azioni e dall’intreccio e soprattutto è denso di giustificazioni che Zerocalcare premette immaginando le accuse che potrebbero arrivargli (gag divertente, la prima volta). Tuttavia la capacità di Michele Rech di recitare nel doppiaggio fa un grande salto in avanti (è di certo superiore alla prestazione di Silvio Orlando, special guest marginale della serie) e tocca punte molto complicate, come nel dialogo più difficile con Sara, in cui fa due voci (la sua e quella di Sara) e proprio con la seconda si trova a dover recitare le parti più sensibili. Riuscendoci molto bene. Non è Mastandrea, così a suo agio con l’Armadillo da recitare come non recita mai dal vivo, capace di sperimentare e spingersi su toni, variazioni e territori inesplorati (ad un certo punto fa anche un rap), ma riesce ad utilizzare il suo stile e la sua cadenza in una maniera espressiva che funziona. Non è convenzionale e non ha un grande range emotivo, ma sa servire molto bene la scrittura e soprattutto, come tutto nella produzione di Zerocalcare, ha personalità. 

Più spinoso sarà il finale in cui ambisce a rappresentare con onestà le istanze non solo della parte in gioco che conosce meglio ma anche quelle delle fazioni opposte. Vuole farlo senza demonizzare ma per comprendere e capire, non di meno l’impressione che sia un’astrazione, una versione idealizzata di ciò che pensino quelle categorie umane o quei gruppi sociali, rimane. Come rimangono dei dubbi sull’efficacia della risoluzione dell’intreccio (particolarmente la parte sulla trasmissione televisiva). Ancora una volta però ci si deve arrendere di fronte all’efficacia di Zerocalcare, cioè la sua capacità di centrare gli obiettivi che si pone, o per dirla meglio di sapersi porre obiettivi narrativi perfettamente misurati sulle proprie (grandi) capacità narrative. L’esatto opposto della maggior parte delle produzioni italiane, più ambiziose che riuscite. È così che alla fine basterà un video guardato sul cellulare nelle ultime scene per tirare tutte le fila emotive e dare la soddisfazione che sembrava impossibile.

Siete d'accordo con la recensione di Questo mondo non mi renderà cattivo? Lasciate la vostra opinione.

Potete trovare, oltre alla recensione, curiosità e notizie su Questo mondo non mi renderà cattivo nella nostra scheda.

Continua a leggere su BadTaste