Pupazzi Senza Gloria, la recensione

Ricalcato sul modello del noir losangelino Pupazzi Senza Gloria si presenta come una versione sboccata di Chi Ha Incastrato Roger Rabbit?!

Critico e giornalista cinematografico


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PREMESSA: La versione italiana di Pupazzi Senza Gloria è doppiata da Maccio Capatonda e anche l’adattamento è molto influenzato da lui. Come si capisce dalle clip diffuse online e dal trailer c’è la sua ironia, alcune sue note battute sono usate nel film e soprattutto la maniera di parlare caratteristica che hanno i suoi personaggi. Purtroppo non ci sono state proiezioni per la stampa della versione italiana, quindi quella di cui parliamo in questa recensione è quella originale, nella quale la voce del protagonista è doppiata da uno storico doppiatore dei Muppet e che, per quel che si può capire senza aver visto quella italiana, sembra tarata su una maggiore serietà.

Siamo a Los Angeles e accanto agli umani vivono i pupazzi, solo che tra i due non corre buon sangue, c’è diffidenza dai primi verso i secondi. Quando una serie di morti che hanno a che fare con l’industria dello spettacolo attira l’attenzione della polizia una donna pupazzo si rivolge ad un investigatore privato per fare chiarezza.

Se si scambiano pupazzi con cartoni animati, e se si mette un umano nei panni del detective invece di un pupazzo, è esattamente la trama di Chi ha Incastrato Roger Rabbit!?. Un po’ perché entrambi i film fanno la caricatura del noir losangelino (detective, donne fatali, show business marcio e whisky), un po’ perché Pupazzi Senza Gloria sceglie di riprendere dal film di Zemeckis il rapporto tra fantasia e realtà.

I pupazzi qui sono un po’ tutti Baby Herman, sembrano carini e soffici da fuori ma in realtà sono sboccati e non pensano altro che al sesso. Quel contrasto è il meccanismo comico. Ci sono i quartieri malfamati dei pupazzi, c’è la droga dei pupazzi (lo zucchero), le prostitute dei pupazzi e via dicendo. Phil, il protagonista, era il primo agente di polizia pupazzo, almeno prima che un incidente non lo costringesse ad abbandonare il distintivo e chiudere i ponti con la sua partner che ora, in questa indagine, è costretta di nuovo a fare coppia con lui.

Chiunque stia uccidendo i pupazzi dello show Happytime Gang vuole incastrare Phil e quindi sarebbe legittimo chiedersi: Chi ha incastrato Phil Phillips?!

In questa fiera del già visto l’umorismo dovrebbe essere la carta vincente ma davvero troppo poco si sente un marchio personale. Se si eccettuano le incursioni di Melissa McCarthy e della sua ironia, il tocco degli autori di I Muppet è assente. È come se rinunciando a quella patina di finta innocenza dei pupazzi più famosi creati da Jim Henson (finta perché in realtà sono più sagaci e coscienti di quel che lasciano intendere), anche la scrittura ne risentisse. Di certo non ha aiutato prendere alla sceneggiatura due scrittori che hanno più esperienza di tv che di cinema per un progetto così intimamente cinematografico e non avere invece nessuno degli autori dei Muppet (ancora in grado di confezionare film esilaranti con Kermit, come I Muppet del 2011). Che alla fine le parti migliori siano quelle con gli umani suona quindi un po' come una sconfitta.

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