Quando la Notte - la recensione
[Venezia 2011] Cristina Comencini si presenta al Festival di Venezia con un adattamento pretestuoso e al limite del ridicolo di Quando la Notte...
E’ vero che durante il festival di Venezia si sta con il fucile puntato ogni volta che viene passato un film italiano in concorso, che non si vede l’ora di prendere in giro l’ennesimo lavoro che non avrebbe meritato la vetrina principale e così si aspetta che ci sia una scena particolarmente banale per iniziare risate di scherno che preparino i fischi ai titoli di coda, ma nonostante questa premessa, è davvero difficile parlare bene di Quando la notte di Cristina Comencini.
Tutti i personaggi vivono caratterizzazioni al limite del ridicolo, a partire dalla protagonista interpretata da Claudia Pandolfi, una mamma depressa che se ne va in montagna con il bambino di due anni che non la finisce mai di piangere e che, tanto è lo stress che le provoca, ha un attacco alla “Annamaria Franzoni” (e l’ambientazione nevosa a questo punto non diventa casuale), seppur non fino in fondo, per fortuna. Le crisi post maternità sono senza dubbio un argomento che vive nella nostra attualità molto più di quanto accadesse in passato, complici gli studi più specifici sulla malattia degli ultimi anni e il coraggio di tante donne nel parlarne sia pubblicamente che con dottori, ma non per questo se ne può apprezzare qualsiasi rappresentazione se ne faccia al cinema.
L’ultima, simbolica immagine delle due funivie, con addirittura un momento di ralenti, non fa altro che sottolineare la presunzione di un progetto in cui, addirittura, tra le righe, si vorrebbe parlare anche d’amore. Per favore, anche no.