Qualcosa di straordinario, la recensione
Lastricato di buone intenzioni ma incapace di portare avanti un discorso coerente e potente, il film rimane un film di balene in pericolo e non diventa una piccola chicca...
Alaska, anni '80, il reporter di una tv locale realizza un servizio su due balene che non riescono ad eseguire la solita migrazione, poichè una lastra di ghiaccio troppo estesa le blocca, impedendo loro di emergere il numero sufficiente di volte per respirare. I due cetacei sono bloccati in una zona in cui è rimasto l'ultimo buco nel ghiaccio da cui emergere. La storia degli animali intrappolati catalizza l'attenzione nazionale, porta in loco tutti i principali network televisivi e coalizza forze apparentemente agli antipodi come attivisti di Greenpeace e spietati petrolieri.
Le uniche scene non girate in Alaska riguardano infatti gli interni delle case e degli uffici in cui le persone rimangono incollate ai notiziari per scoprire che sia successo alle balene. L'attenzione delle persone è il motore che in ultima analisi porta anche il più perfido dei petrolieri texani (complimenti per le sfumature del personaggio...) a capitolare e dare una mano. Attenzione che addirittura smuove il presidente Reagan, in periodo elettorale, fino ad arrivare al governo sovietico, costretto suo malgrado a fare qualcosa.
Il risultato è che continuamente mentre si vede Qualcosa di straordinario in sala si ha l'impressione di trovarsi in casa davanti alla televisione in una domenica pomeriggio.