Providence vol. 2, la recensione
Abbiamo recensito per voi il secondo volume di Providence, di Alan Moore e Jacen Burrows, edito da Panini Comics
Dopo le tappe a Red Hook e Salem, località nelle quali il protagonista ha conosciuto individui a dir poco "particolari", e vissuto esperienze totalmente aberranti e bizzarre, quella successiva del viaggio di Black è a Goff Falls, Manchester, New Hampshire, una località misteriosa dove pochi anni prima è precipitato quello che viene classificato come un meteorite. Lo schianto di questo corpo celeste sembra aver avuto un effetto sulla realtà circostante, alterandola non solo in senso fisico, ma anche in modo più etereo, agendo a livello dello spazio/tempo. Black, oltre a entrare in una spirale temporale senza inizio né apparente fine, nella quale gli eventi sembrano ripetersi senza soluzione di continuità, così come intere settimane sembrano venire rimosse dalla vita del protagonista, continuerà la sua ricerca sul culto della Stella Sapiente, misteriosa organizzazione simil-massonica, e sul Libro di Hali, su una cui copia il giornalista riuscirà finalmente a posare gli occhi.
È stupefacente rilevare come lo sceneggiatore Alan Moore sia stato in grado di potenziare la sua opera in questo secondo arco narrativo di Providence, sotto ogni aspetto. Ciò che nei primi numeri era un senso di angoscia soffusa, e volutamente celata, portato al lettore come forma di suggestione, qui diventa qualcosa di concretamente più tangibile, e talvolta persino sgradevole e soffocante. In certe sequenze narrative presenti in questo volume, assistiamo ad alcune delle scene più raccapriccianti mai viste in un fumetto, che ci vengono proposte in tutta la loro splendida crudezza. Il mondo oltre il mondo che il Bardo di Northampton sta creando nel suo racconto, ispirato alla produzione bibliografica di H.P. Lovecraft, è un qualcosa di piacevolmente agghiacciante, grazie a una tessitura sapiente e ponderata della trama della storia.
Grazie ai meravigliosi disegni di Jacen Burrows, pulito, elegante e realistico nel rendere reali gli orrori partoriti dalla mente di Moore, Providence assume una coerenza e una solidità con pochi precedenti, nella Nona Arte. Cosa che rende la serie ancora più angosciante, ma affascinante. Oltre alla grande cura con la quale l'artista rappresenta i personaggi, sia quelli umani che quelli più "astratti", per così dire, così come è grande l'attenzione al dettaglio storico, sia nel vestiario, che nelle architetture, che nei mezzi di trasporto, e così via, è lo storytelling di Providence a essere davvero unico, con una costruzione della pagina assolutamente efficace e dinamica, che ci trascina letteralmente nella storia: basti guardare a quando, nella serie, impostata perlopiù in senso orizzontale, con vignette più larghe che lunghe, viene bruscamente invertito tale registro stilistico, con uno storytelling che diviene improvvisamente verticale, nei momenti in cui il protagonista discende fisicamente quanto simbolicamente nell'incubo, che poi è la "vera" realtà. Questa soluzione, a pensarci, è semplicissima nella sua messa in atto, ma ha una potenza incredibile, in termini di dinamismo e senso di trasporto della storia.
Una nota a margine: la narrazione di Providence è molto densa, a tratti fittissima, complice anche l'inclusione delle pagine del fittizio zibaldone di pensieri del protagonista: dunque, uno spassionato consiglio è quello di apprezzare tale lettura a giuste dosi, magari un episodio alla volta, così da poter cogliere ogni aroma e retrogusto della storia, come fosse un buon whisky.
In conclusione, il viaggio di Robert Black prosegue, facendosi presagire nuove e sempre più oscure rivelazione, man mano che ci si avvicina a Providence, cittadina che dà il titolo alla serie, ma che è anche il luogo dove Lovecraft è nato e morto. Cosa ci attenderà lì?