Quantum & Woody vol. 2: Ansia da separazione, la recensione
Il secondo volume di Quantum & Woody è una piacevolissima lettura con un colpo di scena finale imperdibile
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Ora, però, la situazione è più seria di quanto non lo sia mai stata: in una dimostrazione di forza contro gli Stati Uniti, Amanda “Livewire” Mckee ha scatenato un attacco che ha generato un blackout in tutto il pianeta e mandato in tilt le fasce di controllo quantistico dei fratelli. Il tempo a loro disposizione sta ormai finendo e nessuno sa cosa accadrà quando si sarà definitivamente esaurito.
Se i precedenti volumi della serie ci hanno quasi sempre convinto per il vincente mix di gag esilaranti, villain caricaturali e citazionismo pop, per il suo esordio Rahal decide di spingersi oltre, orchestrando una vicenda in cui i protagonisti si approcciano in maniera leggera e dissacrante alle realtà alternative. Con intelligenza e senza mai perdere la bussola, lo scrittore statunitense conduce i Quantum e Woody in una corsa a perdifiato tra mondi immaginari, scenari apocalittici e scontri con creature mostruose.
Non fatevi ingannare dalle dimensioni di questo "balenottero", la lettura scorre che è un piacere e senza mai perdere mordente, sorretta dalla capacità di Rahal di sfruttare le peculiarità del titolo e dei suoi protagonisti. Nel finale appaiono anche il colonello Capshaw del G.A.T.E. e il guerriero visigoto X-O Manowar; la loro presenza offre lo spunto per definire con ancor più precisione le personalità dei due fratelli, in sequenze che, pur mantenendo una vena ironica, non mancano di scaldare il cuore per la loro umanità. Senza contare il colpo di scena dell'ultima pagina, che siamo certi vi lascerà senza parole.
Buona la prova di Portela ed Eisma ai disegni. I due artisti hanno stili parecchio distanti – realistico il primo, più cartoony il secondo – ma la narrazione non ne risente. L’amalgama è reso possibile dalla maniera funzionale con cui i rispettivi tratti caratterizzano determinati frangenti della storia: le matite di Portela ci introducono al tutto con una costruzione della tavola originale, lasciando poi il campo a un Eisma abile nel gestire le scene d'azione e le trovate più irreali. I colori di Andrew Dalhouse, infine, contribuiscono a dare continuità e coesione al tutto.
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