Punisher vol. 2: Criminale di guerra, la recensione

I disegni non all'altezza rovinano il buon finale della run di Punisher firmata Matthew Rosenberg

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Punisher #224, anteprima 01

Nel corso della sua breve carriera, Nick Fury Jr. ha già dovuto prendere parecchie decisioni che potremmo definire dei veri e propri azzardi; ad oggi, mettere nelle mani di Frank Castle l’armatura del compianto James Rhodes è stata certamente quella più disastrosa.

Inviato nell’ex Repubblica Democratica di Chernaya, il Punisher ha messo fine alla leadership del generale Armad Petrov, salito al potere dopo un golpe militare. Superfluo aggiungere che il novello War Machine abbia fatto ricorso al suo ben noto modus operandi, mettendo in scena un massacro che l’ha fatto schizzare in cima alla lista dei criminali più ricercati dall’Interpol.

Nel secondo volume della serie Marvel targata Legacy, lo scrittore Matthew Rosenberg decide di riportare Frank a New York per sgominare l’Hydra una volta per tutte, ma ad attenderlo troverà l’intera comunità supereroistica pronta a catturarlo. Poco prima dei recenti avvenimenti, il Puni si era infatti apertamente schierato dalla parte dello Steve Rogers malvagio (vedi Secret Empire), perciò un confronto è inevitabile. Ora, però, il Punisher dispone di una macchina da guerra targata Stark: chi potrà mai fermarlo?

L’immaginario dei film d’azione anni ’90 è il riferimento più evidente di questo secondo arco narrativo, intitolato Criminale di guerra. Con piglio deciso e senza alcuno scrupolo, Frank porta avanti la sua crociata lasciando dietro di sé una scia di sangue.

"L’impostazione scelta da Rosenberg fa sì che la messa in scena risulti particolarmente cruda, rendendo il protagonista il più duro dei badass."

A differenza di alcune recenti gestioni, viene a mancare quella componente grottesca che in parte stemperava la violenza profusa: l’impostazione scelta da Rosenberg fa sì che la messa in scena risulti particolarmente cruda, rendendo il protagonista il più duro dei badass. Difficilmente abbiamo visto un personaggio tanto determinato, spietato e in pieno controllo del suo destino: un'inarrestabile macchina da guerra.

Quanto visto a sprazzi nel volume precedente viene brillantemente sviluppato su queste pagine dallo sceneggiatore di Uncanny X-Men al fine di riscoprire l'essenza del protagonista, in una perfetta applicazione dello spirito di Legacy. Il ritmo è elevato, degno del miglior action movie, con un Rosenberg decisamente in palla che sfrutta nel migliore dei modi le tante apparizioni speciali per imbastire una lettura adrenalinica e avvincente. Inoltre, il finale nasconde una piacevolissima sorpresa che non mancherà di stuzzicare la fantasia dei lettori, per quanto concerne gli scenari futuri.

Molto meno stimolante è la prova dei due disegnatori all’opera, Stefano Landini e Guiu Vilanova, che firmano tavole poco incisive a talvolta abbozzate; il che è un vero peccato, perché se questa run fosse stata illustrata da un (solo) artista in grado di catturare i toni oscuri e spesso claustrofobici che scaturiscono dalla scrittura di Rosenberg, sarebbe stata tutta un'altra lettura, certamente più convincente e intesa.

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