Quelli che mi vogliono morto, la recensione

L'ennesimo film inguardabile, sbagliatissimo e fuori target di Angelina Jolie. Per giunta Quelli che mi vogliono morto massacra anche il talento di Taylor Sheridan

Critico e giornalista cinematografico


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Quelli che mi vogliono morto, la recensione

Arrivati al quarto film assurdo di fila (se non si considerano le partecipazioni nei grandi franchise), cade la tesi della casualità e cominciano a farsi strada le teorie del complotto. Com’è possibile che Angelina Jolie scelga (se non proprio diriga!) solo film allucinanti? È lei a renderli tali? Vuole sovvertire il gusto per come lo conosciamo? The Tourist, By The Sea, Alice e Peter e ora Quelli che mi vogliono morto. Sulla sua strada quest’attrice ha massacrato talenti come Florian Henckel von Donnersmarck e adesso ha fatto lo stesso con Taylor Sheridan, irriconoscibile alla co-sceneggiatura e regia di un film, semplicemente, improponibile.

Sostanzialmente la trama è quella di Cliffhanger solo più ipocrita, cioè con più flashback sentimentali e meno azione spiccia. In uno scenario naturale selvaggio (la foresta montana) una squadra di cattivissimi insegue un bambino che è l’unico testimone di un omicidio. A proteggerlo un pompiere con un fallimento sulla coscienza che la spinge ad una seconda occasione. Poteva essere obiettivamente un buon copione per John Cena e le sue velleità di action hero, oppure qualcosa che poteva andare a genio a The Rock nei primi anni 2000, già viene da pensare che Jason Statham l’avrebbe potuto rifiutare. Invece è una storia per Angelina Jolie. E tutto il film si piega intorno a questo paradosso da Ai confini della realtà.

Con una trama che impiega tantissimo ad entrare nel vivo, perché non è animata dalla sacrosanta missione di fare azione come il suo intreccio comanderebbe ma semmai preferisce scavare dentro dei personaggi nei quali non c’è nulla da trovare, Quelli che mi vogliono morto di certo non migliora quando poi l’azione arriva davvero! Da una parta Angelina Jolie, dall’altra il buon sceriffo con taglio di capelli anni ‘90 di Jon Bernthal e dall’altra i cattivissimi (!) Nicholas Hoult (in un caso clamoroso di miscast, fuori parte come poche volte) e Aidan Gillen in un ruolo che 20 anni fa sarebbe stato di Gary Oldman, vengono gestiti malissimo. Proprio un regista bravo con l'azione come Sheridan qui si perde in poco. Le scene sono molto spezzettate con il montaggio e non sempre ci guadagnano in termini di credibilità, del resto anche le coreografie sono convenzionalissime, l'equivalente d'azione delle figure retoriche nei discorsi. Insomma è quel tipo di azione che ad oggi non impressiona né avvince, tanto è innocua e innocente.

Forse però la cosa più grave di tutte è che Taylor Sheridan non riesce a fare niente di questo film. A fronte di tutto il ralenti, i flashback e la determinazione nel proteggere il piccolo testimone, Quelli che mi vogliono morto non vuol dire niente. Non funziona al suo livello più semplice, cioè come dispositivo di tensione e azione, non funziona di certo come intensa riflessione sul ruolo della madre (per carità!), non ha molto da dire sul rapporto con i paesaggi, le persone e i luoghi (cosa che invece I segreti di Wind River faceva benissimo) e non ha nemmeno la decenza di riuscire ad acchiappare un po’ lo spettatore.
Un giorno qualcuno dovrà fare una lunghissima intervista ad Angelina Jolie per capire quale sia la sua idea di cinema. Allora forse capiremo la logica dietro queste scelte.

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