Quantico 1x19, "Fast": la recensione

Ecco la nostra recensione del diciannovesimo episodio della prima stagione di Quantico,

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Spoiler Alert
Siamo ormai prossimi alla conclusione della prima, interminabile stagione di Quantico, ed è tempo di regalare al pubblico qualche novità inattesa. No, non stiamo parlando di qualche importante indizio sull'identità della misteriosa Voce che ha manipolato il destino di Alex e dei suoi amici più stretti. E no, non stiamo parlando nemmeno della risoluzione di una tra le millemila storyline che si intrecciano sotto la superficie della trama principale. La grande novità di questa settimana è che la nostra fulgida protagonista, per una volta, si trattiene dall'accusare Ryan di remar contro alla sua amicizia-passione per Drew. Non solo: la bella recluta, nei flashback che ci mostrano il suo addestramento, finisce per denunciare l'evidente patologia dell'ex giocatore ai suoi superiori, causandone l'allontanamento dall'accademia.

Non occorre fare molti passi indietro per gettare un'occhiata d'insieme sull'evoluzione della storia di Drew, dal suo tardivo ingresso sull'affollato palcoscenico di Quantico alla sua uscita di scena in sordina, e chiedersi quale ne sia stata l'effettiva utilità. L'unico sentimento che permane, in fin dei conti, è un sincero sollievo per la fine di uno dei triangoli amorosi meno appassionanti che la tv recente ricordi. Addio, Drew: non ci mancherai. Speriamo che la tua sparizione decreti la fine - almeno momentanea - delle insopportabili schermaglie amorose tra Ryan e Alex. Il resto dei flashback non fanno che confermare la fiacchezza della linea temporale relativa all'addestramento delle reclute, sebbene ci offra qualche delucidazione sulla faccenda Systemics, forse ormai archiviata per sempre. Stesso dicasi per l'apprendistato di Nimah e Raina, convincente ma privo di reale mordente emotivo per calamitare l'attenzione di un pubblico ormai in tutto e per tutto proiettato verso la risoluzione dei misteri collocati nella linea temporale attuale.

Ed eccoci, quindi, arrivare ai pregi di Fast: il ritorno di Shelby è, in tutto e per tutto, una mossa narrativa di grande efficacia. Per quanto fosse scontato il suo coinvolgimento solo marginale nella macchinazione del terrorista misterioso, osservarne l'iniziale, apparente ostilità nei confronti di Alex e il sottile gioco di comunicazione durante l'interrogatorio è un piacere che Quantico aveva rischiato di farci dimenticare da un bel po' di tempo. Per una volta, inoltre, la giovane ereditiera mostra uno dei tanto decantati talenti di cui, finora, non ha poi fatto gran sfoggio: la capacità di condurre una conversazione mentre comunica tutt'altro attraverso il codice Morse. Tanto di cappello.

Che Shelby sia effettivamente parte attiva (a questo punto, assieme a Caleb) degli atti terroristici passati e futuri di questa stagione sembra essere, al momento, improbabile, sebbene non del tutto escludibile. A dispetto, quindi, di una tenuta drammatica piuttosto convincente durante tutta la timeline attuale, Fast si conclude però con una scena che mette a dura prova la nostra sospensione dell'incredulità: Will che cade a terra, forse morto, dopo aver buttato in faccia ad Alex e Shelby un paio di informazioni sulla bomba che è stato costretto a mettere insieme per i terroristi. The Voice non sarà stata forse prudente nel lasciare che Alex coinvolgesse metà dei suoi ex compagni di studi nella caccia ai suoi danni, ma sembra avere un tempismo davvero invidiabile. Speriamo che sia in grado di trasmetterlo anche alla serie stessa che, a pochi passi dalla conclusione della prima stagione, necessita di una defibrillazione non indifferente per non terminare in sordina come il non rimpianto Drew Perales.

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