Quantico 2x04, "Kubark": la recensione

Ecco la nostra recensione del quarto episodio della seconda stagione di Quantico, uno dei migliori che la serie ABC ci abbia regalato finora

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Spoiler Alert
Prosegue l'onda verde di Quantico, che già la scorsa settimana, con Stescalade, aveva dimostrato di poter ravvivare l'attenzione del pubblico, a serio rischio in più di un'occasione dall'inizio di questa seconda stagione che, per molti versi, sembrava ricalcare quanto visto nella prima. La serie ABC riesce infatti, in Kubark, a soddisfare la fame di adrenalina dello spettatore senza, tuttavia, dover sacrificare la coerenza o l'approfondimento psicologico dei propri protagonisti.

Finalmente, assistiamo a un corretto bilanciamento, in termini di interesse e tensione, tra la linea temporale passata, relativa all'addestramento delle reclute, e quella presente, legata all'attacco terroristico. Se nella seconda, complice la soffiata dell'eroico hacker Eric Boyer a Shelby, abbiamo definitiva conferma della collusione tra Miranda e il misterioso Fronte di Liberazione Cittadino, nei flashback ci viene concesso finalmente uno sguardo più approfondito su Owen, in cerca di colui che ha sabotato la sua carriera, confinandolo all'interno della Farm; a questo si aggiunge anche un ennesimo dubbio su Lydia, che in entrambe le linee temporali ci lancia segnali ambivalenti riguardo il suo schieramento tra i buoni o i cattivi.

Il rapporto tra Alex e Ryan si complica, laddove l'esercitazione settimanale proposta dalla CIA alle reclute mette in luce la maggior debolezza degli aspiranti agenti; debolezza che è, nel caso di Ryan, proprio il suo amore per la fidanzata, fonte di perenne distrazione e preoccupazione per lui. D'ora in avanti, stabiliscono i due, meno interazioni. Non che la chimica, in questa seconda stagione, fosse proprio scoppiettante: ci azzardiamo a dire che, se non fosse stata per questo patto dichiarato, non ci saremmo forse mai accorti di un cambiamento di rapporto tra i due giovani. Ben più importante è il misterioso lascito del - fortunatamente - defunto Liam O'Connor a Ryan, ovvero la chiave di una cassetta di sicurezza che, all'apertura, risulta già essere stata svuotata da Lydia (o da Owen?).

Altra piccola chicca, il dialogo tra Sebastian e Harry, atto a delineare i due personaggi finalmente come due esseri umani in carne e ossa, e non solo come ricettacoli di segreti da scoprire. L'ombra del suicidio e dell'omosessualità repressa si addensano sul capo del primo, suscitando le riflessioni del secondo sul proprio passato e su situazioni analoghe già viste e vissute, sebbene non in prima persona. È un bello spaccato umano, fatto di poche parole che delineano efficacemente due personalità, senza bisogno di spiegoni e con un sapiente uso della sottrazione.

In conclusione: sebbene un po' in ritardo, Quantico sembra aver mostrato, con Kubark, un'identità narrativa finalmente solida e promettente, che fa ben sperare per i prossimi episodi.

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