Errare è umano, perseverare è diabolico. Non sappiamo se esista, nella cultura statunitense un equivalente del noto proverbio, ma sarebbe di certo l'epigrafe migliore di
Kodove, primo episodio della seconda stagione di
Quantico. L'epilogo della passata tranche di puntate vedeva Alex Parrish (
Priyanka Chopra) reclutata nientemeno che dalla CIA, a seguito del pessimo trattamento ricevuto da parte dell'FBI. Anno nuovo, vita nuova?
Tutt'altro. L'esordio di stagione segue pedissequamente lo schema narrativo già rodato finora, in un andirivieni frenetico che alterna passato e presente confondendo più di una volta lo spettatore, frastornato e incapace di mettere a fuoco una singola linea temporale prima di essere forzatamente spinto in quella successiva. Tornano i drammi sentimentali di Alex e Ryan (Jake McLaughlin), incentrati ancora una volta sulla fiducia traballante dovuta, stavolta, al reclutamento di entrambi nelle fila della CIA per indagare su un addestramento sotterraneo i cui dettagli sembrano essere ancora piuttosto oscuri.
Vengono introdotti nuovi personaggi, tra cui Harry Doyle (
Russell Tovey, già visto in
Sherlock e
Looking), Sebastian Chen (
David Lim), Dayana Mampasi (
Pearl Thusi), Léon Velez (
Aarón Díaz) e, soprattutto, i due addestratori delle reclute: Owen Hall (
Blair Underwood) e Lydia Bates (
Tracy Ifeachor), che si scoprirà essere padre e figlia. È presto per esprimere qualunque tipo di giudizio su questo nuovo gruppo di individui, ma l'assetto generale non sembra dissimile da quello mostrato già all'inizio della prima stagione di
Quantico: tutti nascondono dei segreti, non ci si può fidare di nessuno.
Né la novità arriva dalle attività svolte da Alex e compagnia bella in quel della cosiddetta Farm della CIA: ancora una volta, i ragazzi si trovano a dover fronteggiare esercizi che ricordano in tutto e per tutto quelli dell'addestramento a Quantico. La sostanziale differenza sta, semmai, nel fatto che l'ex prima della classe Alex si trovi, in questo nuovo contesto, vagamente spaesata e finisca in fondo alla graduatoria settimanale e, quindi, a rischio di un'eliminazione che ci sentiamo di poter drammaturgicamente escludere, almeno per adesso.
E l'attentato al summit dei capi di stato? Di per sé, questa nuova minaccia terroristica costituisce l'elemento più magnetico ed entusiasmante - in particolare nella scena finale - di una première altrimenti piuttosto fiacca. Se alcune dinamiche ricalcano stancamente quanto già visto nella prima stagione, la situazione sembra tuttavia offrire materiale per parecchie puntate, e la speranza è davvero che la serie riesca a ridurre al minimo le storyline collaterali, per concentrarsi sull'azione contemporanea e gestirla in modo accattivante come il pubblico più affezionato a questa serie merita di vedere.