Quantico 2x14, "LNWILT": la recensione

Ecco la nostra recensione del quattordicesimo episodio della seconda stagione di Quantico, intitolato LNWILT, che introduce qualche novità

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Spoiler Alert
Meglio tardi che mai! Dopo tredici episodi di altalena - spesso tragicamente inefficace - tra passato e presente, Quantico rinuncia ai propri flashback e si concentra solo sulla linea temporale attuale. Abbiamo atteso con trepidazione quello che sarebbe dovuto essere un nuovo inizio sotto tanti punti di vista per la serie targata ABC e, a ben guardare, LNWILT ci regala qualche novità positiva rispetto alla melma in cui lo show sembrava essere precipitato negli ultimi episodi.

Oltre al già citato snellimento temporale, la puntata ha il merito d'introdurre un nuovo personaggio, Clay Haas; il fatto che si tratti del fratello di Caleb, nonché figlio di Clayton Sr. e dell'attuale presidente degli Stati Uniti, è in realtà una zavorra che non grava più di tanto sul giovane, ma offre anzi la possibilità di qualche scambio al vetriolo con Shelby. La speranza che il rapporto tra i due si mantenga lontano dalla camera da letto risulta, in base alle dinamiche di Quantico, piuttosto flebile, non fosse altro perché la bella ereditiera ha dimostrato di avere una particolare predilezione per i maschi della famiglia Haas. Se non c'è due senza tre, il romanticismo potrebbe essere - ahinoi - dietro l'angolo.

Le novità, purtroppo, finiscono qui. I componenti della task force vengono infatti portati nel loro nuovo quartier generale, che altro non è se non la Farm che ha fatto da culla all'addestramento della maggior parte di loro nelle fila della CIA. Come se non bastasse, a rendere ancora più viziata l'aria di déjà vu ci si mette il ritorno sul campo di Owen Hall, chiamato a regolare i battibecchi adolescenziali di quelle che furono le sue reclute, a cui ora si sono aggiunte Nimah e Shelby. Prescindendo dalla perplessità dell'uscita di galera di Hall e del suo reintegro in un ruolo così strategicamente rilevante, ciò che ne appesantisce in modo irrimediabile il rientro sulla scena è il suo inspiegabile astio nei confronti di Alex, evidentemente dimentico del fatto che la figlia Lydia fosse una terrorista.

Ancora una volta, Quantico non sembra in grado di costruire un paesaggio emotivo coerente e realistico, e facciamo fatica ad appassionarci alle vicende di protagonisti che agiscono in base a un umore il più delle volte indecifrabile, nonché a una certa tendenza all'idiozia. Se il bene degli Stati Uniti è in mano a questi individui, non c'è da aspettarsi nulla di buono dall'operazione attualmente in atto. Constatiamo inoltre come la fine del fidanzamento tra Alex e Ryan non coincida, sfortunatamente, con la fine della loro sofferta storia d'amore, a cui ormai da tempo abbiamo smesso di interessarci. È difficile, a oggi, trovare una coppia del piccolo schermo che mostri meno chimica di quella ormai stancamente rabberciata tra questi due personaggi. Persino il bacio tra Alex ed Harry Doyle - un lieto ritorno, sebbene basato come sempre su presupposti improbabili - ci concede un brivido più intenso delle tediose effusioni verbali tra la protagonista e il suo sempiterno, scialbissimo amore.

In conclusione: qualche buon elemento su cui costruire una parte finale di stagione migliore della precedente c'è ancora. Il - prevedibile - rapimento di Léon e l'indagine da parte della giornalista Sasha Barinov sviano la storia dai propri binari principali, ma ci auguriamo che le linee narrative possano in qualche modo convergere verso una risoluzione, per una volta, unitaria e soddisfacente.

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