Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse, la recensione

Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è un titolo dal forte carisma, ma che soffre troppo le sue origini su Wii datate 2008

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Project Zero è una serie horror nata nel 2001 su PlayStation 2, conosciuta in Giappone con il nome di Fatal Frame. Le caratteristiche principale di questa saga stanno nell’atmosfera legata a doppio nodo con il folklore nipponico e nell’utilizzo di una macchina fotografica tramite la quale poter vedere gli spiriti che ci circondano. Inutile dire che l’immaginario sovrannaturale messo in piedi dai ragazzi di Tecmo è ancora oggi in grado di terrorizzare i giocatori di tutto il mondo, dando vita a storie affascinanti e ricche di tensione.

Sono ormai diversi anni che il franchise si è bloccato. L’ultimo capitolo a essere stato pubblicato è infatti Project Zero: Maiden of Black Water, uscito su WiiU nel 2014 e tornato alle luci della ribalta con una versione rimasterizzata uscita anche su altre piattaforme nel 2021. In attesa di scoprire a cosa i dev stiano lavorando, Koei Tecmo ha deciso di “riportare in vita” anche Mask of the Lunar Eclipse, titolo uscito nel 2008 su Wii e sviluppato da quel Gōichi Suda che ha dato vita anche a Killer7, No More Heroes e Lollipop Chainsaw.

Abbiamo avuto occasione di rivivere la caccia agli spettri di Ruka su PlayStation 5, apprezzando nuovamente alcune caratteristiche di quest'opera, ma soffrendo anche dei vari difetti che accompagnano la remastered. Scoprite insieme a noi se, alla fine, vale comunque la pena di impugnare la propria macchina fotografica e andare a caccia di fantasmi.

UN PASSATO DA DIMENTICARE

Nel 1970, un uomo chiamato Yō Haibara rapisce cinque ragazze e le segrega in una caverna posta sotto il manicomio di Rougetsu, situato in un'isola a sud di Honshu. Un crimine che viene sventato dal detective Chōshirō Kirishima, che riesce a ritrovare le ragazze e a risolvere il caso prima che la situazione degeneri. Dieci anni dopo, due delle possibili vittime del killer vengono trovate morte, in seguito a quello che sembra essere suicidio. Per scoprire cosa è realmente accaduto, altre due sopravvissute al rapimento decidono di fare ritorno sull’isola, che nel frattempo ha dovuto affrontare una terribile epidemia che l’ha lasciata abbandonata e in rovina. Quando anche la seconda coppia sembra cadere vittima di una maledizione, tocca all’ultima superstite Ruka Minazuki raggiungere le sue amiche e risolvere il mistero.

La trama di Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse non si discosta molto dalle numerose storie di fantasmi dal chiaro stampo nipponico. Storie sulla scia di The Grudge, che riescono a infilarsi sottopelle e a inquietare il giocatore pur senza mostrare nulla di esplicito. L’intera atmosfera del gioco si basa tutto sul “vedo/non vedo”, alimentando la tensione sino agli inevitabili scontri con i vari spettri. La sceneggiatura scritta da Makoto Shibata, Masahiro Yuki e dal già citato Gōichi Suda intrattiene, spaventa e appassiona sino alla fine, dimostrando come una buona storia non invecchi con il passare degli anni.

UN TITOLO D’ALTRI TEMPI

Quello che invecchia molto rapidamente è però il gameplay, soprattutto quando si parla di un titolo pensato per Wii. Mask of the Lunar Eclipse è infatti un’opera che rimane eccessivamente ancora al passato. La legnosità dei movimenti, la scomodità dei tasti e la telecamera incapace di seguire a dovere il giocatore rendono il tutto vagamente fastidioso durante l’esplorazione e quasi inaccettabile durante gli scontri. Scontri che il giocatore si trova ad affrontare in prima persona, in ambienti molto stretti, attraverso la Camera Obscura. Una buona idea se si ha a disposizione un sensore di movimento come quello previsto dalla versione per Wii, ma pessima se si applica ai controlli standard delle altre piattaforme.

In generale ci troviamo di fronte a un titolo senza dubbio molto affascinante, ma incapace di stare al passo con i tempi e invecchiato sotto tutti i punti di vista. La versione per Nintendo Switch sicuramente ne esce a testa alta, sfruttando anche il giroscopio presente nei Joycon, ma qualsiasi altra edizione non restituisce un feeling adatto a un titolo del 2023. 

PULIZIA E ANTICHITÀ

Da un punto di vista tecnico, questa nuova edizione di Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è sicuramente più pulita e ottimizzata rispetto all’originale, ma non fa certo gridare al miracolo. Il comparto grafico sembra uscito da un’altra epoca, danneggiando anche alcuni momenti horror con modelli 3D poco convincenti ed "effetti speciali" datati. Al contrario, il comparto sonoro è una vera gemma, dimostrando a tutti come sia possibile spaventare e inquietare con poche note e con pochissimi suoni. Segnaliamo, infine, l’assenza di una traduzione in italiano, che ci ha costretto a giocare al titolo con le voci in giapponese e i sottotitoli nella lingua d’Albione.

Nel 2008, Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse era sicuramente un’opera molto interessante, ma il tempo non è stato clemente con il titolo distribuito da Koei Tecmo. L’idea di venderlo a una cifra di quasi cinquanta euro è inoltre una sorta di suicidio commerciale, che potrebbe (e dovrebbe) spaventare molti possibili acquirenti. Il titolo è ancora molto interessante sul piano narrativo e sonoro, ma è evidente come alcuni difetti tecnici e tecnologici ci impediscano di consigliarne l’acquisto a chiunque. Se amate l’horror nipponico e avete voglia di un po’ di sana ansia, Mask of the Lunar Eclipse può sicuramente regalare degli ottimi momenti. Per tutti gli altri, forse è il caso di aspettare i saldi o l’ingresso del gioco in qualche catalogo di servizi in abbonamento.

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