Quantico 2x20, "GLOBALREACH": la recensione

A due settimane dalla fine della seconda stagione, Quantico getta i suoi protagonisti nel caos e getta l'ombra del fallimento nnt

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Spoiler Alert
Mancano solo due settimane alla fine della seconda stagione di Quantico, e le circostanze non depongono certo a favore dei nostri eroi. Il buon esito della missione di Alex e compagni appare, infatti, una flebile luce sempre più lontana e prossima allo spegnimento in GLOBALREACH, che vede la protagonista alle prese con i primi passi da infiltrata nella ristretta setta dei Complici. Sebbene non manchi di difetti, il netto miglioramento subito dalla serie nelle ultime puntate garantisce a questo ventesimo episodio una carica emozionale impensabile fino a poche settimane fa.

Non abbiamo, è vero, avuto il tempo di affezionarci a Felix, eppure non possiamo fare a meno di dolerci del trattamento riservatogli da Clay e Shelby e, cosa più importante, dell'eventuale fine della sua collaborazione con Raina per scoprire l'ubicazione della detenuta Nimah. Comprendiamo e compatiamo il dilemma di Alex, costretta dalla copertura a farsi complice di un avvelenamento di gruppo all'interno dell'FBI, ma poco a proprio agio col concetto di "male minore per un bene superiore" che Owen tenta di inculcarle per la buona riuscita della missione.

Il fatto che Ryan abbia scoperto i piani di Alex e Owen ci regala, tuttavia, un certo sollievo; il rischio che l'agente Parrish finisse, ancora una volta, additata come traditrice senza valide ragioni non è ancora del tutto scongiurato, ma c'è speranza che, tra uno sfogo sentimentale e l'altro, Ryan possa rivelarsi un alleato decisivo nel momento cruciale della missione della ex fidanzata. Palma nera del disinteresse alla vicenda Clay-Shelby, che abbiamo già avuto modo di criticare nella precedente recensione: questa riduzione del rapporto ai triti e ritriti termini di attrazione amorosa è quanto di più svogliato gli sceneggiatori di Quantico potessero partorire a pochi episodi dalla chiusura della stagione.

È, ancora una volta, sul fronte strettamente politico che la serie dà il meglio di sé: ogni scena in cui compare il Presidente Haas dimostra un'intrinseca potenza e un'inquietante attinenza al vero, e il - forse fin troppo ovvio - parallelismo con l'attuale situazione politica statunitense pone lo spettatore di fronte a una serie di problematiche più che mai vive e presenti. Tanto nel discorso d'addio di Claire Haas quanto nel dialogo tra Raina e Felix c'è il ritratto semplice ma sincero di un'America che, da qualche mese, non sta più mostrando il suo volto migliore, alimentando il germe dell'intolleranza e del sospetto all'interno di un popolo che dovrebbe restare unito nella diversità. Non ci resta che confidare nel lieve conforto dei prossimi due episodi di Quantico, sperando che le decisioni politiche narrate nella serie siano meno spaventose di quelle prese nel mondo reale.

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